Non è mistero che qui siamo dei tifosi convinti del vate Cronenberg, ultimo David ancora vivente di una personale trimurti che ha già perso due lati (Bowie e Lynch), ma soprattutto ultimo fiero esponente di un cinema inquieto ed inquietante, capace ancora ad 82 anni di mettere il dito nelle piaghe del contemporaneo e delle sue follie, collegandole sempre alle pieghe meno presentabili dell'animo umano: il controllo informatico esteso fin nella tomba, la cancellazione di ogni privacy, spionaggio industriale e politico indiscriminato attraverso una tecnologia onnipervasiva, che ci mettiamo in casa noi stessi volontariamente (altro che le lontane 'cimici' dello spionaggio alla 007) nell'illusione di farci "spicciar" da quest'ultima le noie della vita, mentre invece ne finiamo controllati poster a destra, trailer qui sotto).
Come il protagonista Karsh (Vincent Cassel, palese controfigura del regista, in scena dall'inizio alla fine), imprenditore di successo di una morbosa azienda "GraveTech" e inventore della rivoluzionaria tecnologia che consente ai clienti di osservare i cari estinti anche sottoterra, monitorandone la progressiva degradazione dallo schermo innestato sulla lapide (v. qui a lato) o dal proprio dispositivo connesso al tecno-sudario.
Karsh ha sviluppato l'agghiacciante sistema sull'onda dell'emozione per la morte della moglie Rebecca (Diane Kruger) 4 anni addietro per un tumore delle ossa e dal desiderio di giacere nella tomba accanto a lei (il film è "molto personale", giacché il regista ha perso la moglie e collaboratrice Carolyn Zeifman nel 2017). E proprio sulle fattezze della moglie il tecno-guru Maury/Guy Pearce (separato controvoglia dalla moglie Terry, sorella della defunta tanto simile da essere sempre interpretata dall'ottima Kruger) gli ha modellato l'avatar Hunny (la vedete sullo schermo sulla sinistra dell'immagine del sudario qui sotto, NdR), assistito da una IA con cui Karsh dialoga in casa e nell'auto (ovviamente elettrica e self-driven) affidandole ampi margini di gestione delle proprie faccende, come prendere i contatti con le famiglie dei sepolti nel suo cimitero futuristico, dissotterrati (anche Rebecca) dall'incursione vandalica su cui il protagonista indaga nello svolgimento della trama: perché quello spregio?
Sarà una dimostrazione ecoterroristica contro la digitalizzazione dell'ultima zona privata dell'umana vita (il sepolcro, appunto), o c'è di più? Forse servizi segreti russi e cinesi si disputano l'accesso ai dati personali dei clienti, da cui hackerare l'intero sistema occidentale? Il tema è ovviamente di grande attualità nel disastroso momento presente, ma ovviamente - fedele al proprio concept entropico dai tempi di Videodrome - la risposta definitiva non l'avremo mai dal film, perché potrebbe essere tutta una paranoia di quei deviati di Karsh e Maury, che vedono oscure minacce ovunque.
Come si diceva, il tema è ovviamente intrecciato alle turbe psicologiche personali di Karsh, che rivede in sogno l'amata coniuge, rievoca il suo desiderio per lei anche quando veniva a letto con lui progressivamente mutilata dagli interventi chirurgici dell'oncologo dottor Eckler, di cui lui è geloso perché aveva posseduto la sua futura consorte 19enne ai tempi dell'università e poi (almeno simbolicamente) da paziente prima della morte. Ma solo simbolicamente o c'era una vera tresca fra loro? E il medico stava forse usando le ossa malate di sua moglie per sue misteriose ricerche in aree in cui non è dato all'umano speculare? Oppure l'imprenditore intreccia la paranoia tecnologica a quella privata, mentre è conteso dalle profferte della cognata separata Terry, che tanto gli ricorda l'amata perduta, e della nuova cliente/partner ungaro-asiatica Soo-min (Sandrine Holt), l'unica che - essendo cieca - vive immune dalla perversione del guardare che mina la stabilità di Karsh e della sua cerchia?
La scena finale del film - che non sveliamo ovviamente - scompagina ulteriormente le carte obbligandoci a ricostruire le tessere del mosaico di questa "fantascienza dell'anima" (appropriata definizione di CineFacts) in cui moglie, cognata e amante a sua volta menomata (della vista) tendono a sovrapporsi pericolosamente.
Persino l'avatar Hunny in una scena chiave ammicca al protagonista facendo la sexy proprio esibendo le stesse tragiche mutilazioni della moglie Becca che poco prima Karsh aveva ricordato in sogno, come accennavamo più sopra. Dimostrando che l'IA - progettata dall'ubiquo Maury - controlla a propria volta mente e subconscio del suo "proprietario".
Ad evidenza, ci sono tutti i temi fondanti del cinema che Cronenberg sviluppa con micidiale, lucida coerenza fin da Shivers/Demone sotto la pelle: una scienza che crea "mostri", una psiche umana che appunta il proprio desiderio proprio verso quello che la ragione non vorrebbe neppure vedere; i mostri, appunto, e in generale verso il difforme, attraverso l'erotizzazione dell'oggetto (le auto di Crash), del corpo mutilato o modificato (praticamente in tutti film). Il tema dell'ossessione di un doppio come replica (genetica o tecnologica) della persona desiderata, che passa da Inseparabili a Spider.
E, ovviamente, l'ossessione del guardare, di un'immagine virtuale che rischia di sostituirsi alla realtà concreta, che dall'epocale Videodrome a eXistenZ arriva fino al sottovalutato Maps to the stars (la finzione hollywoodiana), che per più versi anticipa il ben più osannato The Substance.
Ci si chiede dunque che film abbia visto chi si "rincresce, rilevando come si possa aderire a una cattiva idea e non mollarla nemmeno di fronte all’inconfutabile verità che non funziona" (trovate la stupidaggine riportata persino nella scheda Wikipedia italiana del film, o tempora). O, ancor più, di che autore pensasse mai di doversi occupare l'acuto recensore. Ma lasciamo gli stolti alla loro saccenza, del resto critiche non esaltanti avevano colpito anche il precedente Crimes of the future.
Due ore esatte di dialoghi glaciali e perfetto controllo dell'immagine, con quegli eleganti interni feng shui geometrici ed essenziali - da anni elegante involucro estetico del cine-Cronenberg - che sbandierano equilibrio, pulizia e benessere conseguito, laddove proprio nessuno dei tre è patrimonio dei pur agiati personaggi, avanguardia sociale delle nuove tecnotenebre d'intelligenza artificiale nel senso meno promettente del termine.
Affrettatevi, dal 3 aprile: The Shrouds (che vuol dire 'Sudari' ma è stato tradotto/sottotitolato 'Segreti sepolti') rischia assai probabilmente la fine di modesta tenitura dei suoi recenti predecessori, troppo problematici e privi di elementi glamour atti a "far cassetta" (anche rispetto a un The Substance, che di Cronenberg è ampiamente figlio, come s'è detto a sazietà). Ma, come nel caso dei pochi libri che si vendono in Italia, alla fine siete sempre voi a poter fare la differenza quando siete davanti alla biglietteria.
Che l'Intelligenza (umana e non artificiale) ce lo conservi ancora a lungo, il nostro Situation Tragedy è lì che aspetta fedelmente il Maestro.
Mario G.