ZONE OF THE DEAD
Regia: MILAN KONJEVIĆ e MILAN TODOROVIĆ
Anno: 2009
Cast: KEN FOREE, KRISTINA KLEBE, EMILIO ROSO
Abbiamo visto in anteprima – grazie a una copia low-res. screener – “il primo horror serbo”, un film che lascia sperare in una ripresa delle coproduzioni internazionali per ridare slancio al cinema dei generi anche nel Belpaese, anche se non in un rinnovamento artistico dell’immortale (ritornante!) genere zombesco: infatti, lo spunto “ecologista” della fuga di gas tossico che scatena l’epidemia (come spiega del resto il regista nell’intervista che leggete qui sotto) è servito solo per agevolarsi dei finanziamenti locali altrimenti impossibili, non certo per corredare la pellicola di sottotesti politico-noglob. Persino l’idea (mica male affatto) che l’incidente nucleare di Chernobyl non fosse che un estremo tentativo d’arginare il contagio zombificante esploso in terra russa viene buttata via quasi alla fine, in mezzo a dialoghi che, fossero stati muti, poco avrebbero tolto al film.
Il dvd screener aveva infatti l’audio originale inglese, mono e senza sottotitoli, ma la sensazione è comunque di non aver perso molto: Todorović e Konjević volevano un action-horror che omaggiasse il mondo degli amati b-movie e questo han fatto. “Zone of the Dead” è un giocattolone splatter, in cui ci si può divertire a catalogare la mole di citazioni romeriane (Ken Foree che commenta la proposta di asserragliarsi in un mall: “Credete a me, vi garantisco che non sarebbe una buona soluzione”!) e carpenteriane (il misterioso prigioniero da scortare che poi si rivela cruciale per la salvezza del gruppo assediato), ma senza sperare in metafore ambiziose o scorci filosofici sulla ex Yugoslavia come “regno dei morti d’Europa”, ecco…
Non manca peraltro qualche scena originale, come la distesa di zombie sdraiati e dormienti in pieno giorno (forse ‘morti’, forse ‘in attesa’), ma la sorpresa viene sempre giocata in chiave di spara-spara, sangue che schizza, corpi smembrati. Lungi da qualsiasi discorso socio-politico alla “28 Giorni/Settimane Dopo” o massmediologico/metafilmico alla “Rec/Quarantena”, tanto per citare due casi recenti di rinascimento zombesco. Che questo approccio poi significhi la vera essenza del cinema (= onesto divertimento popolare) o semplicemente un prodotto scadente e derivativo è quesito filosofico cui ognuno risponde per sé.
Per i filologi, resta da dire dei veri protagonisti, gli zombie: in “ZOTD” sono del tipo classico-romeriano, ossia tonti e lenti, con movenze sghembe e fuori equilibrio, qua e là anche troppo accentuate; a parte qualcuno, che inspiegabilmente si muove molto agilmente (come l’infetto che insegue l’auto dei buoni correndo, o quello in tuta bianca che sembra un leader). Sono complessivamente accuratamente realizzati e devono aver assorbito buona parte del budget di produzione del film, anche se forse addirittura troppo carichi di dettagli repellenti (pustole, occhi bianchi, bocche insanguinate), ma potrebbe essere una questione di gusto personale. Come dice Todorović nell’intervista, il bilanciamento fra effetti ‘classici’ di make-up e trattamenti digitali (curati dall’italiana Rebel Alliance Fx) è ben realizzato e mai invadente, anche se solo una visione della versione definitiva del film ci permetterà di apprezzare meglio il lavoro di colour grading, che secondo Pierfilippo Siena (responsabile degli effetti speciali digitali) è uno dei punti forti della realizzazione del film.
Da vedere con amici davanti a un carpaccio… sanguinante.
Di seguito: INTERVISTA CON MILAN TODOROVIC, REGISTA DI ZONE OF THE DEAD
- “Zone of the Dead” sembra a tutti gli effetti una fusione di due sottogeneri: il ciclo degli zombie di Romero e i thriller “d’assedio“ alla Carpenter di Distretto 13. Come hai pensato di mescolare questi filonistorici in un’unica sceneggiatura?
