Esce in questi giorni nelle fumetterie il secondo dei tre curatissimi volumi hard cover in cui l'editore Panini sta condensando gli originali 12 fascicoli in cui l’americana Avatar Press sta pubblicando (ora è uscito il numero 9, quindi la pubblicazione va praticamente di pari passo) Providence, ultimo opus magnum del genio del fumetto di Northampton: uno che quando lo leggi ti chiedi quante vite abbia avuto a disposizione per accumulare l’enciclopedica cultura che profonde in ogni sua creazione (alla faccia del “fumetto horror per ragazzini”).
Providence (a destra la cover del vol. 1) è infatti una vicenda di fiction, che però Alan Moore ha radicato profondamente nell’immaginario di H. P. Lovecraft, ma anche nei fatti della sua vita reale (il protagonista Robert Black incontra il giovane scrittore ad un meeting letterario di Lord Dunsany, realmente svoltosi a Boston nel 1919 e testimoniato nell’epistolario di HPL) e pure nei luoghi: quel New England in cui il padre dell’orrore sovrannaturale visse quasi tutta la propria esistenza, meritandosi appunto il soprannome di Solitario di Providence.
Non trascurando peraltro i fatti storici dell’epoca in cui si svolge la storia (il 1919, s’è detto), giacché Moore in filigrana lascia colare anche accenni ai primi disordini sindacali in America, al contrapposto sbocciare di movimenti filonazisti, alle prime ricerche sull’atomo (le radiazioni del meteorite caduto alla fattoria), alla nascente psicanalisi di Freud e Jung (fondamentale per le speculazioni sul sogno lucido), fino a un accenno alla pure nascente teoria dei quanti (“Quest’idea implica che la realtà sia in uno stato diverso quando non viene osservata, anche se il concetto contraddice tutta la scienza a noi nota”, dice l’immaginario scrittore Randall Carver al protagonista proprio durante un’esperienza di sogno lucido).
Negli inserti scritti in forma diaristica da parte del protagonista fra un capitolo fumettistico e l’altro, invece, Moore ha modo di distillare tutta la sua fine dottura in materia occultistica, architettando una struttura che collega i temi letterari lovecraftiani (in particolare la ricerca di un minaccioso pseudo biblion di magia) alla storia (resa con parole molto poetiche) delle migrazioni di eretici e reietti di vari culti dall’Europa di Cromwell e delle cacce agli ugonotti verso l’America dei successivi processi alle streghe di Salem, fino al ruolo della massoneria nella stessa storia americana e così via.
Tornando al citato pseudo biblion, qui Moore connette la sapienza esoterica alla cultura lovecraftiana immaginando che Robert Black (nome assonante con Robert Bloch, altro scrittore del “circolo Lovecraft”), giovane giornalista di New York, omosessuale (probabile riferimento alla discussa misoginia lovecraftiana) e aspirante romanziere, si metta sulle tracce di un misterioso libro arcano arabo dell’8° secolo – il “Libro di Hali della Sapienza delle Stelle” – che avrebbe ispirato un altro pseudo biblion d’invenzione mooreiana, cioè “Sous le monde” del francese Guillot, a propria volta seme del celebre (e stavolta realmente esistente ) Re in giallo di R. W. Chambers, notoria fonte letteraria per il celeberrimo Necronomicon di Lovecraft, che nel fumetto di Moore finora non è ancora stato nominato ma aleggia incombente sull’intera faccenda del libro magico che porta chi lo legge sulla soglia di dimensioni arcane e/o alla pazzia.
Materia che Moore cucina manco a dirlo con consumata cultura e inventiva, spaziando dalle citazioni del proto stampatore rinascimentale Aldo Manuzio alla creazione da parte del disegnatore Jacen Burrows di un apposito font per l’arcano alfabeto Aqlo, la lingua sovrumana che appunto induce visioni e follia in chi solo la legge.
Il folle grimorio, apprendiamo, tratta di come da una misteriosa razza aliena (presumibilmente i Grandi Antichi lovecraftiani) derivi la “Sapienza Stellare” del libro occulto (titolo anche di un’antologia-omaggio ad HPL per Einaudi), da cui poi prende nome una non meno sinistra setta segreta di cui attendiamo di comprendere le oscure trame nel prossimo volume del graphic novel, ma che intanto ha già sviluppato quattro arcani metodi per sfuggire alla morte e prolungare la vita per secoli: cannibalismo, basse temperature, tassidermia attraverso misteriosi filtri e sostanze, fino a una sorta di trasmigrazione dell’anima in altri corpi (qui Moore non cita apertamente il Burroughs di Terre Occidentali ma sicuramente l’ha letto). Il che, al di là dei riferimenti letterari, già pone l’impianto concettuale di Providence a monte di gran parte della letteratura dell’orrore esistente: pensate solo a... vampiri, zombi e possessioni!
