Joakim Brodén (che vedete in una foto di repertorio dal Wacken Open Air qui a destra) è il tipo con cui non vorreste dover discutere su chi veniva prima nella coda per comprarsi una birra a un concerto. Contraddicendo i cliché esteriori del metallaro grezzo e bifolco, invece, è persona colta e profondamente appassionata di storia, con cui abbiamo ampiamente discettato con piacere di… Emilio Lussu!
Ok, un passo indietro: Joakim, coi suoi non meno minacciosi Sabaton, ha pensato di festeggiare i 20 anni di carriera del quintetto power metal svedese – da sempre focalizzato su tematiche belliche – con un allegro concept album dedicato alla Prima Guerra Mondiale, intitolato appunto The Great War (la cover ufficiale la vedete sopra in apertura) e in uscita il prossimo 19 luglio per Nuclear Blast, che come vedete al link dell’etichetta verrà commercializzato in diverse versioni, la più completa delle quali (sia cd che vinile) comprende delle parti narrate di raccordo fra un brano e l’altro; e di cui QUI potete vedere anche il video clip del primo singolo, la drammatica Fields Of Verdun (copertina qui a fianco).
Ora, sempre giocando coi cliché, il roccioso power metal degli scandinavi a qualcuno potrebbe far venire voglia (come diceva Woody Allen di Wagner) “di occupare la Polonia”! Eppure, una scorsa ai testi dell’album rivela chiaramente una visione giustamente tragica di quel conflitto, conclusosi un secolo fa e che – come nota la band stessa – essendo costato quasi 10 milioni di morti fra i soldati e quasi 7 fra i civili, venne definito per la prima volta nella storia “mondiale” e ritenuto “l’ultima di tutte le guerre”. Assai ottimisticamente, ci tocca concludere oggi, sapendo che neppure la Seconda che lo seguì bastò a por fine all’insensato costume della razza umana di tentar di sterminare sistematicamente i propri simili (ai lati due quadri espressionisti di Otto Dix ispirati alla Guerra).
“Sono ormai quindici anni che nei nostri dischi trattiamo dei concept legati alla storia bellica e la Prima Guerra Mondiale non l’avevamo mai affrontata”, spiega il Brodén: “inoltre, è un conflitto molto meno sviscerato nel campo della cultura pop rispetto alla Seconda, su cui sono state scritte tonnellate di libri, fumetti, girati chilometri di pellicole cinematografiche e persino sviluppati dei videogame”.
Pescando fra le mie, di letture, che fortunatamente comprendevano Niente di nuovo sul fronte occidentale di Remarque e Un anno sull’altopiano di Lussu, azzardo che secondo me l’aspetto più interessante della Grande Guerra è il fatto di essere la prima delle guerre moderne, ossia combattuta con mitragliatrici, lanciafiamme, i primi carri armati e aerei, addirittura i micidiali gas nervini, ma al contempo anche l’ultima delle guerre antiche, ossia con tattiche militari ferme ai tempi di Napoleone: guerra di trincea e di attacchi frontali alla baionetta che – proprio per la disponibilità delle suddette nuove armi – si sono trasformati in inutili carneficine, degne del teatro dell’assurdo se non fossero state mostruosamente reali. “Proprio così – concorda il cantante – c’era ancora una classe di ufficiali che avevano i gradi per estrazione sociale aristocratica e non certo per competenza sulle tecniche di combattimento moderne!”.
