Bambini e animali.
Questa è la dimensione in cui i racconti di Carlo Salvoni (a destra) esprimono il meglio della sottile inquietudine che l'autore riesce a infonderci nei suoi momenti più ispirati. Che sono appunto quelli in cui i protagonisti dei suoi sfuggenti incubi, sagacemente privi di razionali spiegazioni, sono i ragazzini in quella fase chiaroscurale della preadolescenza, in cui le tinte pastello dell'infanzia stanno per assumere i colori più sanguigni del giovane adulto ma ancora tremano sulla soglia fra i due mondi.
Quello in cui più facilmente balena "il sorriso insanguinato dell'innocenza" (M. Kundera), dei bulli della scuola, quegli implacabili persecutori che molti di noi hanno conosciuto in quell'età, quella di Stand by Me e del "Club dei Perdenti" di It di Re Stephen, che verrebbe da scommettere deve aver temuto anche l'imberbe Salvoni ai tempi suoi.
Gli animali, che per i bambini sono creaturine fantastiche o compagni di giochi, per quei ragazzini diventano o vittime di crudeltà tanto più golose quanto immotivate, o viceversa manifestazioni metaforiche di quella "mostruosità" del mondo che il preadolescente avverte come una specie di caduta dall'Eden in cui si vive protetti dalla bambagia delle coccole domestiche.
L'ho scoperto leggendo il racconto Cambiano le prospettive al mondo su Hypnos n. 14 (autunno 2022, ma esiste anche in ebook), che mi aveva molto colpito, come uno dei più intriganti e riusciti racconti fantastici letti in tempi recenti: un eco-vengeance, si potrebbe definire, in cui però il punto di vista dei ragazzini colora quella che avrebbe potuto essere una più banale fantascienza apocalittica delle tinte da incubo che solo l'età dei misteri e delle paure viscerali dell'ignoto sa dipingere.
L'ho ritrovato in Asterione, il più folgorante di quelli che ho letto sinora nella sua (non sempre facile) antologia personale Necromitologia - Storie senza nomi, i cui titoli rimandano a miti classici: Asterione, in particolare, è un racconto di J.L. Borges (La casa de Asteriòn, del 1947), ispirato al mito di Teseo e il Minotauro, e qui reso attraverso le misteriose prove cui una non meglio definita gang di ragazzotti "del Ponticello" di località ignota sottopone altri ragazzini più piccoli, in vista dell'ancor più oscura chimera di essere ammessi all'ineffabile congrega.
Se nell'altro racconto sparivano gli uccelli all'improvviso, qui sono locuste, lucertole, poi lumache e gatti ad essere rapiti dai volonterosi carnefici dell'ambito ponticello per essere offerti a una qualche oscura entità labirintica celata in un bosco come offerte votive, come scoprirà a proprie spese l'incauto narratore, Icaro di una conoscenza che avrebbe fatto meglio a mai cercare.
Sottilmente lovecraftiano/ligottiano senza cercare inutilmente - come talvolta in altri racconti l'autore cede a fare - di imitare la prosa contorta e orfica dei due giganti del weird e della paura dell'ignoto, Asterione mi ha richiamato memorie filmiche - non solo kinghiane - come l'irraggiungibile Riflessi sulla Pelle (qui sotto) del (purtroppo dimenticato) Philip Ridley, impareggiabile nel tratteggiare segni di quella crudeltà adolescenziale inspiegabile alle soglie di un mondo di follia.
Oppure anche il ben più famoso Picnic a Hanging Rock di Joan Lindsey/Peter Weir, se non fosse che nel racconto di Salvoni è totalmente assente il mistero femminino, invece centrale in quella vicenda. Certo che vedere quelle fenditure fra le rocce australiane... sembra di sentire il flauto di pan di Gheorghe Zamfir, ideale accompagnamento anche per la storia di Carlo.
I ragazzini cattivi di Salvoni sono sempre maschi, e virili sono le nequizie che dispensano alle loro vittime: il protagonista narratore di Cambiano le prospettive al mondo veniva banalmente picchiato nei gabinetti della scuola, sul ponticello la perfidia è più ineffabile ma in ambo i racconti non lambisce mai sottane femminee, a quanto (poco, è vero) ci è volutamente dato di capire.
Ad ogni buon conto, entrambi i racconti secondo l'umile sottoscritto sono di assoluto valore e meritano la scoperta nelle selve dell'antologia e della rivista in cui sono racchiusi, come le mostruosità nel bosco dell'età incerta.
Mario G