“La musica interpreta la splendida irrappresentabilità dell’universo emotivo ed emozionale,
con le sue scosse telluriche, le sue dissonanze, la sua gioia.”
(da Life on Marsico, pg. 178)
Il braccio editoriale dell’etichetta discografica Goodfellas ha pubblicato da poco Life on Marsico, geniale titolo-calembour per una snella biografia del multiforme Maurizio, ossia l’uomo alla cloche – alla tastiera – della Monofonic Orchestra, il più duraturo dei numerosi, elusivi nomi d’arte dietro cui il magmatico musicista milanese ha celato i suoi numerosissimi rivolgimenti stilistici e reincarnazioni, da Bowie sotto il pelo dell’acqua. Mai giunti al proscenio delle zone alte delle classifiche come quelli del Biondo albionico ma non di rado precursori di tendenze che la musica italiana avrebbe percorso con gran fiato alle trombe parecchi anni a venire: minimalismo, new wave e pop cartoonesco pre-Righeira, electro dance e proto rap e quasi tutto quant’altro vi riesca d’immaginare a base di sintetizzatori e diavolerie elettroniche di varie generazioni (per gli addetti, scientificamente documentate nel libro).
“La musica non è cosa da cantantini, piuttosto da sciamani, sacerdoti, medium negromanti” (M. M.)
Noi siamo entrati in contatto col Marsico nel 2018, quando lui ci inviò il suo (ancora per poco) ultimo album Post_Human Folk Music, immaginando che sin dal titolo avesse qualcosa da dire a chi animava questo sito. Aveva ragione ed ebbe la recensione che ben meritava il suo lavoro (con nostro onore anch’essa citata nel libro). Non solo, ma fu poi anche intervistato in qualità di musicista appassionato lettore di fantascienza sul saggio FantaRock, all’epoca in gestazione. E che infatti conclude la bibliografia del libro scritto dal suo fedele biografo-archivista Christian Zingales, già firma di Blow Up e XL, oltre che estensore del booklet dell’antologia The Sunny Side Of The Dark Side, primo passo della sistematizzazione della sparsa discografia del Nostro (qui in particolare del versante più electro pop).
Discografia che, come si diceva, si è ramificata negli anni in una slavina di 45 giri, EP, flexi disc allegati a riviste (come la seminale Frigidaire), sotto i più disparati nom de plume di Frisk the Frog, Fontana, Soul Boy, oltre ovviamente a Maurizio Marsico e Monofonic Orchestra, oltre che in musiche per gli show televisivi (Obladì Obladà) di Paolo Giaccio con l’esordiente Serena Dandini, jingle pubblicitari, performance situazioniste in gallerie d’arte o negozi di Fiorucci, in teatri inglesi, al Rolling Stone o al vicino, mitico Plastic della Milano new wave che fu; oppure a New York, accanto a Keith Haring e al minimalista Rhys Chatham, coi nascenti Sonic Youth come spettatori o accanto a Warhol-bianchicapelli, Prince o Afrika Bambaataa (qui a lato accanto alla giovane Nina Hagen).
Scosse d’anticipazione
Troppo avanti rispetto ai tempi per avere col suo Rap’n’Roll (del 1983) il successo che oggi arride a un J-Ax? Troppo ondivago e incostante – fra John Cage e i Righeira, Devo e disco music – per costruirsi un reale seguito fedele “da rockstar”, quand’anche d’avanguardia, diciamo alla Eno o Byrne? O forse più interessato a seguire i propri incostanti umori che non le rigide esigenze del marketing discografico?
Ai posteri l’ardua, non spetta a noi – che ormai lo frequentiamo come un amico – stabilire se abbia ragione Demented Burrocacao che su Noisey ha scritto che “Negli anni ’80 Marsico aveva già inventato il Duemila” o se il talento del musicista si sia più disperso che sviluppato in tutti quei rivoli divergenti, come nei molti eccessi che il libro pur documenta impietosamente (e coraggiosamente).
