Soffocare è il film tratto dall’omonimo romanzo di Chuck Palahniuk. E forse in questo sta il suo limite principale. Nel senso che, se uno non si aspettasse "un Palahniuk" come David Fincher ci ha abituati a pensarlo, magari il debutto di Gregg in regia riscuoterebbe anche maggior plauso.
Di Palahniuk personalmente ho letto solo Cavie, non Fight Club né il Soffocare in questione. Però il film di David Fincher che ha reso celebre in tutto il mondo lo scrittore dell'Oregon, guastatore dell’american way of life, è scolpito anche nella mia memoria come uno dei picchi del decennio dei ’90. Se vogliamo, è uno dei vertici di un ideale “triangolo dell’angoscia postmoderna” insieme a Trainspotting (film tratto da Irwine Welsh, cui proprio Palahniuk viene spesso accostato) e Crash di Cronenberg (dal compianto Ballard).
Anzi, ricordo che quando lo vidi pensai che Fight Club era il ‘vero’ film che avrebbe dovuto fare allora un Cronenberg, anziché ritornare sui suoi passi (cioè a Videodrome) con eXistenz.
La vicenda di Fight Club ha peraltro diversi punti in comune con il Soffocare adattato e diretto dall’esordiente (in regia, come attore ha una lunga esperienza) Clark Gregg: ancora un protagonista simpaticamente disadattato, che ciondola fra sedute di terapia di gruppo (qui per guarire dalla sessuomania), senza grandi intenzioni di cambiare realmente vita, un ambiente umano straniato (il lavoro nel parco tematico in cui ogni giorno si recita la vita dell’antica America - v. foto a destra), in cui le teste fulminate e i caratteri disturbati non sono le eccezioni ma la norma.
Allora perché titoliamo provocatoriamente “Soffocare Palahniuk”? perché evidentemente di Fincher non ne viene fuori uno all’anno: e Gregg al momento non ha la stoffa registica per governare l’isterica materia in gioco senza... soffocare, appunto. Che, nel caso del suo film, consiste nell’appiattire l’affresco allucinato di una società ben oltre l’orlo della crisi di nervi, in pieno sbando, psicologico, morale e sociale; appiattirlo in una commedia nera, sì, birbantella quanto si vuole, ma in cui non abbiamo mai veramente la sensazione “soffocante” che la risata che ci scappa sta per seppellirci definitivamente. E dire che le situazioni politicamente scorrette non mancano: erotomanie, masturbazioni compulsive, scopate in chiesa (o almeno tentativi), ex hippy sballati e conformisti nevrotici, teneri fidanzamenti con lap dancer notturne (foto a sinistra)… non una relazione “sana”, ce n’è per tutti. Non dal punto di vista strettamente erotico che si veda alcunché di autenticamente pericoloso o “soffocante” per il nostro occhio smaliziato di degenerati del terzo millennio, beninteso (i veri erotomani resteranno delusi).
Ma poi, quando tu spettatore stai per “soffocare”, zac t’arriva una risata che è liberatoria, non ulteriormente urticante, come dovrebbe essere lo humour di Palahniuk (e com’è anche nel suo collega Irwine Welsh, peraltro).
Non è un equilibrio facile, mi rendo conto. Né penso d’avere in tasca la soluzione giusta: come si sarebbe dovuto fare a rendere il giusto Palahniuk-mood? Con riprese più allucinate? Più buie, con maggior uso di grandangolari deformanti? Con meno humour, più freddezza, più dramma, o con uno humour ancor più caustico? In verità non ve lo so dire, il fatto è che rimane la sensazione di occasione sprecata. Di trovarsi di fronte non a uno scorcio sull’abisso ma tutt’al più a un Cose molto cattive con più pretese sociologiche.
Soffocare è distribuito dalla Fox, che gli dedica una cartella stampa molto analitica, di oltre 40 pagine, invero ricchissima sulla genesi del progetto, lo sviluppo della sceneggiatura dal romanzo, la fotografia (in 16 mm ‘gonfiati’, c'informano) di Tim Orr, le scelte di casting (invero molto azzeccate: Sam Rockwell è un giovane normalmente psicotico degno di Edward Norton, la madre Anjelica Huston una validissima sparring partner della follia e in generale tutti gli altri attori sembrano ben sistemati nel loro ruolo).
Purtroppo, uscendo dalla sala resta la sensazione che il press kit fosse più interessante del film.
Se volete “soffocare per credere”, il film esce nelle sale il 12 maggio.
Mario