Giallo, per un italiano, è un romanzo di crime fiction sin dal 1929, quando nacque la storica collana che dal 1946 si chiama appunto Il Giallo Mondadori, come ci ricorda l'introduzione del libro di cui andiamo a parlare (di cui vedete la copertina al centro del composite sopra il titolo in degna compagnia).
Per uno straniero la parola "Giallo" è diventata marchio di fabbrica della stagione cinematografica del cosiddetto "giallo all'italiana" (l'equivalente in thriller dello "spaghetti western"), che possiamo considerare iniziata nel 1963 da Mario Bava con La ragazza che sapeva troppo e proseguita fino agli anni '80 inoltrati (crepuscolo dell'intero cinema di genere nostrano per l'avvento di tv commerciali e VHS), ma che trova la propria golden age nei '70 col successo internazionale di Dario Argento, oltre che in subordine del citato Bava, di Lucio Fulci, Umberto Lenzi, Sergio Martino, Aldo Lado, Luigi Cozzi e anche del Pupi Avati folk mystery.
Questo genere, da noi noto anche con l'impropria definizione di "thrilling" e a lungo bollato come insignificante e morboso "B-movie di exploitation" (anche perché non di rado riprendeva temi e situazioni di pellicole internazionali di successo), gode oggi finalmente - grazie all'immancabile Tarantino - di una rivalutazione critica, di riedizioni deluxe in DVD/Blu-ray, di omaggi. E di citazioni doc da parte di registi come, oltre a sir Quentin, Tim Burton, Nicolas Winding Refn, Martin Scorsese, Brian De Palma e così via.
Le sue caratteristiche principali ormai le conosciamo bene: trame a volte complesse, ma comunque in cui la logica adamantina dell'indagine deduttiva dei classici Christie e Conan Doyle cedeva il fulcro alla messa in scena coreografica del momento del delitto, anche a costo di palesi buchi di sceneggiatura, ma con crescenti (man mano che censura consentiva) compiacimenti grafici nello spargimento di sangue all'arma bianca da parte di killer generalmente in trench, cappello e guanti neri, che traghettano il genere a lambire i confini dell'horror.
E, spesso e volentieri, con generose nudità delle vittime, tanto frequentemente belle donne (Edwige Fenech, Femi Benussi, Carroll Baker, Rosalba Neri, Marisa Mell, Barbara Bouchet, Daria Nicolodi) da far dire a un critico straniero che "nel giallo all'italiana sembra che morissero solo donne" (il composite sopra e i due still ai lati sono tratti da Nude per l'assassino).
E' questo l'aspetto che ha nutrito la rivalutazione, oltre che delle sovente notevoli colonne sonore di Morricone, Nicolai, Umiliani, Ortolani, Bacalov etc. (già trattate QUI), anche di locandine, poster, flani e fotobuste, prima del web uniche forme di promozione visiva dei film, che viste oggi formano - oltre che un gustoso guilty pleasure vintage - un saggio sull'evoluzione del costume nel circa ventennio di riferimento. Ecco perché troviamo numerosi libri dedicati specificamente a questo comparto: come ad esempio il nuovo Giallo Movie Posters a cura di Thorsten Benzel, appena uscito per Creepy images e nutrito dal poderoso data base di film e locandine raccolto dall'editore tedesco (copertina a sinistra, riproduzione di alcune doppie pagine sotto).
Si tratta di una vera festa per gli occhi, che sfoggia una copertina... gialla, manco a dirlo, con riproduzione della locandina del capostipite Sei donne per l'assassino di Bava, monumentale punto di riferimento (sia cromatico che per la figura dell'assassino mascherato) per l'Argento a venire. Copertina peraltro quasi identica al volume Giallo e thrilling all'italiana di Antonio Bruschini e Stefano Piselli, edito nel 2010 dalla compianta Glittering Images (copertina a destra).
Per cui ci sembra inevitabile procedere a un sintetico confronto fra le due opere, entrambe bilingui: la Glittering conta 111 pagine complessive, un saggetto introduttivo anche in italiano, un'intervista finale con Dario Argento e brevi note sinottiche su tutti i film trattati, che vanno dal 1939 fino al 1983. La generosa raccolta di poster, locandine e foto di scena (ad alto tasso di erotismo, ça va sans dire, come ben vedete dalla quarta di copertina riprodotta qui a sinistra) è però interamente in bianco e nero.
Il nuovo volume Creepy Images invece conta 204 pagine, tutte a colori (ad un prezzo molto accessibile di 24,50€), con una focalizzazione assai più mirata: dopo il saggetto introduttivo dell'autore, si schiera la collezione degli oltre 250 poster, flani e fotobuste di ciascuno dei 50 film trattati (anche qui con relativa snella scheda sinottica), dove vengono messe a confronto l'originale italiano con tutte le eventuali versioni internazionali reperite, in relazione ai mercati esteri in cui il film è stato distribuito all'epoca, con le relative traduzioni (fedeli o meno) del titolo.
I testi sono in tedesco e inglese (niente italiano, se qualche editore nostrano fosse interessato!) e il raggio d'azione del libro spazia dal 1961 (cioè dalla vera e propria nascita dello spaghetti thrilling) al 1969. Infatti si tratta di un vol. 1, in attesa di essere completato tra fine anno e inizio 2025 da un vol. 2 che, partendo dal 1970, affronterà il monumentale contributo di Dario Argento al genere, estendendosi fino a... e qui toccherà attendere, perché l'estremo superiore dell'intervallo temporale trattato non è ancora stato svelato. Attendendoci comunque un secondo volume di una foliazione simile al primo, l'opera completa risulterebbe davvero una ricostruzione iconografica veramente completa e definitiva.
