Il Milano Film Festival torna Back to Reality (titolo dell’edizione 2021), ossia alle proiezioni su grande schermo “come si deve” , all’aperto ai Giardini Montanelli per chi non teme i rigori dell’improvviso autunno (ieri sera anteprima del documentario di Todd Haynes sui Velvet Underground, destinato allo streaming su Apple tv), alla cineteca MEET e al multisala Arcobaleno.
HORMONA
Nella bella sala restaurata dell’ex Spazio Oberdan ieri abbiamo visto Hormona (a destra il poster), il trittico di corti del francese Bertrand Mandico (di cui abbiamo già scritto QUI), che faceva parte della rassegna monografica dedicata all’enfant terrible del cinema underground francese, omaggio che culminava con la proiezione dei suoi per ora unici due lungometraggi: il primo è Les Garçons Sauvages del 2017, “viaggio allucinante” di una banda di teppistelli burroughsiani in un’isola del tesoro dagli influssi molto particolari, sotto la guida di un capitano di vascello molto più arcigno del Nemo di Verne! Film che o vedi a un festival o poi risultano davvero difficilmente reperibili.
Il trittico comprendeva:
• Prehistoric Cabaret del 2013
• Notre Dames Des Hormones del 2014
• Y a-t-Il Une Vierge Encore Vivante del 2015.
Tre cortometraggi uniti dallo sguardo appunto "ormonale" su una pansessualità stillante da ogni inquadratura, che flirta sempre sottilmente con qualcosa di "altro": non solo di altro da quella che un tempo si definiva "normalità" sessuale, ma anche con concetti come l'origine dell'umanità (il primo), le dinamiche fra due donne/artiste nei confronti dell'improvvisa intrusione nel loro ménage di un'inconcepibile, forse sovrannaturale entità "virile" (il secondo), o con un'idea tutta personale di misticismo (il terzo).
AFTER BLUE
Ma il piatto forte è stata l’anteprima italiana del secondo, After Blue, suo ultimo e più ambizioso opus, fresco di passaggio a Locarno: 130 stordenti minuti di un altro “viaggio allucinante” d’ambientazione fantascientifica (come già il mediometraggio Ultra Pulpe), il cui titolo allude appunto al nome del remoto pianeta su cui l’umanità futura ha trovato scampo dal proprio scempio della Terra (tema onnipresente nella s/f attuale), ma anche la fine del genere maschile, inadatto a sopravvivervi.
Qui sotto il trailer internazionale del film.
ACID FICTION
La fantascienza in acido di Mandico non è tale solo per la consueta messa in scena barocca e lussureggiante, antinaturalista anche quando rappresenta (come in questo film) piante, foreste e scenari naturali, sempre minacciosamente fallici, gocciolanti e dai colori pop ipersaturi (ben interpretati dall'illustrazione originale Nightwood After Blue, ideata da Roberta G ad hoc per la nostra recensione e realizzata con "colori carnosi" da lei brevettati a partire da una foto by Mario G di graffiti urbani).
Sono boschi fitti di simboli (psicologici, erotici, mistici) più che di vera natura, materializzazione d’incubi e desideri inconfessati di altrettanto improbabili personaggi: la protagonista Roxy (Music?), detta Toxic al villaggio oscuramente matriarcale in cui vive con la madre Zora (non vampira ma parrucchiera delle ispide pelurie delle donne su After Blue), della misteriosa e sfuggente semidivinità femminea Kate Bush (!), liberata dall’adolescente ignara e oggetto d’una taglia stile caccia all’uomo (donna) western. Come capite, già dai nomi più che un film s/f “vero” sembra di assistere a un’appendice di FantaRock, a un concept video di qualche gruppo psichedelico fuor di cotenna. O a un defilé di alta moda kitsch in cui le armi imbracciate dalle attrici hanno nomi di griffe.
FORESTE SIMBOLISTE
In verità il film è tutto questo e non solo, come capirete dalla Weird Room registrata ieri a caldo subito dopo le proiezioni: artista colto e raffinato quanto eccentrico, Mandico pesca tanto da Genet/Fassbinder, Burroughs e le visioni fantastiche di fumettisti come Moebius e Druillet, il suo pianeta alieno e colorato e camp come quello di Terrore nello Spazio di Bava.
Il viaggio iniziatico di Zora e Roxy ricorda quello del pistolero di El Topo di Jodorowsky col bambino nudo (e anche qui il suo afflato ermeticamente spirituale).
Quando le due si fermano e piantano una tenda per la notte, sembra di vedere gli Igloos di Mario Merz all’Hangar Bicocca (la foto a lato è di Mario G alla mostra del 2018/9).
E quando incontrano delle altre “alien cow girl”, queste si chiamano Climax, Kiefer (proprio un film per l’Hangar Bicocca!) e Sternberg, nome che identifica sia lo psicologo del “triangolo dell’amore”, sia il regista (Josef von) di Shangai Express (quale sarà la citazione intenzionale? Ambedue?). Costei si presenta come “artista” e snocciola ambiziose riflessioni filosofiche sull’espressionismo e altre correnti.
TITANI E MEDUSE
Sappiamo che né queste note né la nostra atipica Weird Room live on location basteranno ad esaurire l’assurdo mondo Mandicot (e questo è gran merito del regista): sicuramente, il suo rimarrà uno dei contributi più anomali e sperimentali al cinema di fantascienza, insieme al Titane della Ducournau e probabilmente al Medusa di Anita Rocha da Silveira, premio del pubblico al MFF, coi quali forma un ulteriore trittico di grande attualità. Quello della trincea del sesso, su cui si confrontano gli integralismi religiosi del film brasiliano con le disinvolture gender fluid dei due titoli francesi.
La ridefinizione del corpo e delle sue strategie esistenziali, sociali, anche politiche, sembra oggi proprio il campo di battaglia d'elezione del fantastico che alle avventure spaziali preferisce affondare il coltello nei nervi scoperti della contemporaneità.
Posthuman Staff
P.S.: discorso a parte sulle musiche. Si è parlato di psichedelia per l'approccio visionario del regista, si sono notati i nomi rock-citazionisti dei personaggi, per le sue potenzialità come regista di videoclip musicali pazzeschi, eppure il suo comparto musicale non è strabordante di canzoni, come di recente lo sono stati i suoi connazionali Ducournau (in Titane) e Gaspar Noé (con cui ha più di qualcosa in comune) in Climax, praticamente un unico febbricitante videoclip. Mandico affida la colonna sonora di After Blue al fidato Pierre Desprats, polistrumentista e cantante già al timone sonoro di Les Garçons Sauvages e Ultra Pulpe.
È quindi del tutto arbitraria la nostra idea di segnalarvi 3 dischi perfetti da ascoltare proiettandosi i film di Mandico con l'audio abbassato:
- Caleb Landry Jones, Gadzooks Vol. 1 (Sacred Bones Records/Goodfellas. Vedete la sua The Loon, identità fluida molto à la Mandico!)
- Tropical Fuck Storm, Deep States (Joyful Noise/Goodfellas. Vedete il caos pop della loro Bumma Sanger)
- Vanishing Twin, Ookii Gekkou (Fire Records/Goodfellas. Vedete la loro Big Moonlight in stop motion).
Tre visioni personalissime, originali e moderne di psichedelia appena scoperte (gli italiani cosmopoliti Vanishing Twin escono adesso nei negozi): sono i consigli del mese di Posthuman.