Gli inesauribili King Gizzard & the Lizard Wizard, australiani poco più che trentenni che dal 2012 ad oggi si trovano già a festeggiare il 25° album come dei novelli Mothers of Invention, dello Zappa che fu hanno oltre che la prolificità anche l'apertura musicale a 360°: infatti, dopo aver dragato a man bassa l'immaginario psichedelico, quello del progressive, del jazz rock e poi persino del thrash metal, per questo The Silver Cord, (solo!) terzo album del 2023 (tecno-copertina qui a destra), si tuffano senza remore nelle sonorità elettroniche di fine anni '70-primi '80, insomma tra Kraftwerk e Moroder, per capirci.
Sembra che un vento di Ottanta spiri intenso sulle lande del pop rock contemporaneo, come dimostrano anche gli ultimi due parti dello Steven Wilson solista (sull'ultimo torneremo presto), che coi Porcupine Tree abitò a lungo quei territori di revival psych/prog che sono sempre stati considerati la più autentica griffe sonora dei KG&LW, a dispetto della loro programmatica infedeltà agli stili e alle categorie musicali. Come presto torneremo anche sull'assai interessante ultimo parto dei Duran Duran (a sinistra la lussuosa veste halloweenianadel vinile appena pervenutoci), che di quella stagione furono protagonisti, insieme ai colleghi Simple Minds, i quali a loro volta hanno appena pubblicato New Gold Dream - Live From Paisley Abbey, celebrazione dal vivo del loro capolavoro dell'82.
Ma, mentre l'elettronica di The Harmony Codex del Wilson è raffinata come se il suo autore si ponesse sulla scia del Peter Gabriel solista di Shock the Monkey o del Bowie dei Timidi Mostri, i KG&LW sembrano giocare divertendosi anche con le scorie più kitsch dell'epoca: non solo sintetizzatori d'ogni sorta (come vediamo nella programmatica foto di copertina) e drum machine, ma anche vocoder vintage da Kraftwerk o Rockets d'antan (peraltro già palesemente omaggiati nella Cyboogie di (soli) 11 album addietro (era Fishing for Fishes, del 2019) e nel relativo spiritoso videoclip in tutine e caschi (qui sotto).
Ci sono tutti quei birignao, quegli effetti di vibrato, quelle grancasse in saturazione, che davvero fanno tanto disco music electro di quell'epoca là, anche un tantino "sporca", cioè lofi, come se anche la registrazione fosse d'epoca, benché riletta alla luce del dopo-techno da rave, un po' come se dei Primal Scream dell'era Screamadelica tornassero a baloccarsi con suoni ancor più rétro dance di quelli che li resero star nel '90.
Sicché l'effetto, superato lo shock delle sonorità inaspettate, risulta ancora una volta difficile da definire, perché nella sua apparente "superficialità da lustrini: guardatevi a mo' d'esempio il lungo videoclip che riunisce in un unico electrosupertrip visuale i primi tre brani Theia / The Silver Cord / Set (lo vedete qui sotto).
Li vedete? Non sono proprio dei fighetti sexy in tutine con pailletes; sembrano dei giovanotti un po' goliardici che si divertono a ballottare in modo stupido in scenari naturali, postprodotti in cromatismi stranianti e con effetti di transizione a pennello (digitale, ovviamente!) per passare da un'inquadratura all'altra, che ci riportano alla visione divertitamente psichedelica dei Nostri.
Fedeli solo alla propria follia, anche se le 7 canzoni del nuovo album nella loro lineare forma (electro)pop sembrerebbero un allontanamento da quel mood verso un'orecchiabilità più lineare e sbarazzina, i KG&LW presentano The Silver Cord (distribuito da Virgin Music) in un lussuoso doppio formato: il doppio vinile (ma lo scoprite anche su Spotify) contiene gli "Extended mix" di ciascun brano - dai 10' e qualcosa ai 20'41" di Theia - portando così la durata complessiva dell'album completo a quasi 2 ore!
"La prima versione è davvero condensata, elimina tutto il grasso superfluo", spiega il cantante e polistrumentista Stu Mackenzie, che forse possiamo definire il 'leader' del bislacco settetto. “È la versione 'totale': quelle sette canzoni che hai già sentito nella prima versione, ma con un sacco di altra roba che registriamo mentre la realizziamo. È per i veri Gizz-heads. Adoro i dischi di Donna Summer con Giorgio Moroder, e adesso non ascolterei mai le versioni brevi: sono una di quelle persone che vuole sentire tutto. Stiamo testando i limiti dell’attenzione delle persone quando si tratta di ascoltare musica, forse – ma sono fortemente interessato a distruggere tali concetti”.
Curiosamente, sono proprio questi "neverending remix" (come li si chiamava proprio nella disco golden age) a collegarsi alla dimensione più psychedelic/kozmic che siamo soliti considerare tipica del vorace ensemble, poiché dà vita a curiosi ibridi fra elettronica motorik alla Kraftwerk (diciamo della Autobahn di oltre 20') e approccio space alla Tangerine Dream/Neu!, che è probabilmente la vera definizione dell'attuale fase dei KG&LW: versioni interminabili, che galleggiano nello spazio libere di spingersi in qualsiasi direzione l'improvvisazione dei Nostri (anche ai synt) decida di guidarle.
Al momento non saprei dire se The Silver Cord (a lato il poster del loro tour americano 2024, ancora non si conoscono sperabili date italiane) verrà ricordato come il migliore album dei KG&LW, forse no, ma penso che - come appunto per il loro principale ispiratore Frank Zappa - il migliore disco del gruppo sia l'ascolto bulimico e furioso della loro intera, policroma e spiazzante discografia, che proprio nella varietà capace di sorprenderti ad ogni svolta stia la loro forza, piuttosto che nel disco (o ancor meno) nella canzone-capolavoro che esprime tutto nei suoi 3'30".
Sarebbe bello ora aspettarli a una sorta di Sgt Pepper-girodelmondoin80minuti che spaziasse fra tutte le loro anime articolate in un unico album... chissà se lo vedremo mai.
Frattanto, The Silver Cord si becca il suo 7,5/10 per Posthuman.
Ci si ritrova presto, per riparlare dei citati Duran Duran e Steven Wilson, restate connessi.
Mario G