L'estate cinematografica 2024 ci ha offerto il tormentato Padre Pio di Abel Ferrara - sbilanciato (come forse ogni suo film) fra i conflitti spirituali del giovane religioso e i moti sociali che sfociarono nell'eccidio di San Giovanni Rotondo del 1920, dove esercitò il futuro santo di Pietrelcina (Shia LaBeouf) - ma comunque da vedere perché ci rende un travaglio sofferto come il Cristo scorsesiano de L'ultima Tentazione, lontano dall'agiografia e dalle immaginette, oltre alla forse migliore interpretazione di Asia Argento, nei panni di un (reale? Onirico?) padre incestuoso, androgino e diabolico.
Poi ci ha scodellato l'attesissimo, anticipatissimo e discussissimo Alien: Romulus di Fede Alvarez: adolescenziale, inutile, riepilogativo ma con niente di nuovo? Ovvio che sì, in fondo è ben il settimo capitolo della saga del mostro spaziale più amato del mondo, concepito per interessare quelli che alla sua origine nel 1979 non erano ancora nati (come i protagonisti). Ma è anche un fantastico guilty pleasure per abbassare la temperatura della canicola agostana, pieno di colpi di scena anche non banali (gli schizzi di letale sangue alieno sospesi senza gravità) e senza un momento di stanca, oltre che irto di citazioni dagli altri capitoli (l'impianto del capostipite, Ian Holm cyborg, i fucili dei marines del secondo, la gravidanza del terzo, l'ibrido umano-ingegnere di Covenant...).
Però noi abbiamo deciso di dedicare qualche riga a un altro piccolo guilty pleasure: il De Profundis/Black Cat di Luigi Cozzi del 1989, finora visibile solo su YouTube e finalmente distribuito in ottimo blu-ray italiano dall'eroica Oblivion (di cui sopra il titolo vedete la fascetta completa). Film germogliato su una sceneggiatura (inedita) scritta da Daria Nicolodi (notoria ispiratrice della svolta occulta di Argento di Suspiria e Inferno), finalizzata a concludere la trilogia delle Tre Madri (cfr. Nocturno dossier n. 64, 2007) quando ormai il sodalizio fra i "due Darii" era finito e l'attrice era ormai rassegnata a non vedere debitamente riconosciuto il proprio ruolo.
Ormai la Nicolodi ci ha lasciati (nel 2020), quindi è improbabile che scopriremo come sarebbe stato il suo "vero Terza Madre" - fra Levana e De Quincey - al netto di questo ibrido di Cozzi, che non voleva interferire col lavoro del mentore Argento e quindi immagina un regista di serie Z che vorrebbe girare un omaggio a Suspiria, e poi de La Terza Madre realizzata (ahinoi malamente) dal Maestro nell'ormai già lontano 2007.
Sul film De Profundis/Black Cat (questo il titolo internazionale) è difficile dire più di quanto già spiegato da Davide Pulici sul sito della rivista e nel dossier sulla Nicolodi medesima (Nocturno n. 236, agosto 2022, pg. 66): si tratta di una sceneggiatura massicciamente rielaborata in maniera personale dal regista, come spiega in un'intervista che trovate negli extra del blu-ray (e QUI), con innesti di sci-fi dickiana in cui ogni personaggio proviene dall'immaginazione di qualcun altro, per finire con un apocrifo gatto nero per compiacere il distributore americano che voleva un Black Cat di Edgar Allan Poe (!); nel film il collegamento è affidato a una frase del racconto di Poe secondo cui tutti i gatti neri sarebbero streghe trasfigurate.
Tra metacinema e allucinazioni pure, foto surrealiste (Man Ray) alle pareti, rimandi visivi a Videodrome, Poltergeist, Operazione Paura fino a Shining, effettacci oggi superati (si era nell'89, l'eone del cinema di genere italiano era al tramonto, la produzione è modesta) e scariche metal (Bang Tango e White Lion), la miscela può apparire indigesta e sì, un po' lo è, eppure sfoggia suggestioni letterarie intriganti: una strega eterna, in grado di possedere chiunque la pensi intensamente, ha assonanze anche con una certa Dama Rossa di cui leggerete presto (e non relazione al thrilling di Emilio Miraglia).
Infatti, noi riprendiamo l'argomento ora perché non solo sono tornati in sala quattro must di Argento (L'uccello dalle piume di Cristallo, Profondo Rosso, Suspiria e Opera, proprio in questi giorni in programmazione ad esempio al Cinema Beltrade di Milano), ma possiamo anche annunziarvi con orgoglio che una nuova versione ampliata dell'antologia "Fantasmi di oggi e leggende nere dell'età moderna", opera della sfortunata Amanda Righetti uccisa con l'acqua bollente in Profondo Rosso, finalmente vedrà la luce nel 2025 (cinquantenario del capolavoro argentiano) a cura del sottoscritto con Andrea Carlo Cappi, per i tipi della Profondo Rosso di Cozzi, ospitando anche un inedito di quest'ultimo dedicato proprio a Daria Nicolodi, cui speriamo di rendere un po' di giustizia per il sottovalutato ruolo che ebbe (e che avrebbe potuto avere) nella golden age dell'horror nazionale. In un prossimo articolo vi riveleremo anche la lista degli autori coinvolti nell'operazione (intanto qui a lato vi gustate l'idea di copertina realizzata da Roberta Guardascione).
La lavorazione di questo libro (che ambiremmo decliare anche in forma di serie tv) ha portato dunque il sottoscritto a un ripasso non solo di Profondo Rosso, dei gialli argentiani e delle relative fonti letterarie (dalla Statua che urla di Fredric Brown al citato De Quincey fino a T.E.D. Klein cosceneggiatore di Trauma), ma all'intera stagione eroica del thrilling all'italiana, da Fulci a Margheriti al folklore nero di Avati.
Stagione ottimamente sintetizzata nel saggetto L'avventurosa storia del thrilling dal pure compianto Stefano Di Marino nell'antologia Il mio vizio è una stanza chiusa (Inverno Giallo Mondadori 2009, con un racconto dello stesso Cappi). Ma anche delle successive evoluzioni verso l'horror sovrannaturale (gli ottimi La Chiesa e La Setta di Soavi, presente anche come attore nel film di Cozzi, sempre factory argentiana), perché - si sa - le "leggende nere" son materia sfuggente, in cui le credenze folkloriche vanno a braccetto con gli incubi più inconfessabili le dannazioni dell'arte e...
Ok, per ora fa ancora troppo caldo: seguiteci per gli imminenti sviluppi.
Mario G