Prima di lasciarvi al contributo di Pierfilippo con i dettagli tecnici, vorrei fare una riflessione su quanto sia difficile per le piccole produzioni indipendenti riuscire a lavorare. In Italia ci sono molte maestranze che sanno lavorare ad un certo livello qualitativo ma quello che è mancato in questi anni è la coordinazione del circuito produttivo come dicono gli americani "underground". Per tutte le produzioni indipendenti infatti è difficile trovare qualunque tipo di aiuto. Non ci sono teatri di posa a basso costo, service luci o un noleggio attrezzature più "popolare", o corsi di formazione degni di questo nome.
Lo sappiamo noi di posthuman, che abbiamo prodotto un piccolo cortometraggio con le sole nostre forze, ma è una realtà difficile per chiunque faccia una scuola del cinema e non viva a Roma o Milano. Insomma nel nostro Paese l'industria del cinema è stata cancellata dalle priorità; d'altra parte non sembra che le "attività culturali" in generale siano mai una priorità da queste parti.
Accanto al problema della fuga dei cervelli, secondo me il danno sociale che ne risulta è deprimente: il diritto alla creatività è negato e appare un lusso da Paesi antropologicamente evoluti (come noi non siamo mentre il Nord Europa è).
Inutile invitare all'ottimismo per superare la crisi: essa è culturale ben prima che economica.
Come mai in Italia non si fa una legge che obbliga le sale a mostrare un corto al termine di ogni proiezione ufficiale? Perchè non c'è una graduatoria trasparente dei progetti del ministero? Perchè non si incentiva lo studio delle professionalità che ruotano intorno al cinema?
In questo scenario però si vede comunque la resistenza attiva di piccolissime imprese, videomaker, associazioni culturali che hanno scelto come soluzione quella di essere creativi anche contro l'ignoranza, il disinteresse, il disinvestimento sistematico. L'autoformazione, le cooperazioni internazionali o le semplici collaborazioni tra associazioni culturali e aziende, sta creando un'onda frammentata di nuove teste che pensano lavorano e fanno ancora cinema e video malgrado tutto. In questa ottica vediamo con grande interesse il lavoro di tutti, non solo degli autori di contenuti ma di tutte le maestranze che ruotano intorno al cinema.
In questo quadro volentieri pubblichiamo l'esperienza di Pierfilippo Siena, che ci fa capire come e quanta fatica e professionalità sono necessarie per portare a termine la post-produzione di un film. Che sia di fantascienza, drammatico o un horror di genere, i "mestieri" del cinema sono un anello essenziale per la loro riuscita. Riteniamo quindi che conoscere nei dettagli come si arriva ad un determinato risultato sia importante (fonte di ispirazione) per tutte quelle "realtà" autonome che in Italia non troveranno certo un corso della regione a spiegare la realizzazione di prodotti destinati alla distribuzione.
Ringraziamo ancora Pierfilippo Siena per aver condiviso con i lettori di posthuman la sua esperienza e la sua conoscenza!, augurandoci di riavere presto suoi contributi su questo esoterico mondo digitale, ormai essenziale non solo per i film "ad alto tenore di SFX" ma anche per titoli "d'autore", come ad esempio un "Changeling" di Eastwood o l'ultimo lavoro di Franco Zeffirelli, a quanto ci consta attuale impegno proprio del team di Pierfilippo.
A cura di Pierfilippo Siena, responsabile degli effetti visivi digitali per Rebel Alliance
Girato in HD alla risoluzione di 1.920 x 1.080 con due camere CineAlta della Sony, "Zone of the Dead" è stato poi trasferito in pellicola a colori 35mm presso i laboratori dell'Augustuscolor di Roma in formato 1.85:1 SRD 16/9. Una volte giunte in Italia le cassette HDCAM con tutto il girato del film, ha avuto inizio il processo di conforming in cui il materiale viene "estratto" da queste per essere assemblato in un master digitale seguendo i tagli previsti nella EDL, ovvero la Edit Decision List, creata in fase di montaggio Avid. In questo frangente, è stato quindi possibile lavorare sugli shot degli effetti visivi digitali richiesti dai registi sia per correggere errori in fase di ripresa che per aggiungere animazioni ed altri miglioramenti delle immagini. Nulla di troppo complicato ma la deadline per la consegna, funzionale alla prima a Belgrado, era molto ravvicinata ed i tagli da lavorare superiori a 110.
La Rebel Alliance, con sedi a Roma, Los Angeles e Montreal, composta da professionisti già inseriti da anni in campo cinematografico, ha ricevuto l'incarico di realizzare gli effetti di "Zone of the Dead" oltre alle sequenze animate dei titoli di testa, di coda ed al rullo dei credits. Gli interventi hanno riguardato svariate tipologie di effetti, dal digital make-up per cambiare il colore degli occhi delle comparse impersonanti gli zombi, alle ferite da arma da fuoco schizzanti sangue, dalla correzione colore del fumo bianco sul set per trasformarlo in gas verde, ai colpi di arma da fuoco in partenza dalle finte armi utilizzate dagli attori sul set fino alla rimozione dei cavi di sicurezza utilizzati dagli stunt-men nelle scene acrobatiche.
Oltre a ciò, alcuni effetti di make-up speciale creati da Miroslav Lakobrija presentavano dei piccoli difetti, come cerotti per l'applicazione di protesi, ferite e tubicini di plastica per pompare il sangue che erano visibili ed andavano coperti con patch realizzate in Photoshop. Per gestire in una ventina di giorni tale flusso di lavoro, la Rebel Alliance si è servita unicamente di Combustion di Autodesk Media & Entertainment per realizzare la totalità dei tagli, a cominciare dal fumo bianco del vagone cisterna con il simbolo del Biotoxic Hazard, modificato grazie al Discreet Color Corrector creando, fotogramma dopo fotogramma, maschere specifiche e quindi trasferendo alla struttura incaricata di curare il processo di Digital Intermediate anche i canali Alpha separati per ottenere una migliore gestione del colore.
Nel corso del film poi, moltissimi spari sono stati aggiunti sia alle pistole che ai fucili in un singolo fotogramma prima dell'espulsione del bossolo dall'arma e del relativo scarrellamento, effettuando nel contempo anche il tracking della geometria degli oggetti allo scopo di posizionare i contributi correttamente, in perfetta corrispondenza del foro del vivo di volata.
Sebbene il montaggio adrenalinico di “Zone of the Dead” impedisca di percepire tutto il lavoro compiuto per quanto riguarda gli effetti visivi, esistono altri esempi in cui la durata in frames dei tagli è tanto lunga da avere costretto le macchine dello studio ad un lungo ciclo di calcolo come nei totali della strada che conduce dentro Pancevo, la città della Serbia in cui è ambientato il film, dove il traffico in movimento sullo sfondo, le luci delle macchine e le persone presenti sono state prima rimosse e quindi sostituite con una nebbiolina notturna per migliorare l'atmosfera di desolazione desiderata dai registi.
A completare il lavoro degli effetti visivi di “Zone of the Dead” si sono pure aggiunti degli insert detti in gergo tecnico picture-in-picture dato che sia gli schermi televisivi che i monitor di sorveglianza apparsi nel film sono stati ripresi sul set senza contributi da compositare a parte in post-produzione. Nel caso del telegiornale della rete privata di Pancevo, l'anchorwoman che legge le notizie della sera ha recitato davanti ad un fondale grigio, poi migliorato con un logo fittizio PA TV, animazioni di scritte in cirillico ed immagini di esercitazioni militari reali delle forze armate serbe.