È fatta: pur senza essere un esperto di power metal e tantomeno della discografia del gruppo, ho conquistato all’arma bianca l’entusiasmo del corpulento lead vocalist scandinavo, che mi chiede se “il libro di quello scrittore from Sardinia è stato tradotto anche in inglese", si annota il titolo sullo smartphone (per la cronaca, è stato pubblicato con ben tre titoli diversi: (A Year on the High Plateau, Sassari Infantry Brigade, e A Soldier on the Southern Front) come uno studente universitario che ha ricevuto una dritta per l’esame di Storia, e s’interessa altrettanto quando gli dico che probabilmente potrà trovare sottotitolato anche il bellissimo film Uomini Contro trattone nel 1970 da Francesco Rosi con Gian Maria Volonté. Per il sottoscritto libro e film sono entrambi ricordi d’adolescenza, ma furono entrambi degli shock di quelli che segnano, perché mostravano un aspetto amaro e antieroico della guerra che spiazzava chi allora era venuto su a colpi di eroi alla John Wayne. Se non li conoscete sono da recuperare, magari sentendo intanto l’album dei Sabaton, che tra vocal stentorei e cori marziali sfoggia anche dei temi potenzialmente trascinanti.
Uno di questi è Red Baron, canzone dedicata alle gesta aeree del Barone von Richthofen, i cui leggendari duelli sul triplano vermiglio hanno ispirato almeno tre film, i voli fantastici del parimenti immortale Snoopy di Schulz, aviatore ideale sulla sua cuccia di legno, e – nel campo dei Sabaton (a destra dal vivo all'HellFest 2017) – la canzone Death or Glory degli Iron Maiden (dall’ultimo The Book of Souls). Allora, pensando all’altro cliché, che vuole i metallari spesso ambiguamente inclini alla celebrazione di azioni violente o fascistoidi, abbiamo chiesto a Joakim se non temesse d’essere bollato come un esaltato sanguinario: “no, noi non esaltiamo la guerra e la violenza, in effetti non assumiamo nessuna posizione di giudizio ideologico su cosa sia giusto e cosa sbagliato. Del resto, per conoscere davvero il Male devi specchiartici fino in fondo. Semplicemente, raccontiamo come si sono svolte molte vicende storiche drammatiche, di cui oggi molti dei ragazzi che ci ascoltano potrebbero sapere poco o nulla. Il Barone Rosso è stato ed è una leggenda a tutti gli effetti, un uomo ‘bigger than reality’: persino i Monty Python gli avevano intestato il loro Flying Circus!”.
E, di storie, nel loro The Great War ce n’è tante: dal Barone Rosso al personaggio di Lawrence d’Arabia immortalato da Peter O’ Toole in un altro celeberrimo film di David Lean (tra l’altro appena ripassato su La 7); dalla cruentissima battaglia dei Fields of Verdun fino a un episodio quasi horror sconosciuto anche al vostro umile cronista e cantato in Attack of the Dead Men: “anche questo è un episodio storicamente documentato e accaduto sul fronte russo; i tedeschi avevano sterminato un intero reparto russo con i gas nervini, ma un manipolo di superstiti sono riusciti comunque a lanciare un contrattacco disperato contro il nemico, pur gravemente ustionati e col sangue che gli colava dagli occhi, dal naso e dalla bocca. I tedeschi, vedendosi attaccati da un gruppo di soldati ritenuti morti, si sono terrorizzati all’idea di essere minacciati da un esercito zombi e sono fuggiti rovinosamente di fronte a un pugno di indomiti russi moribondi!”.
Ma The Great War concettualmente non flirta con l’horror più di quanto non faccia con lo steampunk: come avete capito agli svedesi interessa molto di più l’orrore che c’è già nella storia realisticamente narrata che non le escursioni nel fantastico. Se volete seguirli sulle tracce dei fanti gettati nel fango delle trincee del 1914-18, di seguito vi riportiamo la tracklist completa dell’album:
01. The Future Of Warfare
02. Seven Pillars Of Wisdom
03. 82nd All The Way
04. The Attack Of The Dead Men
05. Devil Dogs
06. The Red Baron
07. Great War
08. A Ghost In The Trenches
09. Fields Of Verdun
10. The End Of The War To End All Wars
11. In Flanders Fields.
Buon ascolto. E non invadete nessuna landa dopo, spirano già abbastanza venti d'odio nel mondo contemporaneo!
Mario G