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La storia del carroliano viaggio di Coraline oltre la parete di casa, in un altromondo solo apparentemente più colorato e ideale, nasce romanzo; dalla penna dark-fantasy di Neil Gaiman.
Il libro (Mondadori) sfoggia una pregevole cover a colori scuri (e all'interno altri acuminati disegni in b/n) frutto della non meno oscura e sregolata fantasia di Dave McKean, già braccio visuale di numerose creazioni fumettistico letterarie, un po' bambine un po' adulte, del Gaiman (vorace tritatutto di culture mitologiche d'ogni epoca e latitudine).
Il 3D domestico non l'abbiamo ancora sperimentato, ma quest'estate la visione del 3D in sala è stata esaltante, anche non essendo più bambini: dicevamo di un immaginario 'psichedelico', che si manifesta soprattutto nel mondo "oltre lo specchio" scoperto da Coraline (qui sopra a sinistra il circo fantastico di Bobinsky); ecco, la visione 3D amplifica realmente il surrealismo onirico e policromo, vicino a quello della Fabbrica di Cioccolato burtoniana.
La terribile trasformazione dell'Altra Madre in Strega (che inizia nella foto qui a destra) ci minaccia direttamente con arti a forbice tra gotico fiabesco e fantascienza cyberpunk (non sono mai banali le figurazioni del film). Un mondo fantastico, appunto, in perfetto equilibrio fra elemento fanciullesco (incanto, paura del buio) e adulto (surrealismo, vasta cultura iconografica): insomma, quel fantasy adulto che già abbiamo celebrato nelle opere - oltre che di Tim Burton (e dell'imminente "9" animato, da lui prodotto e di cui vedete un'immagine qui a sinistra) - di Guillermo Del Toro (Il Labirinto del Fauno), dello stesso Dave McKean (MirrorMask, sempre al fianco di Gaiman), Terry Gilliam (dal recente Tideland all'imminente, pare debordante, Parnassus), fino all'Avatar di James Cameron, saga fantasy di fusione umano-3D in uscita a dicembre, di cui abbiamo già assaggiato una pazzesca anteprima in sala (cui si riferisce la creatura nella foto a destra) .
Un cinema che sta sempre più 'postumanizzandosi' attraverso l'integrazione fra attori umani, disegno animato, grafica 3D da videogame e postproduzione digitale, dall'alba ormai lontana di Matrix o Kill Bill fino ai più recenti Sin City o 300, per arrivare appunto al nostro Coraline (o al recente capolavoro Watchmen di Zack Snyder per fare un altro esempio), diretto sparato verso una 'tavolozza digitale infinita', attraverso cui (fatte salve le limitazioni di budget e quindi di marketing) il regista possa virtualmente ricreare su pellicola, con un realismo fotografico assoluto, i mondi fantastici più pazzeschi.
La critica cinematografica 'seria' tende a bollare tutto ciò come "effetti speciali" finalizzati solo a epater un pubblico di ragazzini tecnotossici, ma le potenzialità in campo sono enormemente più vaste: io credo che Dalì, Magritte, Bunuel, Yves Tanguy, Man Ray oggi strabuzzerebbero gli occhi all'idea di poter 'dipingere in pellicola' il loro immaginario spiritato, folle surreale erotico dissennato, senza alcun limite tecnico.
Non a caso, abbiamo citato fin qui registi 'nobili', perlopiù apprezzati anche dalla critica, che sono riusciti a non farsi usare dalla spettacolarità, piegandola a forgiare un proprio immaginario personalissimo, non di rado capito dal pubblico ad anni di distanza: pensiamo un istante cosa potrebbero essere oggi le visioni animate di un The Wall di Alan Parker dall'omonima visionaria opera di Roger Waters/Pink Floyd... oppure quell'esperimento forse non del tutto riuscito ma seminale di Heavy Metal, fantanimazione 'adulta' e rock (di cui qui sotto a sinistra vi ricordiamo la storica locandina sexy-fantasy-mutante).
Buone visioni e a presto col ritorno dell'horror metal sanguinario di Rob Zombie!
Mario G