Beh, pensa che il titolo originario del film era “Escape from Pancevo”...! Inizialmente lo pensavamo proprio come un omaggio ultra low budget ai film di Carpenter, girato con un gruppo di amici e un paio di attori serbi affermati in ruoli cameo. Io sarei stato il regista e Vukota protagonista e produtore insieme a me. Io ho sempre adorato i film di zombie, per cui in seguito abbiamo aggiunto gli zombie perchè pensavamo che avrebbero aggiunto un tocco interessante alla storia. In Serbia non è mai stato girato un film di questo genere, quindi pensavamo che avremmo conquistato facilmente i fan del genere, anche se con effetti a buon mercato... Alla fine la sceneggiatura era ottima. L’ha letta Miodrag Miki Krstovic, un attore fra i più apprezzati da noi (nel film è l’ispettore Belic che affianca Ken Foree), e gli è piaciuta tanto che abbiamo cominciato a pensare che ci sarebbe stata la possibilità di fare più che un filmetto amatoriale. Così l’abbiamo riscritto, cambiando il titolo e dando più spessore a tutto l’impianto. Come dicevi tu, l’idea base era fondere Assault on precinct 13 e Dawn of the Dead, ma abbiamo cercato di renderla il più possibile originale e fresca. Per fare un film “vero“ il budget diventava il problema cruciale: in Serbia i film sono prodotti dallo Stato, ma nessuno avrebbe mai osato chiedere un finanziamento pubblico per un soggetto a base di zombie, sicuramente una “risibile porcheria“ per qualunque occhio istituzionale. Per aggirare il problema, gli abbiamo dato un coté ecologico, basato su una forma di inquinamento in una città industriale dalle parti di Belgrado, sostituendo il termine “zombie” con “infetti”. Abbiamo poi realizzato una bellissima brochure del film, che ha indotto molti a pensare che fosse già tutto realizzato. A questo punto è entrato in gioco il coproduttore italiano, Loris Curci, che ci ha chiesto di girare in inglese. Ovviamente abbiamo accettato con entusiasmo, non credevamo alle nostre orecchie quando ci ha detto della possibilità di avere Ken Foree come attore: abbiamo subito assunto uno sceneggiatore professionista per rivedere la storia e inserire un personaggio per lui. È così che è entrato in gioco il coregista Milan Konjevic... dicendoci che eravamo dei matti a pensare di fare un film di zombie in Serbia... con Ken Foree! Ma ci ha aiutato a sviluppare una nuova sceneggiatura, più ambiziosa e più “americana” di quella di partenza, che è poi la storia che alla fine vedrete sullo schermo.
Quando è nata la tua passione per l’horror? Conoscevi già l’horror italiano degli anni ’60 e ’70?
È nata negli anni ’80, quando ho iniziato a leggere fumetti, in particolare quelli di Dylan Dog. Per cui si può dire che sia una passione con radici in Italia! In campo cinematografico,“The Fog” di Carpenter per me rimane il film più spaventoso che ho visto da ragazzino... per anni non ho potuto dormire con le luci spente per colpa sua... lo adoravo e ne ero terrorizzato... dev’esser stata quella sensazione a farmi amare il genere! Amavo anche i film d’azione con dei protagonisti antieroici... in quel senso Zone of the Dead è un cocktail dei miei generi preferiti... è anche più action che horror...
Come hai avuto un’attrice di Rob Zombie per una piccola produzione europea? Anzi, parlaci un po’ di tutto il cast...
Beh, lei è d’origine tedesca, quindi è anche un’attrice europea! È stato Ken Foree a proporla per il ruolo, dopo Halloween son rimasti amici... per cui l’ha suggerita al produttore Loris e, quando lei ha letto lo script le è piaciuto molto, per cui coinvolgerla in Zone è stato tutto in discesa. La parte di Mina Milius è ben scritta, il personaggio ha un suo arco di sviluppo, i cui due estremi le davano la possibilità di mettere in scena una forte personalità... ovviamente in mezzo a una notevole strage di zombie! E penso che tutto il cast abbia lavorato al masimo, sono loro la vera qualità del film! Tutti han preso la storia molto seriamente e ognuno di loro ha approfondito il proprio personaggio... ovviamente Ken è al suo best! Oserei dire che la sua parte è perfino migliore di quella in Dawn of the Dead. Miki Krstovic è il suo compagno d’azione, e lui era il mio attore serbo preferito di sempre, è stato un piacere averlo con noi! Anche Emilio ha dato vita a un grande anti-eroe! Ha dato fascino e carisma al personaggio, mantendolo un pizzico misterioso come volevamo. Vukota, il mio coproduttore, ha anche interpretato un efficace ruolo action facendo il monaco pazzo che dà fuori di matto! Alla fine, penso che abbiamo avuto la fortuna d’avere un fantastico cast!
