Ieri sera stavo tornando a casa da una piccola rassegna cinematografica (almeno questo era ciò che pensavo in quel momento), quando ho visto sul marciapiede una giovane donna che faceva gesti strani.
Non ho capito esattamente se stesse chiamando proprio me, se cercasse genericamente aiuto o cos’altro, ma ho accostato l’auto e mi son fermato. Anche perché, diciamolo, la donna era un tipo che non passa inosservato: molto alta, slanciata, una minigonna grigia… minissima, su gambe che non finivano più, fino a una cascata di ricci biondi che valeva una sosta al buio al cento per cento.
Quando scendo dall’auto e la guardo meglio mi accorgo che la conosco. Ma certo, è… come si chiama… Kate… Caterina forse?
“Sì. Ci conosciamo?”
Ma certo, ci siamo visti prima al cinema. Tu eri vicino a quello coi capelli lunghi grigi…
“Mi spiace, io non sono andata a nessun cinema stasera”.
Ma come, scusa, e con chi ho parlato allora alla rassegna di Maya Deren e Surrealismo?
“Guarda, non saprei proprio. Io vengo dal teatro”.
Dal teatro? Quale teatro… E quello coi capelli lunghi con cui ho parlato della Deren e di David Lynch?
“Era Antonio Syxty, il regista dello spettacolo teatrale che stiamo facendo. Dài che ho visto che lo conoscevi”.
Ma dove sono finito? Mi sembra di stare sognando.
“Chissà, forse. O forse no. Comunque io non ero in nessun cinema ma a teatro, credimi, perché ci recito. Facciamo un testo di Pirandello. Ma scusa, non sei un attore anche tu?”.
No no, io sono solo uno che scrive. A volte.
“Ah, allora magari ti ho visto in teatro qualche volta. Ci vai?”
Sì, certo. Però non ho visto il tuo Pirandello. Qual è? “S’intitola Sogno (ma forse no), è un atto unico del ’29, poco rappresentato finora. Ma fai ancora a tempo ad andarci, se vuoi: lo facciamo fino al 20 di novembre. Dài, vieni a vedermi, io sono la protagonista”, dice sorridendo.
Mah, a me ‘sti classiconi scritti nella lingua di un secolo fa non è che mi attirino tanto… le rispondo dandomi mentalmente del cretino perché una così si andrebbe a guardarla anche se recitasse la vispa teresa, no? Ma di cosa parla?
“Di una crisi fra due amanti…”
Caspita, originale. Ma… senti una cosa, perché ti sbracciavi mentre guidavo?
“Volevo chiederti aiuto”.
Per cosa?
“Sai, ho problemi di coppia anch’io. Gravi. Sto con un uomo, lui è un bel po’ più vecchio di me… insomma, abbiamo litigato. Capita spesso, ma stavolta lui è stato violento. Mi ha stretto le mani intorno alla gola, vedi?”.
Mi avvicino e vedo che ha un segno rosso intorno al collo, come una collana. Ma perché io, chiedo, non è meglio chiamare la polizia?
“Non voglio denunciarlo. Ho pensato che tu sei uno che scrive, magari stai anche scrivendo di me…”
Veramente in questo periodo sto cercando di finire il mio secondo romanzo, comunque…
“Magari lo farai tra poco allora. Comunque prima quando ci hanno presentati mi sei sembrato un uomo sensibile. Rivedendoti ho pensato… oh, ero così disperata, ho pensato magari lui potrebbe aiutarmi. Magari lui saprebbe farlo ragionare… vieni, accompagnami dentro, se no non avrò il coraggio di rientrare”.
Mi ha praticamente trascinato in un edificio antico, un palazzo dall’aspetto aristocratico, dentro un salone arredato come per una festa esclusiva, alla Eyes Wide Shut: lampadari alti come grandi meduse, un divano letto essenziale rosso al centro, molte abat jour sparse per la stanza. Un posto da sogno, una scenografia da film. Infatti sul fondo c’era anche un grande schermo, su cui scorreva in loop un filmato in bianco e nero con un gran primo piano del volto di lei, bellissima. In un angolo c’era lui, che guardava attraverso una finestra (o uno specchio). A un certo punto l’uomo si volta: ha sul viso una maschera carnevalesca, sembra proprio uno dei misteriosi debosciati del film di Kubrick. O andava a un secret party o dev’essere davvero un po’ pazzo. Quando se la leva riconosco la faccia: ma è Gaetano, attore teatrale anche lui.
