Li definiamo svedesi per comodità, ma in realtà lo sono solo lei, Elin, il batterista André Kvarnström e il nuovo bassista Kristoffer Schander, mentre il chitarrista Dorian Sorriaux (dimissionario nel 2018) era francese e il bassista (al momento chitarrista) Zack Anderson è statunitense, quindi sarebbe più giusto definirli un'internazionale del blues revival del XXI secolo a guida di vigorose cantanti femminili, come i cugini norvegesi Pristine (a destra la copertina del loro ultimo ep Fireball), i quasi colleghi (più metal) Avatarium (tutti di casa Nuclear Blast) e il composito collettivo pure svedese dei Siena Root, autori quest’anno del godibilissimo The Secret of Our Time (MIG Music).
Sembra insomma che nel profondo Nord si sia ramificato il Delta del Mississippi delle "Proud Woman" (primo singolo del disco, di cui vedete in apertura l'artwork). Holy Moly! – di cui il nostro titolo “santo cielo” è un po’ la traduzione – è il terzo album dei Blues Pills, che non sposta le coordinate stilistiche del quartetto dalla bollente rivisitazione janisjopliniana in chiave hard che già conoscevamo come marchio di fabbrica del quartetto guidato dalla sorridente trentunenne Elin. Il che non toglie che Holy Moly! resti una delle cose più grondanti feeling ed energizzanti che potete ascoltare quando dovete darvi la carica (in fondo il blues era un canto di lavoro, no?!).
Certamente più intensa e veemente quando canta con la sua grana vocale graffiante e inconfondibile che quando si racconta, Elin Larsson (a sinistra dal vivo sulla copertina dell'album Live in Paris) è conversatrice allegra e cordiale, anche se non sarà sua “la parola che squadri da ogni lato l'animo nostro informe a lettere di fuoco” (Montale). Nel video sul canale Youtube di Posthuman potete seguire l’intervista di Mario alla cantante nel corposo montaggio di circa 18 minuti by Walter.
Vi scoprirete la fatica di condurre la vita della front (proud) woman, del feeling complessivamente depresso che ha dominato la gestazione del disco, delle influenze musicali dal country (California) agli Arctic Monkeys (in Dust), da Woman Child di Marsha Hunt (e in particolare dalla sua cover di Walk on Gilded Splinters di Dr John), che ha dato vita al groove di Rhythm In The Blood, insieme a qualcosa dei No Doubt e a… un episodio del Trono di Spade!
E, come si suol dire, molto altro.
(e perdonate le corbellerie che escono qua e là se scegliete i sottotitoli automatici forniti da Youtube: ad es., è ovvio che il “gioco dei troni” altro non è che… la notissima serie tv Il Trono di Spade/Games of Thrones!)
La zoom-chiacchierata (registrata col sistema che il lockdown ha ormai reso standard delle comunicazioni nei più diversi ambiti) è interpolata da schegge dei video clip dei primi due singoli già estratti dal nuovo album: la citata, veemente Proud Woman – praticamente uno statement del neofemminismo in blues 2020 – e la gustosissima psichedelia vintage di Kiss My Past Goodbye, nelle parole della cantante un clip girato in studio di registrazione con il cellulare.
Come, del resto, anche i videoservizi di Posthuman e – come non citarlo – il notevole thriller Unsane di Soderbergh, che coi Blues Pills ovviamente non c’entra nulla, ma che già nel 20018 ha aperto una nuova era per il cinema, essendo stato interamente girato con un iPhone 7.
Di seguito riportiamo la Tracklist completa dell’album:
01 Proud Woman
02 Low Road
03 Dreaming My Life Away
04 California
05 Rhythm In The Blood
06 Dust
07 Kiss My Past Goodbye
08 Wish I'd Known
09 Bye Bye Birdy
10 Song From A Mourning Dove
11 Longest Lasting Friend
Posthuman Staff