“Caligola, quando percepisce l’ineludibilità della morte, entra nel cerchio dell’assurdo.
E se non ci sono fedi che ti danno la speranza, la vita non ha più senso.”
(Franco Branciaroli su Caligola di Camus)
Nonostante il riconosciuto omaggio al The Killing Joke di Alan Moore (copertina a destra), per via del background da comico fallito, lo smisurato Joker di Joaquin Phoenix – sia nel senso di immensa interpretazione che di personaggio ‘larger than life’ – fa subito pensare alle Opinioni di un Clown di Heinrich Böll parafrasate nel titolo dell’articolo, ma anche al Caligola di Camus della citazione qua sopra (di cui ricordiamo l’interpretazione isterica espressionista di Ferdinando Bruni all’Elfo, quasi un precursore del Phoenix): un personaggio fragile, di esacerbata sensibilità, fondamentalmente un ‘buono’. Una persona comune, come se ne incontrano mille senza notarle ogni giorno sui marciapiedi di una metropoli: uno che lotta per assistere la madre anziana e malata contro la miseria, la disoccupazione, il taglio ai fondi pubblici per l’assistenza sociale.
“Portare risate e gioia nel mondo”
Uno che cerca “di sorridere e di fare un bel sorriso” anche di fronte alle avversità della vita. Uno di quelli contro cui sembra che il Quotidiano si accanisca con particolare piacere: licenziamenti, chiusura del supporto psicologico pubblico, pestaggi di teppisti nei vicoli.
E la tragedia di riuscire a far ridere le persone intorno a sé – i colleghi comedian, il pubblico di uno show tv e il suo cinico conduttore (De Niro, a destra con Phoenix) – solo quando parla seriamente, spiega i suoi problemi, cerca di scusarsi dei suoi goffi errori che lo mettono in cattiva luce (far balenare un revolver mentre fa il pagliaccio per i bambini di un ospedale). Ma mai quando s’impegna a fare davvero il comico: tragedia nella tragedia, lì nessuno più lo trova così irresistibile.
Follia nella follia, nulla è proprio certamente reale nella vita di un poveraccio che dice di sé “per tutta la vita non ho mai saputo se esistevo veramente”: l’inarrivabile Thomas Wayne – padre del futuro Batman ora bambino – è veramente suo padre e ha fatto passare per pazza sua madre per buttarla via come un sacco di spazzatura dell’umido oppure lei è una mitomane che lo trascurava? E quella vicina di casa così carina gli è stata davvero vicina per qualche istante o è stato tutto un suo sogno ad occhi aperti e lei vuole solo levarselo dai piedi, il triste, goffo Arthur, che sa di guai lontano un miglio?
“Ho sempre pensato alla mia vita come una tragedia, adesso vedo che è una commedia”
Ecco l’assurdo della vita di Arthur Fleck. Quando – più per caso che per piano – reagisce a un’altra violenza sparando con quella pistola avuta senza volerla dalle mani di un collega attore finto amico, lì è la svolta esistenziale: il crimine non gli provoca senso di colpa bensì sollievo. È in quel momento che scatta l’evoluzione senza ritorno: la vittima diventa carnefice e scopre che il mondo non crolla per questo. Perché in fondo nulla ha un senso. E, come Caligola, visto che non gli è concesso di rendere felice la gente come sognava, decide di svelare la cosmica menzogna della vita seminando infelicità a piene mani a proprio esclusivo capriccio. E, invece che più amaro, il sapore di quella vita forse diventa fin per la prima volta gustoso.
“Ma riguarda solo me, o stanno tutti impazzendo?”
Anche De Niro torna in un ruolo all’altezza del suo nome, coll’anchor man manipolatore Murray Franklin, il ruolo che fu di Jerry Lewis nello storico Re per Una Notte, dichiarata fonte d’ispirazione per il regista Todd Phillips. Mentre ora Joaquin-Joker assume la statura titanica del Travis-Taxi Driver (altro riferimento forte), antieroe per caso, ambiguo come sempre la violenza dei giustizieri della notte. Che qui si colora di un nuovo, agghiacciante conflitto morale: diventa virale e genera proseliti, un’ondata di pagliacci in rivolta (come in un V per Vendetta capovolto, immagine a lato). In rivolta contro le ingiustizie sociali, le sperequazioni sociali, l’ipocrisia delle leggi e del potere, contro la sconfitta che per molta gente è il Quotidiano. Ma, come sempre in queste esplosioni, una rivolta in cui ogni vendetta, ogni abuso è possibile, ogni criminale impunito.
Ammazzare stronzi
Tematica che ci ricorda un altro spunto letterario, il racconto Histoire d’A. di Giovanni Zucca (nell’antologia Anime Nere, PBO Mondadori 2007, cover qui a sinistra), in cui uno sfigato qualsiasi all’improvviso si erge a giustiziere lasciando sulle proprie vittime il cartello “Fallo anche tu. Ammazza uno stronzo”. Diventando ben presto a sua volta un fenomeno virale incontrollabile, che trasforma rapidamente Milano in una giungla urbana. Perché “a questo mondo ognuno è sempre stronzo a qualcun altro” (il racconto era un po’ la versione nostrana del polar francese Tuez un Salaud, di Colonel Durruti).
È nata una stella
il mondo precipita nella follia, il piccolo Bruce Wayne osserva impotente la tragedia. Joker se la ride, isterico e soddisfatto. E con lui Joaquin si candida pesantemente all’Oscar per il miglior attore, mentre il film ha già meritatamente incassato il Leone d’Oro a Venezia. Perché è un film possente, girato da dio, interpretato da dèi e inattaccabile da qualsiasi punto di vista. Che andrebbe fatto vedere al Tarantino del C’era una volta, per ricordargli come si può ancora fare un film forte partendo da materiali ‘bassi’ come gli eroi o i cattivi dei fumetti, senza bamboleggiarsi nel citazionismo fine a se stesso.
A Little Night Music
Potente anche nella colonna sonora, affidata alla violoncellista islandese Hildur Guðnadóttir (già all’opera per il Soldado di Sollima e a sua volta premiata a Venezia), di cui QUI vi fate un assaggio; soundtrack irta di canzoni da musical: dal tormentone Smile di Jimmy Durante a Frank Sinatra, Fred Astaire e Tony Bennett, per rendere il clima musica-cabarettistico della storia, ma anche di nomi più rock come i classici Cream, The Guess Who, Norman Greenbaum (Spirit in the Sky), Gary Glitter (la ritmata Rock & Roll Part 2 nella vibrante scena in cui il Joker sbocciato criminale balla il suo folle tip tap su una scalinata urbana schizzando acqua coi piedi qui a destra).
Ed è un ulteriore piacere.
Mario G