Uscito nel mese di luglio nella collana saggi di Edizioni NPE, Satana a Hollywood, dello scrittore e critico cinematografico spagnolo Jesús Palacios Trigo (copertina in apertura e a lato in 3D), segue le orme del famigerato libro Hollywood Babilonia di Kenneth Anger (e del suo seguito Hollywood Babilonia II ambo editi Adelphi in Italia), cioè rivelare vizi privati e pubbliche virtù di tutta la fauna più o meno nota che ruotava attorno alla "Mecca del Cinema", riferendosi, in questo caso, specificatamente alla sfera dell’occultismo, dell’esoterismo, delle sette religiose e del satanismo. Sin dalle origini del mito, Hollywood è stata popolata da un universo di streghe e stregoni, guru e santoni che, in un modo o nell’altro, hanno esercitato il loro influsso sul mondo dello spettacolo, trovando in questo terreno fertile e recettivo. Lo stesso Anger, nel citato Hollywood Babilonia, scrisse: “[…] Dal momento in cui Hollywood divenne la Mecca della cinematografia, su di essa si riversò ogni genere di elementi ambigui […] seguaci di culti folli, astrologi da quattro soldi, falsi medium ed evangelizzatori, guaritori fasulli, indovini e psicoanalisti parassiti […].”
Un legame, quello tra spettacolo ed esoterismo, dai diversi e curiosi intrecci che hanno dato origine a una sconfinata aneddotica costituita da fatti di cronaca varianti dal rosa al nero, che nel tempo è entrato a far parte del tessuto di miti e leggende che da sempre caratterizzano Hollywood.
Il lavoro di Palacios spazia tra vari personaggi ed eventi, a partire dagli anni Venti, con l’arrivo in California di sorella Aimee e del suo tempio, in cui venivano inscenati incontri di lotta in cui la sacerdotessa combatteva contro il diavolo (dall’aspetto scimmiesco stile King Kong, ma il re dei gorilla arrivò al cinema solo qualche anno dopo), poi sommersa dagli scandali che la portarono a un’overdose di sonniferi, alla nascita della chiesa dell’I AM, ancora oggi attiva anche in Italia, e della famigerata Scientology. Oppure, dalla tragica fine della stella nascente Jean Harlow, spenta a causa di un’infezione ai reni di lieve entità ma non fatta curare dai genitori, affiliati della Chiesa scientifica di Cristo, che pretendeva di curare le persone con la sola preghiera, a quella altrettanto dolorosa del mito James Dean, portato alla perdizione, secondo la stampa scandalistica del tempo, dalla “strega” Maila Nurmi, la “Vampira” dal vitino da vespa di un popolare programma TV che proponeva film horror, che forse in virtù di queste dicerie vide la propria carriera colare a picco e ritrovarsi a partecipare alle sgangherate produzioni di Ed Wood, “il peggior regista del mondo”!
E, ancora, dagli esotici santoni come Krishnamurti o il Maharishi Mahesh Yogi, frequentati da stelle, stelline e intere costellazioni del mondo dello spettacolo, a quelli decisamente più occidentali come Anton Szandor LaVey, fondatore della Chiesa di Satana e a quanto pare consulente per Rosemary’s Baby (1968), film che diede origine all’ondata di film satanici degli anni Settanta, a sua volta collegato alla strage di Bel Air, perpetrata dalla Family di un altro famigerato guru satanico, Charles Manson, in cui persero la vita la moglie (incinta) del regista Polanski e di altri quattro ospiti (come Tarantino docuit ormai all’intero pianeta anche dei non addentro alle storie dell’hippismo satanico, come osservate dal fatto che Aleister Crowley è protagonista di un intero capitolo - pg 243 - irto degli immancabili riferimenti anche al mondo del rock, che continuano tuttora: notate l'ispirazione dell'ultimo album dei Monster Magnet qui sotto... NdR).
Quelli citati sono solo alcuni degli spunti che Palacios approfondisce con sguardo disincantato, acume e stile divertito e divertente, seguendo quello quasi beffardo del “padre spirituale” Kenneth Anger.
Un libro, come dice lo stesso autore nell’introduzione, di inquietanti pettegolezzi e macabri aneddoti, spesso tutti da verificare, ma memori della frase fordiana Print the legend non può non generare interesse nell’appassionato dell’effimero mondo del cinema, che la città di lustrini californiana ben rappresenta. Se un appunto c’è da fare è sul fatto che Satán en Hollywood, questo il titolo originale dell’opera, è un libro uscito originariamente nel 1997 e quindi aveva forse bisogno di un intervento redazionale, rappresentato da qualche nota, per aggiornare almeno le biografie dei personaggi citati, molti dei quali erano ancora in vita nel 1997 ma ormai deceduti nel 2021, cosa in parte mitigata dal capitolo aggiuntivo scritto dallo stesso Palacios per l’edizione italiana che copre gli eventi dell’ultimo ventennio1.
Da rimarcare, infine, il ricco comparto fotografico (da cui provengono le foto in b/n che abbiamo riportato ai lati dell’articolo, con le didascalie che trovate nel libro, NdR) e le appendici, soprattutto quella riguardante la bibliografia satanico-cinematografica di Robert Bloch2, autore che in numerosi racconti ha esplorato la parte più oscura del mondo del cinema e la cui autobiografia, Once Around the Bloch (1993), è stata una delle fonti più autorevoli del libro.
Roberto Azzara
P.S.:
(1) non sappiamo cosa ne pensi Nicola Pesce (un editore specializzato proprio nei fumetti), ma forse qualche intervento redazionale l’avrebbe meritato anche lo sbrigativo giudizio (in un saggio che peraltro non è una raccolta di schede critiche) con cui l’autore bolla Il Corvo del povero James O'Barr come un “mediocre fumetto americano”, ma che volete, siamo in democrazia... (NdR)
(2) le due antologie di Robert Bloch di cui sopra riportiamo le copertine originali sono tuttora inedite in italiano, quindi non possiamo riportarvi utili riferimenti bibliografici per cercarle nel Belpaese. Qualcosa però si trova (v. anche QUI): ad es. il racconto Il popolo del cinema (in Lo schermo dell’incubo, Einaudi 1998). L’antologia è a cura di David J. Schow, che di Bloch scrive: “(...) Eminentemente qualificato, Bob iniziò a scrivere le cronache della Hollywood dei tempi andati, secondo la sua ottica impareggiabilmente enciclopedica in una trilogia di romanzi che (...)” rimase incompleta, ma nondimeno ci aiuta a capire come mai proprio a quest’unico autore di narrativa è stata dedicata un’appendice così ricca (NdR).