E' uscito recentemente il sesto album degli inglesi Uncle Acid and the Deadbeats, minaccioso quartetto finora dedito a un oscuro doom con marcate venature psichedeliche garantite dall'organo Sixties suonato dal cantante e chitarrista Kevin Starrs. Abitualmente dediti a quelle torride sonorità fra Sabbath e Stooges, gli Zio Acido avevano già dato vita a un concept album nel loro terzo disco, Mind Control (2013), descritto dal leader come una "fictional story ... about a cult leader who comes down from the mountain and brainwashes his desert disciples through drugs, love, violence, and intimidation".
Chiaramente appassionato del lato oscuro della summer of love, quello sanguinoso di Altamont, di Manson e del cinema ispirato dal mondo delle sette sataniche, da Rosemary's Baby di Polański fino a La Setta di Soavi (del '91, ma il cui prologo proprio da una setta fricchettona di quell'epoca parte), Starrs aveva già mostrato i suoi gusti riempiendo copertine e booklet del gruppo di foto di teschi, cimiteri, messe nere da horror e vicoli oscuri, sbirri con la pistola puntata e signorine pochissimo vestite da noir metropolitano in b/n (di cui vedete qualche esempio nel composite di poster live sotto).
Nell'Ora Blu (copertina sopra a sinistra e nel composite sopra il titolo) però è un'operazione assai più ambiziosa e ricercata: interamente composto dal leader in forma di doppio vinile o cd da quasi 78', l'album si presenta come immaginaria colonna sonora di un (inesistente in realtà) film del filone del cosiddetto "giallo all'italiana" (da cui il titolo del disco e dei singoli brani nella nostra lingua), come si evince immediatamente dalla copertina, raffigurante il killer con cappello e guanti di pelle neri argentiani che si staglia su una minacciosa magione vittoriana sullo sfondo e una cabina telefonica grondante sangue in campo medio.
Fin qui non sarebbe neanche una novità assoluta: il cinema ha sempre ispirato musica e - almeno per me - le "finte colonne sonore" iniziano già col sublime Moss Side Story di Barry Adamson (ex Magazine e Bad Seeds), quando ancora poteva solo sognare di entrare in cabina di proiezione, come poi accadde davvero per Strade Perdute di Lynch (v. clip qui sotto), o addirittura sul set come attore, per In Fabric di Strickland), passato su Rai4.
Su un piano di mainstream lanciato nello sperimentalismo si sono poi mossi nel 1995 nientemeno gli U2 sotto la folle guida di Brian Eno per il progetto Original Soundtracks 1 sub nomine Passengers, con Howie B, Holi e il (per me insensato) Pavarotti: il singolo pop-lirico Miss Sarajevo fu inserito nell'omonimo documentario del regista Bill Carter sulla guerra in Yugoslavia, mentre altri due brani furono usati nelle colonne sonore di Al di là delle nuvole di Antonioni e Wenders, due in Heat - la sfida di Mann e uno in Ghost in the shell, l'anime cyberpunk di Mamoru Oshii (clip qui sotto).
Ma tutti gli altri nove brani del molto elettronico album erano attribuiti a film del tutto immaginari, di cui venivano offerte nel booklet persino immaginarie schede sinottiche con note sui (parimenti finzionali) registi: purtroppo infatti Jeff Koons non ha mai girato un corto come Elvis Ate America (peccato, il brano è bellissimo) e chi poi ha mai visto il film Gibigiane (Reflections) o il suo regista Aldo Giannicolo?!
Tornando underground, nel 2015 Anton Newcomb ha dato vita - pur sotto il consueto, geniale brand dei Brian Jonestown Massacre - a un album praticamente solista ispirato alle colonne sonore stavolta del cinema della nouvelle vague francese, sua passione: si tratta di Musique de film imaginé, con ricco accompagnamento di fiati quasi prog e la partecipazione vocale della cant-attrice Stéphanie "Soko" Sokolinski e di Asia Argento (!). Ancora, come dice già il titolo, per un film però inesistente.