“Ah, ecco qua il nostro fedele… ‘Post-hiùman’ – scandisce – …eh, avercene di aficionados così… cosa ti porta da queste parti, caro? Ti è piaciuto lo spettacolo?”
Ma io non l’ho ancora visto…
“No? Non eri tu in sala prima? Massì che eri là con Syxty… Non ti sarai mica fatto irretire dalla biondina, adesso, eh?”.
“Smettila, Gaetano, lui non centra!”, dice Caterina. “Mi ha solo accompagnato perché è uno gentile…”.
“Adesso ti sei messa col tuo nuovo amante, …l'ho visto!”
Le stringe le mani intorno al collo, come aveva detto lei. Allora è davvero un violento.
“Non è vero! non è vero! Lasciami!”
“Non è vero? Se ti dico che l'ho visto, infame!”
Poi la lascia e si volta verso di me come se mi vedesse in quel momento per la prima volta. Una mosca appoggiata sulla sua abat jour.
“Guarda, mi spiace, ormai ogni sera è così. Si litiga al minimo pretesto, un regalino che non le va o che altro, se ne va, poi rimorchia il primo che capita e lo porta qui ad assistere al nostro psicodramma. Come se ogni volta quello dovesse diventare il suo avvocato difensore. Stavolta è successo con te… ancora una volta”.
“Ancora! Non capite che è colpa vostra, di voi uomini, se le donne sono così, per codesto concetto che n'avete?”, sbotta lei. “Colpa vostra, se sono crudeli: colpa vostra, se v'ingannano: colpa vostra, se vi tradiscono?”
“La senti? Non so più cosa fare con lei…”.
Arretro lentamente cercando di avvicinarmi all’uscita, mentre lei si alza dal lettino su cui lui l’aveva gettata per strangolarla come se si svegliasse da un sogno.
“Ecco, se poi scrivi dello spettacolo, magari questo non sottolinearlo…”, m’insegue la voce di lui.
Poi ricomincia un dialogo educato e cerimonioso fra loro due.
Mentre lei gli offre del tè esco dal palazzo. Accanto al portone c’è una locandina gialla con su una donna che pare Uma Thurman in Kill Bill. C’è scritto Sogno (ma forse no), dal 7 al 20 novembre. È l’ingresso del Teatro Litta.
Finalmente vedo lì vicino la mia auto parcheggiata. Salgo pensando che è ora di concludere questa serata con una bella dormita, magari dimentico tutto quest’incubo.
{mosimage}Sul sedile accanto al guidatore noto un foglio scritto a mano (dalla mia mano) con un titolo in stampatello: “Slittamenti onirici – un progetto di rassegna”. Il foglio sta infilato in un libro, Specchio delle mie brame di Stanley Ellin. E il libro poggia su una piccola pila di dvd: Dementia di Parker, Slittamenti progressivi del piacere di Robbe Grillet, Eyes Wide Shut e Inland Empire di Lynch.
Il telefonino emette il pling di messaggio ricevuto: guardo, è un’email. Mi invitano a uno spettacolo teatrale…
Mario G
P.S.: la storia qui sopra è di pura fantasia, un libero intreccio di situazioni immaginarie con alcuni dettagli osservati alla prima di Sogno (ma forse no), l’ultima regia di Antonio Syxty, interpretata da Caterina Bajetta e Gaetano Callegaro, con scenografia (bellissima) di Guido Buganza, luci (idem) di Fulvio Melli e costumi di Valentina Poggi, movimenti di scena di Lara Vai, video di Pasquale Russo, assistente alla regia Marla Francis La Spada, direttore di produzione Gaia Calimani.
Il dialogo riportato fra virgolette in corsivo è tratto dal testo originale di Pirandello.
Le foto di scena ai lati del pezzo sono di Valentina Bianchi (courtesy Teatro Litta).