Ora parliamo degli effetti speciali, che in questo genere contano quasi come bravi attori: spesso si legge sulle riviste o nei forum una sorta di culto fanatico per l’effetto analogico 'vintage' rispetto a quello digitale oggi prevalente, che tutti considerano più ’freddo’. Tu concordi? E come hai bilanciato questi due opposti approcci nel film?
All’origine concordavo con la posizione ’integralista’. Ci eravamo preparati a non usare effetti digitali. Volevamo fare tutto dal vero. Così abbiamo chiesto al reparto make-up FX di preparare ogni effetto in modo che potesse andare direttamente nella versione finale del film... Ma siccome non avevamo abbastanza tempo, abbiamo cominciato a tagliare gli effetti più complicati... Altri son venuti fuori nel corso della lavorazione... Il fatto è, sai... insomma, fino alla fine delle riprese non avevamo nessuno in grado di realizzare degli effetti digitali. Il che era sbagliato... penso che ne avremmo previsti anche di più se avessimo saputo prima quanto efficaci potevano renderli Pierfilippo Siena e il suo team (pubblicheremo tra una settimana un contributo del team sul nostro sito). Per cui il bilanciamento è... che gli effetti ’naturali’ prevalgono, ma i digitalisono così belli che neanche li riconosceresti, tanto sono forti! La prossima volta ne useremo di più.
- Qual è la situazione del settore cinematografico nel tuo Paese, ora? Pensi ci sia spazio per altri progetti in coproduzione?
La situazione del cinema in Serbia era pessima fino a poco tempo fa. E il pubblico amava praticamente solo la produzione nazionale. Ma... in passato i film erano così mal fatti che oggi risultano inguardabili... Erano sempre drammi bellici, o commediole d’ambientazione contemporanea, o un mix delle due cose, ma sempre privi d’idee nuove, nuovi approcci... e la gente s’è stancata di vedere drammi sulla guerra o post-bellici... per questo Zone of the Dead è effettivamente qualcosa di nuovo. Un vanto e un problema, perchè molti saranno sorpresi che questo sia un film serbo... e penso anche che sarà apprezzato, ma prima dovremo riuscire a portar la gente al cinema senza che dica “uffa, il solito film serbo...!“. I finanziamenti statali sono ovviamente sempre destinati agli stessi 5, 7 soggetti al massimo. È molto difficile che un giovane regista venga sovvenzionato, per quanto sia vitale che arrivi nuova linfa a portare un rinascimento nel cinema serbo. In questo senso le coproduzioni potrebbero aiutare molto, anche a livello di partecipazione statale. Penso che in effetti questo sia il futuro da percorrere, dobbiamo solo riconoscerlo. Lo Stato deve capire che è necessario finanziare anche film commerciali, che poi la gente vede, non solo drammi serbi che nessuno al mondo guarda! Le coproduzioni sono importanti per diversi motivi: che diverse fonti contribuiscono alla realizzazione del progetto, in modo che ciascun partner affronti solo una parte sostenibile; che le troupe straniere possono apprezzare i vantaggi di girare qui da noi, il che nel tempo porterà nuovi finanziamenti alle casse dello Stato. Ciò consentirà di produrre più film, sviluppando profesionalità in questo campo e, inoltre, generando implicitamente una maggiore visibilità per il Paese. Quindi lo Stato DEVE supportare anche il cinema di genere e sensibilizzare produttori internazionali a investire da noi!
Godetevi il trailer (se non lo visualizzate vuol dire che non avete quicktime, scaricate ed installatelo http://www.apple.com/quicktime):
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Nota: se non lo visualizzate vuol dire che non avete quicktime, scaricate ed installatelo http://www.apple.com/quicktime