La cui contemplazione non è solo, come dicevo, un godurioso banchetto per occhi (con e senza volto) malandrini, ma anche un vero trattato sociologico sull'evoluzione, non solo di un genere cinematografico pulp, ma anche del costume e di quello che a quell'epoca si chiamava "comune senso del pudore": in piena rivoluzione sessuale, finalmente i registi potevano spingere sempre più in là l'area del mostrabile (anche se a volte a colpi di cause, tagli e sotterfugi legali da ambo le parti), i produttori erano felici di poter usare strilli a base di violenza, terrore e sesso per attirare la gente in sala e i film si vendevano anche all'estero (ricordate, produttori d'oggi!), influenzando addirittura maestri d'oltreoceano come appunto De Palma o Carpenter.
Anche se una femminista d'oggi osserverebbe che l'uso che si faceva del corpo femminile era comunque esploitativo e allineato su desideri al maschile, ben testimoniati da titoli pruriginosi come Orgasmo, Così dolce... così perversa (locandina qui sopra), Lo strano vizio della signora Wardh, Il tuo vizio è una stanza chiusa e solo io ne ho la chiave, Perché quelle strane gocce di sangue sul corpo di Jennifer?, I corpi presentano tracce di violenza carnale e via vellicando: la vittima indifesa, la femme fatale diabolica (punita alla fine), la donna indipendente e "liberata" (si vedano le frequenti ambientazioni in atelier di moda e agenzie di modelle), la "scostumata" che però viene simbolicamente "castigata" dal killer per la sua "peccaminosità". Pensate a titoli programmatici come Nude si muore (Antonio Margheriti, 1968, locandina qui sotto) o Nude per l'assassino (Andrea Bianchi, 1975).
Un'ambiguità di fondo che ritroveremo poi - mutatis mutandis - in un horroretto anni '80 come Morte a 33 giri, che dovrebbere prendere di petto il pregiudizio verso l'heavy metal satanista, con tanto d'intervista tv a Ozzy Osbourne in veste di reverendo oscurantista, ma che alla fine, per sviluppare la necessaria componente horror nella trama, non fa che confermare la leggenda che suonando in un certo modo un certo disco si ottengono proprio effetti sovrannaturali diabolici. Paradossale, no?
Però, "le locandine dell'italian giallo, con presenze femminili discinte e titoli allusivi (a volte nemmeno del tutto corrispondenti a quanto si vedeva sullo schermo) non erano considerate come lo sarebbero oggi," spiega lo scrittore Andrea Carlo Cappi, colonna portante della "legione straniera" dei giallisti milanesi e della collana Segretissimo Mondadori, presente anche sull'antologia Il mio vizio è una stanza chiusa, del compianto Stefano Di Marino e dedicata proprio al thrilling italiano. "Ora si parlerebbe come minimo di 'sfruttamento della donna' con tutte le possibili conseguenze; all'epoca queste immagini - figlie delle copertine dei pulp magazines americani e sorelle di quelle dei fumetti sexy made in Italy - coincidevano con ribellione sessantottesca e liberazione sessuale, specie in paesi come Italia e Spagna in cui la cultura cattolica era ancora dominante. Dopotutto, anche il pubblico femminile andava al cinema a vedere questi film, come forma di innocente trasgressione. La violenza, quella vera, si annidava (e tuttora si annida) altrove," conclude Cappi.
Fortunatamente, mentre vi godete le vittime dei feroci assassini in nero dei '60 su Giallo Movie Posters, il versante dei fumetti sexy citato da Cappi vi viene lussuriosamente documentato dall'altro imponente saggio Vintagerotika dell'esperto Luca Laca Montagliani, che in ben 550 pagine (va dai 35 ai 46 euro di prezzo) vi porta a spasso autorevolmente nella storia del fumetto horror erotico dei '70 con contributi di Davide Pulici di Nocturno e Steve Sylvester dei Death SS; e che fra l'altro l'autore/editore ha anche provveduto a riportare in edicola con la lodevole iniziativa delle ristampe Oltretomba Poker (edizioni If), e a rilanciare con nuove storie scritte e disegnate oggi: per esempio, il Suspiria che riproduciamo qui accanto qualcosa dovrebbe farvi pensare, o sbaglio?
Naturalmente, questa è tutta un'altra storia perché dal giallo abbiamo già sfondato verso l'horror sovrannaturale (e l'eros hard) che, come già si diceva, giocano in un altro campo, anche se nel turbolento periodo i confini spesso erano labili. E la saldatura fra i due mondi è già quasi pronta: sarà l'antologia Fantasmi di Oggi, a cura proprio dell'umile sottoscritto insieme al Cappi, prevista per le celebrazioni del cinquantennale di Profondo Rosso e cerniera di collegamento fra le atmosfere dell'italo giallo e quelle dell'horror stregonesco ancor più cinematograficamente ardito a venire, attraverso le "leggende nere dell'era moderna" raccolte dalla povera Amanda Righetti (e di cui a destra vedete in anteprima il disegno del "corridoio RobertaG" dedicato al Fiore che dava la morte, l'avete scoperto il volto nascosto?).
Molte sorprese in arrivo...
Mario G