Mentre si avvicina l'inizio del corso di Musical Story Telling online con Teatri Possibili, poteva lasciarci in quarantena la fantamusic in un momento come questo? Ma se stiamo vivendo nel suo elemento ideale!
Jazz of the worlds
Il 30 ottobre del 1938, l'allora poco più che ventenne Orson Welles (a sinistra) realizza un'operazione-capolavoro che, con largo anticipo sui tempi, soddisfa l'assunto moderno secondo il quale ciò che va prodotto, ancor prima che la merce in sé, è il suo consumo. Welles, negli studi della CBS, nell'ambito della trasmissione radiofonica "The Mercury Theatre on The Air", decide di mandare in onda una versione reinterpretata del celeberrimo (e plurifilmizzato) romanzo La Guerra dei Mondi di Herbert George Wells. Welles escogita un falso notiziario che annuncia, sovrapponendosi alla regolare trasmissione, un atterraggio alieno nel New Jersey. Il risultato è un magistrale corto-circuito che, a distanza di ottant'anni, assume la fisionomia di una profetica fake-news moderna.
È questo il suggestivo pretesto fanta-massmediologico che ha ispirato il nuovo, omonimo album concept di Marcello Malatesta e Marco Di Battista (ambedue impegnati al piano, keyboards, live electronics), che con il loro progetto Soundscape's Activity dedicano a The War of the Worlds di Welles una suite-poema concepita per mettere a dialogo musica elettronica ed improvvisazione, grazie anche alla partecipazione chitarristica di Roberto Zechini, un veterano dei linguaggi improvvisativi e delle contaminazioni stilistiche (copertina a destra).
Malatesta e Di Battista costituiscono un tandem oramai consolidato in cui l'elaborazione, la costruzione del suono e il plurilinguismo pianistico articolano uno spazio sonoro in cui il tecnico e il compositore lavorano insieme, coabitando perfettamente nello stesso individuo. Il lavoro, pur muovendo come già detto da The War of the Worlds e traendone il paratesto (com'è evidente dai titoli) e importanti frammenti del radiodramma originale (per dire insomma che nel disco sentiamo la voce di Welles che recita), non ne ricalca l'esatta organizzazione, muovendosi piuttosto liberamente lungo l'asse della narrazione radiodrammatica.
Con questo lavoro (pubblicato da Revenge Records/Fonoarte), l'esplorazione musicale condotta da Marcello Malatesta e Marco Di Battista (in azione a sinistra) nel progetto Soundscape's Activity arriva al suo terzo capitolo, dopo il disco omonimo pubblicato nel 2014 ed Elektromagnetik Sketches (sempre Revenge Records, 2015), lavoro dedicato alla figura di Nikola Tesla, sviluppando un curioso, interessante (per quanto non facile) e imprevedibile dialogo fra il fraseggio pianistico-tastieristico del jazz, le distorsioni della chitarra elettrica di matrice rock (con qualche profumo psichedelico) e il noise elettronico, da sempre associato più direttamente ai soundscape (nomen omen) fantascientifici.
Synt-sexploitation
Soundscape che troviamo in forma ben più diretta e vintage nella colonna sonora del film Blood Machines di Carpenter Brut (Caroline, purtroppo per solo digitale, copertina in apertura). Passato all'ultimo Trieste S+F Festival 2019, Blood Machines è un breve lungometraggio firmato Seth Ickerman - nom de plume collettivo di una coppia di registi francesi (ai lati sul set)- Blood Machines è un'oeprazione fantarock al 100%, non a caso da noi già presentata anche nell'ultimo Sound Invaders di Wonderland andato in onda prima della quarantena: parte dal videoclip fantascientifico girato dai due per il brano Turbo Killer del loro amico, ex metallaro convertito all'elettronica, che ha ricambiato il favore producendo appunto la colonna sonora del lungometraggio.
Che è un divertito e scombiccherato pastiche visionario dalla sceneggiatura minimale con effetti volutamente vintage, omaggi a Star Wars e colori ipersaturi da videoclip, che sta in precario equilibrio fra una specie di pseudofemminismo new age e all'opposto una sexploitation alla Space Vampires di Tobe Hooper (che trovate apertamente citato anche nell'ultimo Dylan Dog Old Boy ora in edicola, Le stelle bruciano, copertina e tavola qui sotto ai lati).
Non sono probabilmente i 50' più fondamentali della s/f spaziale recente, va detto, ma godono di una soundtrack in pieno tripudio synthwave, in grado di rievocare con passione i Tangerine Dream, gli anni Ottanta dei sintetizzatori analogici tanto amati dal Brut e il maestro del fanta horror indipendente John Carpenter, notoriamente aduso a comporsi al sintetizzatore le sue stesse colonne sonore (non molto addietro venne pure a suonarle in tournée in Italia).
Fragole cosmiche per sempre
Lo stesso mondo cui guardava con pari passione Omar Cremon, che nel suo Strawberries from outer space accreditato allo spiritoso pseudonimo Omars Attacks (nel 2003 distribuito Durium, ora ascoltabile solo in digitale) sfoggia - oltre all'ironia evidente nei titoli e nel band name -un gusto lounge exotica applicato alle atmosfere da b-movie fantascientifico anni '50 da vero cultore corman-burton-tarantiniano che... certo, se fosse, se tutti noi fossimo in ben altri vivai produttivi, probabilmente sarebbe diventato davvero una colonna sonora cinematografica come la space electro del Carpenter Brut. Ma l'autore promette nuovi sviluppi a breve sotto l'egida di Brain One, quindi... chissà, forse nuove contaminazioni "virali" (nel senso positivo del termine) attendono dietro l'angolo.
In attesa di scoprirle, buoni ascolti e buone fantavisioni, in fondo siamo nel clima perfetto, no?
Mario G