"La musica è il solo passaggio che unisca l'astratto al concreto"
(A. Artaud)
"Ride the snake, ride the snake
To the lake, the ancient lake, baby
The snake is long, seven miles"
(the Doors, da The End)
Il confronto filosofico fra razionalità della legge e follia dionisiaca (già alla base della Nascita della tragedia di Nietzche) è il tema delle Baccanti di Euripide, che abbiamo visto al Teatro Litta nella messa in scena diretta da Filippo Renda con scrittura di scena in collaborazione col gruppo di attrici protagoniste (l'hanno spiegato Renda e Alice Spisa nella bella intervista andata in onda sabato su RadioRai 3): Maria Canal, Gaia Carmagnani, Silvia Guerrieri, Filippo Renda, Sarah Short e la citata Spisa/Dioniso; interpretano loro - ribaltando la convenzione del teatro greco classico - anche i ruoli maschili del tiranno Penteo (Gaia Carmagnani) avverso ai "sovversivi" riti orgiastici delle baccanti, Tiresia e Cadmio (mascherati) e del dio Dioniso stesso; che peraltro ha facoltà di possedere e palesarsi in qualunque aspetto, sia maschile che femminile, quindi qui la scelta non tradisce la mitologia classica.
La scelta spiazzante è quella di rendere gli sfrenati riti bacchici riservati alle donne nella forma di una sorta di rave, ritmato dalla martellante psy-trance mixata dalla dj performer Sofia Tieri alla console sul palco (noi pubblico circondiamo il cerchio sacro della performance al centro della platea): spiazzante solo apparentemente, essendo l'estasi trascendente generata attraverso la musica al centro del Saggio sulla trance (Essai sur la trance) - Dallo sciamano al raver del sociologo francese Georges Lapassade, cui Renda dichiara d'essersi ispirato, insieme agli studi sull'esoterismo di Elémire Zolla.
Un percorso che - si parva licet - sento molto, avendolo battuto a modo mio nel romanzo Buio in scena (e drammaturgia derivata, Il teatro della dannazione, di cui qui sotto vedete un booktrailer).
Proprio mentre lo stavo scrivendo, mi ero posto il quesito sul perché della fascinazione del mondo rock per temi e guru dell'occultismo, proprio nell'era più materialista e laica della storia umana, trovandolo - come scrissi in un articolo su Carmilla (QUI la sua prima parte) - nella ricerca assai psichedelica dello spalancamento delle porte dell'Altrove: della "vera conoscenza", quella negata alla coscienza razionale, come spiegano le baccanti all'inorridito Penteo. Quella che si acquisisce solo abbandonandosi alla follia, come mostrano i volti delle attrici-performer, beatamente ilari e "istupidite" dall'estasi (fan quasi pensare alle hippie di Manson nel C'era una volta a Hollywood di Tarantino). E la techno attuale è stata già da tempo considerata l'evoluzione moderna della psichedelia sessantottesca.
Ovvero, "cavalcando il serpente" (o lasciandosi cavalcare, giacché i riti orgiastici comprendevano anche sessualità libera e sfrenata, come lascia intendere anche la drammaturgia dell'Euripide 2024), come evocato dalla citazione morrisoniana in apertura: un mito pressoché onnipresente nelle culture antiche, non solo simbolo malefico (come nel cristianesimo) ma piuttosto bifronte, come il serpente simbolo della medicina - il veleno che può curare come uccidere - proprio nella Grecia classica, ma anche in culture remote, dalla Cina alla Maya etc., fino ai riti vudù (ripassatevi Il serpente e l'arcobaleno di Wes Craven). Ma sarebbe stata sensata anche la citazione artaudiana utilizzata per la recente recensione di Caligula's Party: in fondo il libro su Artaud s'intitola I suoni della crudeltà, come il saggio di Nietzche, per esteso, suona "La nascita della tragedia dallo spirito della musica". Sarà un caso?
E, in quanto simbolo di rinnovamento e rinascita che può portare all'immortalità, forse spiega il mutato finale della tragedia, con Penteo sbranato che - a differenza del testo originale - rinasce "in Dioniso", finalmente illuminato da una conoscenza meno gretta del suo razionalismo maschile. Perché Baccanti è anche un confronto - al presente molto attuale - fra razionalità maschile e istintività femminile.
Curioso collegamento con il (bellissimo) Dune parte 2 visto al cinema sabato: l'acqua della vita, ultimo passo di Paul Atreides per dimostrare di essere l'eletto atteso dai Fremen, è un liquido in grado di espandere la conoscenza con la visione del passato e del futuro, ma negato agli uomini che ne vengono regolarmente uccisi (tranne il "messia" Lisan al-Gaib, ovviamente). E come lo si ottiene? Dai fluidi vitali di un rettile, ancora una volta: il micidiale verme del deserto di Dune (altra connessione fra le mitologie antiche e moderna, Zolla fu acuto analista del Signore degli Anelli di Tolkien, che sicuramente anche Herbert aveva maneggiato per scrivere la propria saga spaziale
Condensato in circa un'ora e modernizzato nel testo, con numerosi momenti performativi orgiastici puramente electro-sonici, Baccanti è reso dalle cinque performer con notevole presenza fisica, secondo me superiore a quella puramente recitativa, in cui si nota la minore esperienza rispetto alla Spisa/Dioniso/Tiresia, è un'esperienza da vivere (fino al 24 marzo), proprio per esplorare quell'area "oltre" in cui la Grecia classica - e soprattutto le origini rituali, animiste e sacrificali della tragedia - dialoga col moderno esoterismo, la psichedelia e la cultura rock (nelle note del programma di sala viene giustamente ricordato come l'attuale governo, assai poco dionisiaco, se non si tratta dei party privati dei suoi membri, ha proprio stretto le maglie della giustizia sui rave, come Penteo 26 secoli fa).
Mario G
PS: foto di scena by Sara Meliti, courtesy MTM Comunicazione (anche il clip trailer dello spettacolo)