“Può esser crudele, poetica o cieca,
ma quando è negata violenza a volte reca.”
(enigma di Riddle nel film)
Tre ore di Robert Pattinson imbronciato sono una sfida bella impegnativa, se non sai che dall’altra parte della mdp ci sta un Cronenberg. Quindi la domanda andando verso l’anteprima stampa è: ne varrà la pena?
Batman, si sa, è un classico, come Summertime: ogni jazzista vuole farne la sua versione. Il punto è se dopo la versione di Miles Davis ci serva anche quella di Wynton Marsalis, per dire: ossia, tornando al cinema, dopo la celebrata trilogia di Nolan c’è ancora spazio per dire qualcosa di nuovo sul tenebroso uomo pipistrello?
Matt Reeves, pur senza essere una firma del calibro di Nolan o di Cronenberg, sa il fatto suo (ha domato alla grande due terzi dell’ultima trilogia del Pianeta delle Scimmie) e alla fine la risposta è sì: è riuscito ad offrirci ancora una volta una versione personale del supereroe della DC Comics, che si stacca nettamente dal dramma dell’orfano dolente per la tragedia dell’uccisione dei genitori interpretato da Christian Bale contro Heath Ledger, come dalle precedenti versioni colorate e pop di Tim Burton con Michael Keaton vs Jack Nicholson etc.
Della vita quotidiana del Bruce Wayne/Pattinson, delle sue eventuali relazioni personali e anche dell’azienda di famiglia noi spettatori stavolta non sappiamo nulla, a parte qualche breve scambio col fidato maggiordomo Alfred, stavolta interpretato da Andy Serkis (ossia la scimmia Cesare nel Planet of Apes). Batman è solo, e nel film è quasi sempre solo Batman, anche se un (super)eroe molto meno super che in passato: meno gadget tecnologici, non più di tre sequenze spettacolari in cui il pipistrello vola sulla città, tallona il Pinguino (l’irriconoscibile Colin Farrell, ingrossato e deturpato in volto, in pp sotto a destra) in un rocambolesco inseguimento in auto (qui sopra a destra), sgomina i cattivi e (spoiler) salva i cittadini dall’inondazione di Gotham preparata dal perfido Enigmista (il viscido Paul Dano - fine spoiler).
Per il resto è chiaramente un uomo, anche se dentro l’impenetrabile costume scuro: cammina fra i poliziotti, indaga col detective Jeffrey Wright facendoci pensare per buona parte della fluviale pellicola di seguire le gesta poliziesche del team Crowe/Pearce in un sequel apocrifo di L.A. Confidential (ma sui riferimenti ai classici del noir cinematografico di Reeves vi rimandiamo alla puntata di Wonderland con l’anteprima del film), solo con uno dei detective in costume fumettistico. Ma se ci fate caso, all'inizio c'è una sequenza d'ambiente con gente di Gotham che affolla le strade del centro buio e piovoso della città, che sembra presa di peso da Blade Runner!
Infatti il noir è la cifra e anche l’atmosfera dominante del nuovo The Batman, ben evocata anche dalla colonna sonora di Michael Giacchino, che addirittura più d’una volta ricorda orchestrazioni jamesbondiane alla John Barry (ma che impiega per ben due volte, all'inizio e alla fine, la struggente Something in the Way dei Nirvana, in una nuova versione arricchita di pianoforte e sfondo orchestrale su cui al momento non sappiamo dirvi di più, se non che non figura nell'album della colonna sonora pubblicato da WaterTower Music).
Non ci sono supercriminali in calzamaglia colorata qui: Riddle è uno psicopatico occhialuto con una maschera di lattice da feticista, il Pinguino un laido gestore di night club dove i maggiorenti delle istituzioni di Gotham trescano coi mafiosi capitanati da John Turturro (qui a sinistra, Falcone il nome un po’ di cattivo gusto del personaggio).
Mafioso che tra l’altro è il padre segreto di Selina, la Cat Woman, guizzante ladra d’appartamenti che affianca/sfida/ama senza speranza l’Uomo Pipistrello, interpretata dall’ammaliante Zoë Kravitz (figlia del rocker Lenny, qui a destra mascherata).
E Lui, l’Eroe, viene qui fortemente de-eroicizzato come mai prima d’ora: la corruzione dominante in “quel letamaio che chiamiamo città” (l’Enigmista) lambisce anche la sua nobile famiglia e la ragione per cui fu ucciso (non per caso da un ladruncolo di strada) il magnate suo padre. Il Cavaliere Oscuro qui appare più che mai uomo, accusa i colpi quando in combattimento viene colpito, esita prima di lanciarsi in volo da un grattacielo quand’è inseguito. Un’umanizzazione del Mito molto interessante.
Sembrerebbe quasi che Matt Reeves si sia ispirato a quella serie Marvel Noir di qualche anno fa, in cui i supereroi venivano ambientati in vicende hard boiled in un universo alternativo in costumi anni ’30 e riferimenti alla stagione classica del noir e dei pulp magazine come Black Mask. Solo che in quella serie c’erano Spiderman (a destra e sotto), Devil, Iron Man, Wolverine, Punisher e gli X-Men, ma NON Batman. Perché Batman negli anni ’30 c’era già stato: figlio del disegnatore Bob Kane e dello scrittore Bill Finger era uscito per la prima volta sul numero 27 di Detective Comics nel 1939 (sopra a sinistra).
Quindi Matt Reeves non ha fatto che riportarlo vicino alle sue origini, maturato e aggiornato alla durezza della metropoli del 2022. Il Batman noir l'ha realizzato il cinema, che già prevede che questa nuova versione prosegua per una nuova trilogia, in cui (guardate il servizio di Wonderland) potremmo forse vedere un adattamento filmico del ciclo de La Corte dei Gufi.
In attesa di scoprirlo, QUI vedete un'ampia rassegna delle fonti d'ispirazione fumettistica del Pipistrello versione-Reeves.
Sfida vinta anche contro i titani Burton e Nolan. Il film è forse un po’ troppo lungo, anche se una certa lentezza contribuisce all’atmosfera tragica del vero noir, ma sì, alla fine ne valeva la pena. E il Pattinson si allontana sempre più dall’icona di patinato teen idol con cui irruppe sugli schermi ormai ben 14 anni or sono. Mooolto bene!
Buona visione, da domani.
Mario G
P.S.: il disegno in apertura come al solito è l'interpretazione visuale realizzata ad hoc per il film (e per la nostra recensione) by Roberta G, rielaborando un grattacielo non proprio di Gotham City, bensì di City Life (dalla foto dell'umile recensore).