Una vita come un fumetto…
Quello che abbiamo trovato più interessante, e per cui massimamente consigliamo il libro, è però il quadro d’insieme che Zingales traccia, alternando la propria narrazione in terza persona ai corsivi in cui è il Marsico stesso a narrarsi in prima: quello di una Milano ribollente di creatività artistica, ormai lontana nel mito come l’Atene di Pericle, la Parigi di Picasso e dei Ballets Russes o la New York di Warhol e Velvet Underground. È singolare che Marsico in realtà ha solo quattro anni più del vostro umile scrivente, quindi nel ’77 che lui ricorda ne aveva solo 17, ma gli sono bastati per incontrare Demetrio Stratos, suonare con alcuni componenti degli Area e della PFM, con jazzisti come Anthony Braxton e Giorgio Gaslini oltre al succitato Rhys Chatham ed Elliott Sharp o Steve Piccolo dei Lounge Lizards, per fare solo qualche esempio. Ma anche con Tanino Liberatore e Stefano Tamburini, rivoluzionaria colonna bolognese del fumetto d’assalto Ranxerox e della corrosiva rivista Frigidaire, con Andrea Pazienza e Filippo Scozzari, ai cui fumetti talvolta collabora e con i quali mette in scena surreali performance dadaiste.
Sembra che con soli quattro anni in più del sottoscritto Marsico abbia vissuto in realtà tre vite sparate a velocità… “silver surfin’”, un po’ come Snake Agent, il detective postmoderno di Tamburini, che risultava sempre mosso nelle tavole realizzate muovendo disegni preesistenti sullo specchio di una fotocopiatrice… Rank Xerox, ovviamente!
…Contro la società del ‘non è possibile’
Una Milano in cui soprattutto era possibile che accadessero cose, che si realizzassero progetti: musicali, editoriali, situazionisti, performativi, magari a volte anche (più o meno consapevolmente) folli ed estemporanei, ma comunque dinamici, attivi, partecipati e, soprattutto, “possibili”. Quando pensiamo agli anni ’80 come periodo superficiale, modaiolo e “da bere”, con Madonna e Duran Duran in classifica, dovremmo anche ricordare che però nel 1983 il negozio di Fiorucci poteva ospitare una performance avanguardista ideata dal designer del postmoderno Mendini, con la regia del giovane Antonio Syxty e sonorizzata (fino alle soglie del dolore delle povere modelle schiacciate in “abiti” di legno) ovviamente dal Marsico (a lato, performance di distruzione di bootleg dei Genesis al Plastic)!
E diciamo questo in voluta contrapposizione con a nostra era attuale dell’onnipresenza social e della massima viralità comunicativa, in cui tutto si esprime con un like ma alla fine nulla è più possibile, se non sei Wim Wenders o Roger Waters, come ben sa chiunque provi a muovere i propri primi passi in qualunque linguaggio artistico di questi tempi: se scrivi ti pubblicano solo se tu ti paghi la stampa, se dipingi devi affittare a tue spese i muri delle gallerie che appendano i tuoi quadri; vuoi fare una performance teatrale dal tuo testo? Ma chi ti credi di essere, Ronconi? …Addirittura un film di fantascienza? In Italia? Séh, magari fossi in America… ritrovate anche voi qualcosa di familiare qua dentro?
Nuovi scatti in avanti
L’ultima incarnazione del Marsico, in attesa del suo imminente nuovo album, è quella narrativa, all’interno di S.O.S. - Soniche Oblique Strategie di cui avete già letto e che speriamo apprezzerete, anche se la nostra antologia non è uscita in tempo per rientrare nella bibliografia del libro di Zingales. Ma la vita va avanti, bisogna muoversi continuamente, come Snake Agent.
Poi arriverà anche l’album di cover fantarock, per il quale Maurizio ha già registrato la sua Satellite of Love loureediana e per il quale stiamo ancora cercando l’etichetta discografica che possa dargli il giusto concreto supporto, vinilico o iridato. Dopo il quale si passerebbe di slancio al concept album sulla S.O.S.
Ma, sapete, Milano non è mica New York…
Mario G