Film e musica hanno sempre convissuto anche nella mente diabolica del (vero) regista John Carpenter, notoriamente autore anche delle proprie minimali e iconiche soundtrack al synth per capolavori di genere come Distretto 13, Halloween, 1997: Fuga da New York etc. Ora che ahinoi il maestro sembra aver appeso al chiodo la mdp, Carpenter è da poco giunto al volume IV del ciclo di Lost Themes, album di brani musicali realizzati col figlio Cody e Danel Davies, che potrebbero benissimo funzionare appaiati a nuove pellicole del 76enne riluttante regista, le quali però... al momento non esistono affatto!
Anche Dome La Muerte, storico chitarrista dei Not Moving, pionieri del garage punk italiano, nel 2023 ha dato alle stampe un nuovo concept album solista - accreditato alla Dome La Muerte Exp. - che definisce "a sfondo sociale e politico, con brani dedicati a personaggi fortemente rivoluzionari, storie fatte di riscatto e coraggio, eroi che si battono contro l’ingiustizia e l’arroganza del potere: poeti, attori, attivisti, nativi americani, ribelli veri, tutti ‘santi’ a modo loro", ma soprattutto fortemente ispirato alle colonne sonore degli spaghetti western (basti guardare la copertina e il titolo fumettistico), come anche il precedente Lazy Sunny Day del 2016, pure quello improntato a un garage surf strumentale alla Link Wray che, benché composto di brani originali, già sapeva di Pulp Fiction e di Once Upon a Time in... Hollywood lontano un miglio! E notate il gruppo seduto nell'erba dietro il leader sulla copertina del 2016: non sembra la Manson Family in un momento di relax allo Spahn Ranch prima della letale missione al 10050 di Cielo Drive?
Certo, se non ci fosse stato Quentin, ce lo sogneremmo oggi tutto il culto internazionale che meritatamente circonda le colonne sonore dei western, gialli, thriller, poliziotteschi e horror italiani di Morricone, Nicolai, Ortolani, Micalizzi e Bacalov (di cui trovate slurposo compendio in una raccolta come Paura), che mescolava jazz leggero (oggi detto lounge), funk, rock psichedelico, elettronica e sperimentalismi contemporanei in un'impareggiabile miscela cui oggi celebra i dovuti riti (satanici) un gruppo come i Calibro 35 di Enrico Gabrielli, autori di notevoli omaggi al cinema dei Di Leo/Scerbanenco, di due album di temi morriconiani (Scacco al Maestro 1 e 2), ma anche di uno S.P.A.C.E. (2015) ispirato alle colonne sonore di fantascienza.
Proprio in questa direzione va il monumentale Nell'Ora Blu di Uncle Acid, interamente composto da Kevin Starrs, che vi suona chitarre, tastiere, basso e percussioni, dopo aver scritto un'autentica sceneggiatura come per un vero film tra il giallo e lo spionistico (si parla di uccidere un politico corrotto), affidando la lettura dei testi (in italiano!) nientemeno che a un manipolo di veri protagonisti di quella stagione come Franco Nero, Edwige Fenech, Luc Merenda e Giovanni Lombardo Radice, proprio come in una di quelle colonne sonore tarantiniane in cui i brani si susseguono intercalati da brevi frammenti dei dialoghi del film... ancora una volta però del tutto immaginario!
Progetto coraggiosissimo, che scontenterà forse qualche fan del pesante suono doom classico del gruppo (come suggerisce l'articolo di MetalItalia), che fa capolino solo qua e là fra i sofisticati arrangiamenti del disco, ma che dimostra un cospicuo ampliamento degli orizzonti sonori del suo autore, qui davvero in grado di spaziare fra tutte le atmosfere delle colonne sonore sopra citate con geniale e ispirato manierismo cult.
Ora non ci resta che attendere di sentire nuovi sviluppi del concept album letterario The Entity di Steve Sylvester coi suoi Death SS, attualmente in gestazione e volto a collegare idealmente i romanzi Confessioni di un peccatore eletto di James Hogg, Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde di Stevenson e la sua rilettura e sviluppo postmoderni a firma del vostro umile sottoscritto (a destra un'illustrazione provvisoria di Roberta Guardascione per il progetto), di cui avrete probabilmente assaggiato un'anteprima appunto nel booktrailer di Hyde in Time (qui sotto).
Fate buoni ascolti Nell'Oscurità della vostra sala. E attenti che l'assassino... non vi sieda accanto!
Mario G