Altro merito dell’ambiziosa costruzione narrativa del genio del fumetto britannico è quello di collegarsi anche in forma di prequel/sequel al Neonomicon (sempre disegnato da Burrows ed edito da noi nel 2014 da Bao, cover a lato), sua precedente (e già notevolissima) incursione nel buio mondo lovecraftiano ma con ambientazione contemporanea, in cui un team dell’FBI indaga su mostruosi crimini attribuiti a una nuova droga (l’Aklo), poi rivelatasi proprio l’arcano linguaggio, collegato a una poco raccomandabile setta di erotomani che liba le proprie orge evocando dalle acque di una sauna sotterranea un presumibile, mostruoso Cthulhu, non meno sessualmente vorace. Ad esempio, nel primo volume di Providence Robert Black visita a Red Hook una chiesa in odore di orge riti satanici, che nel Neonomicon compare come club Zothique (dall’Universo di Clark Ashton Smith, altro autore dell'HPL circle), torbida discoteca punk in cui suonano gli Yellow Sign e gli Ulthar Cats, capeggiati dalla cantante lesbica... Randolph Carter (nomi che vi dicono qualcosa, fan del Solitario?!).
Una storia che permette quindi al Moore di esplicitare non solo la grande cultura lovecraftiana di cui s’è detto, ma anche una personale quanto forte e motivata interpretazione delle sue ossessioni, messa in bocca ad uno dei detective del Neonomicon: “Io ho letto i suoi libri (…) Forse sarò io ma a me tutto sembrava parlare di sesso”, chiosa quest’ultimo nel corso dell’indagine. “Insomma, i mostri, le creature… erano un mucchio di cazzi e fiche, in fondo”.
Questa succulenta interpretazione di HPL come di un uomo ossessionato dal sesso che al contempo lo terrorizzava (e così assente dalle sue storie, almeno in forma letterale appunto) torna e si approfondisce in Providence, dove assistiamo – oltre che alla ricordata omosessualità vissuta con senso di colpa dal protagonista – o almeno intuiamo osceni accoppiamenti, generatori di popolazioni simil ittiche, paternità incestuose, fino allo stupro di una tredicenne tramite il citato metodo di possessione psichica di un altro corpo (vedete qualche tavola relativa riprodotta qui ai lati).
Dove ci porterà tutto ciò lo potremo scoprire solo col terzo volume conclusivo del graphic novel, che attendiamo ansiosamente per il prossimo inverno (Panini promette). Intanto però spendiamo qualche parola anche sui disegni di Jacen Burrows, che ben serve la fantasia Moore-lovecraftiana con un segno preciso e dettagliatissimo, tendenzialmente su palette a dominante monocroma (tavole di sogni in grigio o bluastre, paesaggi sul marrone etc.), da urlo nelle architetture (vedi le copertine dei due volumi già editi), un po’ più stilizzato, direi quasi infantile nei volti. Ma con quella precisione meticolosa anche nelle numerose discese del protagonista nei meandri del sogno (o del subconscio), come se anche il mondo onirico cruciale per la storia fosse una sorta di landa con una precisa geografia da rendere “realisticamente” (un tratto, questo, tipico guarda caso proprio della narrativa del Dunsany).
Tutto il contrario, per esempio, dello psichedelico barocchismo sperimentato da J. H. Williams II per il Sadman Overture di Neil Gaiman (vedi la pazzesca tavola escheriana riprodotta qui a lato), altra geniale creazione di un mondo fantastico oltre l’umano, anche a livello di un layout d’impaginazione alle soglie dell’astrazione surrealista.
Tornando a Providence è già stato definito “il Watchmen dell’horror”: io propenderei più per un “From Hell dell’occulto”, proprio per il raffinatissimo intreccio di creazione fantastica con una scrupolosa documentazione storico letteraria sulle fonti del materiale trattato. In ogni caso, come avrete intuito, trattasi di pietra miliare immancabile nella collezione di qualunque appassionato di fumetto/letteratura horror, gotica, weird.
E forse non solo.
Mario G