Walter L'Assainato
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Mario Gazzola
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Dai Calibro 35 ai Passengers al Carpenter musicista, fino all'Ora Blu degli Uncle Acid appena uscito, breve viaggio negli album musicali concepiti come ideali colonne sonore di film in realtà inesistenti.
La tragedia euripidea riletta da Renda, fino al 24 marzo in scena al Littahttps://www.mtmteatro.it/events/baccanti/, trasforma le menadi dei boschi di Tebe in trascendenti "trasgressive" a ritmo di techno.
Al Milano Film Festival 2021 l’ultimo lungometraggio del folle regista francese, in arrivo da Locarno: un delirio sci-fi/western gender fluid barocco e visionario, tra Jodo e Kenneth Anger, come sempre il cinema di Mandico. Recensione testuale e video nella Weird Room.
Spiazzante svolta musicale dell'ex leader dei Porcupine Tree verso sonorità electro dance: il suo nuovo The Future Bites, atteso per gennaio, sembra una distopia satirica verso la schiavitù del comprare e del possedere.
Brian Eno collabora col fratello Roger in un ambient for bedrooms, mentre l'italiana Go Down Records sforna una lussureggiante compilation autocelebrativa e nuovi album di Mother Island e Beesus.
Un debutto dalle sonorità oscure, il suo Sculpture pubblicato da Icons Creating Evil Art, che consacra la giovane cantante scandinava d'origini mediorientali "nuova Siouxsie Sioux", facendoci riflettere sull'evoluzione nel rock, solo apparentemente spenta.
Quattro album usciti durante la lunga estate calda ma alieni alla solarità spensierata quanto distantissimi fra loro, l’ultimo dei Gong e dei Flaming Lips, il primo degli electro-italiani Codice Ego e lo sperimentalismo noise dei futurjazzisti Trigger.
Una raffinata analisi esoterico politica di Sandro Battisti del Suspiria di Guadagnino, un parallelo con le ballerine in trance psichedelica del contemporaneo Climax di Noé ispirato da Argento, uscito ora in Italia con ritardo.
I nuovi album del quartetto norvegese e di quello belga parlano la stessa lingua: quelle di due nuove Janis Joplin dalle voci rugginose sostenute da potenti riff hard rock molto anni ’70.
L’opus magnum di Guadagnino segna una nuova pietra miliare per l’horror italiano, che si rapporta all’originale con la libertà di una cover jazz rispetto a uno standard ormai entrato nella storia.