Il Segno del Comando – la band guidata dal bassista Diego Banchero – ha prodotto recentemente il suo quinto album ufficiale d’inediti, Il Domenicano Bianco(a destra la copertina del cd).
Un disco che comprova la definizione di “esoteric prog rock” che il gruppo stesso si assegna: infatti Il Domenicano Bianco è un romanzo di Gustav Meyrink (QUI la recensione di Cesare Buttaboni dell’edizione Bietti), col quale la band genovese completa la trilogia iniziata nel 2002 con Der Golem (il più noto dello scrittore esoterista austriaco, grazie al film espressionista del 1915 di Henrik Galeen e Paul Wegener, che potete vedere qui sotto) e proseguita nel 2013 coll’album ispirato a Il Volto Verde.
Dal punto di vista musicale, l’album sfoggia sonorità apertamente progressive anni ’70 e meno vicine al gothic metal del precedente L’Incanto dello Zero: quattro notevoli strumentali su nove titoli complessivi, con un eccellente mix di prog occulto con lo space rock alla Hawkwind, agganciati al primo album della trilogia dalla ripresa di Missa Nigra 2023 e chiusi dal notevole assolo di basso (suonato col tapping) di Solitudine da parte del leader. Meno convincente a mio modo di vedere l’impostazione vocale di Riccardo Morello – sicuramente valido cantante – talmente stentorea e teatrale da far pensare (passateci il paragone un po' estremo) a una caricatura di un "Piero Pelù indemoniato" (qui sotto un video sulla limited edition deluxe del disco in vinile a tiratura limitata).
Ad ogni buon conto, per un gruppo la cui discografia conta sette titoli in totale, tre concept ispirati al medesimo scrittore sono sicuramente una strategia particolare, che accosta il gruppo a concept-band (presumiamo nelle loro corde) come i francesi Magma nel prog e i canadesi Voivod nel metal fantascientifico.
Abbiamo quindi chiesto a Diego, demiurgo del gruppo e del progetto, di spiegarci la ragione di tanta dedizione per l’autore del Golem: “Meyrink era un cultore dell’esoterismo, che è molto praticato anche in ambito rock, anche se la maggior parte dei gruppi punta sull’aspetto più ‘satanico’, cioè la cosiddetta ‘via della mano sinistra’, magia nera e così via. Invece Meyrink puntava a un esoterismo più spirituale, quello della cosiddetta ‘tradizione primordiale’, ossia il fondamento comune a tutte le religioni, una sorta di ricerca del divino all’interno di sé, concetti affini alla mia formazione psicanalitica (anche se ben lontani da quel che oggi si definisce ‘new age’). Una disciplina che ha disseminato oculatamente nei suoi romanzi, che – avendo anche la componente narrativa del genere gotico/horror – aiutano molto noi musicisti a strutturare un concept album in maniera interessante.”
Una disciplina in cui qui di seguito scrutiamo con l’aiuto del recensore del libro, Cesare Buttaboni.
Nel misterioso regno de Il Domenicano Bianco di Meyrink le ombre danzano sulla linea sottile tra immaginazione e occulto, tessendo un'epica che rievoca i fili della filosofia taoista. In questo capolavoro del fantastico, Meyrink, viaggiatore delle arti occulte, fonde sapientemente le tradizioni spirituali orientali e occidentali, offrendo un intreccio di mistero che si snoda attraverso le nebbie temporali. Il protagonista Cristoforo Colombaia, discendente di una stirpe che ha percorso il sentiero del taoismo in cerca dell'immortalità, si muove nell'atmosfera grigia di una città enigmatica. I secoli si intrecciano nelle sue vene, trasportando il lettore attraverso un mondo in cui la dissoluzione del cadavere e della spada (tematica che nel disco troviamo in un brano strumentale) diventa un rituale per coloro che bramano la trascendenza. Si tratta di un concetto filosofico che suggerisce un processo enigmatico riservato a coloro che dimostrano di esserne degni.
Il risveglio di Cristoforo, orchestrato dalla figura enigmatica del Domenicano Bianco (Il Segno del Comando dedica alla figura del Domenicano Bianco forse il brano migliore del disco), evoca le immagini delle sette tibetane dei "Monaci Bianchi". Attraverso una trama intricata, il protagonista si impegna a compiere il destino ereditato, navigando attraverso prove ardue. La "Testa della Medusa" (troviamo questa tematica sviluppata anche nel disco), simbolo della pseudospiritualità moderna, si erge come ostacolo sulla via della verità. In una danza metafisica, Cristoforo si unisce all'elemento femminile incarnato da Ophelia. Il personaggio di Ophelia viene ripreso nel disco (sotto il videoclip, NdR): Cristoforo Colombaia manifesta la sua tristezza per la separazione dalla giovane donna con cui ha legami sentimentali. La relazione amorosa tra i due giovani è destinata a evolvere verso una fase di conclusione in una dimensione al di là della nostra, esplorando le profondità di una "metafisica del sesso".
Il Domenicano Bianco, con i suoi arcani simbolismi e l'atmosfera sospesa tra il reale e l'onirico, offre una prosa che sfiora la poesia. Meyrink, maestro dell'occulto, dipinge un affresco in cui l'immaginazione diventa la chiave per aprire le porte verso mondi nascosti. Un romanzo che, come un incantesimo, incide profondamente nella psiche del lettore, rivelando i segreti dell'anima attraverso le sue pagine intrecciate di magia e mistero.
Come un incantesimo che si riverbera attraverso le trame della mente, sia il romanzo che l'opera musicale ci trasportano in un regno al di là del quotidiano, svelando i segreti dell'anima e intessendo una trama di mistero che persiste nell'immaginazione del lettore, unendo la prosa magistrale di Meyrink alle note suggestive del Segno del Comando.
Mario G & Cesare Buttaboni