Finalmente ci siamo! L'attesissima mostra di Mœbius (Jean Henri Gaston Giraud, 1938 – 2012) La ricerca del tempo al Museo Archeologico Nazionale di Napoli (10 Luglio – 4 Ottobre 2021, sezione Preistoria e Protostoria) ha aperto i battenti dopo un anno di “apnea”, era infatti in programma per aprile 2020, ma è stata rimandata a causa della pandemia.
L'esposizione è organizzata da Comicon sotto la direzione artistica di Mœbius Production, ed è inserita nel progetto OBVIA (Out Of Boundaries Viral Art Dissemination) dell'Università Federico II per il Mann, ed è patrocinata dalla Regione Campania, dal Comune di Napoli e dall'Institut Français.
Si tratta della più grade mostra italiana dell'artista francese, ed è stata scelta proprio Napoli (che lo aveva già ospitato prima nel 1987 nelle sale espositive di Futuro remoto e poi nel 2000 a Città della scienza) poiché è una città a cui Jean Giraud era molto legato: “È strano, ogni volta che lavoro su una storia che riguarda Napoli non ci sono problemi: tutto fila liscio. Napoli ha qualcosa che mi affascina, che mi tocca sempre in un modo speciale…” (Mœbius, Mourir et Voir Naples, Paris 2000). Una vecchia abitudine degli artisti europei, sempre soliti venire qui al Sud per “ravvivare” la loro tavolozza: mi piace pensare che alcune scelte cromatiche delle tavole di Mœbius, che in quest'occasione ho avuto la fortuna di osservare da vicino, siano state influenzate dalla stessa luce della costa partenopea che io stessa ho sempre cercato di catturare nelle mie opere.
Lo spazio scelto per allestire la grandiosa esposizione di ben trecentotrenta tavole potrebbe sembrare strana, ad alcuni anche fuori luogo; perché proprio il Museo archeologico? Cosa c'entra un fumettista con l'arte classica e l'archeologia? L'arcano è presto svelato: come ha spiegato la curatrice della mostra Paola Barricelli poco prima della conferenza stampa, l'evento è inserito in un progetto più ampio che mira a rilanciare l'immaginario del Mann agli occhi delle nuove generazioni, usando il linguaggio del fumetto come medium culturale che agganci la cultura pop con quella classica. L'esperimento è stato ideato dal progetto OBVIA dell'ateneo partenopeo, e lanciato nell'aprile del 2019 con la bellissima mostra delle opere di un altro gigante della nona arte, Hugo Pratt, e poi nel Dicembre del 2020 con la mostra di Tanino Liberatore Lucy. Sogno di un'evoluzione.
La scelta di proseguire con Mœbius è stata piuttosto naturale, poiché le sue tavole possono fare da tramite tra il retaggio preistorico e il modernismo delle nuove sperimentazioni del linguaggio visivo. La scelta della sala è ancora più indicativa: si tratta dell'area dedicata alla Preistoria e Paleostoria, la sezione del museo solitamente visitata dalle scolaresche per questioni puramente didattiche. Molto suggestivo, durante il percorso, l'alternarsi dei manufatti preistorici agli scenari preistorico futuristici delle opere di Gir (altro pseudonimo di Jean Giraud, che fin dai tempi di Metal Hurlant si è sempre divertito ad alternare diverse identità d'artista, diventando egli stesso parte del pantheon dei propri personaggi). Portare Mœbius in quelle sale significa tracciare una linea che unisce culture di diverse epoche, che comunicano attraverso l'abile narrazione del fumettista, creando un fantomatico portale tra la preistoria e i vertiginosi paesaggi futuristici.
Il focus di tutta la mostra è stato un tenero dialogo scambiato tra Moebius e la figlia Nausicaa, in cui il padre, alla domanda della figlia “Cosa avresti fatto se non fossi stato fumettista?” le ha risposto che gli sarebbe piaciuto tanto fare l'archeologo, ed in un certo senso lo è diventato, come spiega la moglie Isabelle, presente alla conferenza, galantemente tradotta dal francese da Claudio Curcio, presidente del Comicon: “La caratteristica dell'arte di Jean è la ricerca della magia delle stratificazioni delle cose, in cui trovava sempre dei tesori, proprio come una archeologo. Dalla bellezza degli oggetti traeva sempre magnifiche storie, ne era affascinato”.
Infatti una sezione della mostra è arricchita dal suo studio sulle gemme, che spesso ha usato nei suoi scenari. ha poi proseguito raccontando la genesi della scelta del nome della mostra, La ricerca del tempo, di come proprio il tempo sia stato il fulcro di tutta la sua ricerca artistica, soprattutto la trasformazione che il suo passaggio porta, il cambiamento, che esprimeva sperimentando sempre stili diversi. Quindi non la ricerca di un “tempo perduto”, come quello proustiano, ma quella di un tempo ritrovato attraverso un viaggio fantastico, proprio come il volo di Arzach (o Arzak, che vedete nella tavola qui e più sopra in primo piano a destra, NdR). La prima parte della mostra è quasi interamente dedicata a lui, che in groppa al suo pterodattilo serpeggia tra i reperti archeologici portando con sé l'idea del sogno, come ha poeticamente commentato Paolo Giulierini, direttore del Museo.
Il percorso, che occupa tre livelli della sezione Preistoria, prosegue con l'ampio immaginario di Inside Moebius e con le invenzioni fantastiche de La Faune de Mars (del 2011 e ancora inedito in italiano, NdR), mentre al secondo piano fanno capolino il maggiore Grubert de Il Garage Ermetico (cfr. tavola a destra, NdR) e i viaggiatori spaziali Stel e Atan de Il Mondo di Edena.
Trattandosi della più grande mostra su suolo italiano dell'artista (ed anche europeo, come ha sottolineato Claudio Curcio durante la conferenza stampa) una sezione è stata dedicata al suo rapporto col Belpaese, con Milano, Venezia, e ovviamente Napoli, non tralasciando neanche un suo personale tributo al sommo poeta Dante, con un revival in stile assolutamente moebiusiano delle tavole che Gustave Doré ha realizzato per illustrare la Divina Commedia (v. riproduzione della doppia pagina del catalogo a sinistra, NdR).
Il percorso è inoltre arricchito da due film: un 3D animato diretto da Mœbius e BUF Compagnie, ispirato al racconto La Planète Encore e METAMOEBIUS, documentario di 52 minuti di Damian Pettigrew e Olivier Gal. Molto divertente l'esperimento di realtà aumentata: lungo il percorso alcuni quadri prendono vita grazie al QR code presente sulla cornice, basta inquadrarlo col proprio smartphone con una app gratuita.
Isabelle Giraud, assieme ai due figli Nausicaa e Raphael che l'accompagnavano, gestisce la Mœbius Production, che supervisiona tutte le mostre dell'artista, e che ha anche curato il bellissimo catalogo dell'esposizione napoletana, un prezioso volume che contiene delle chicche, come una lettera a Fellini con relativa illustrazione, oltre a molte bellissime tavole presenti anche all'inaugurazione.
Noi di Posthuman seguiremo con attenzione il progetto OBVIA dell'Università Federico II e del Mann: una filosofia che sposiamo appieno, anche perché riconosce il fumetto come forma d'arte degna di essere esposta tra le solenni mura di un museo.
Roberta G.