L'abbiamo recuperato fortunatamente alla sospirata riapertura post-epidemica delle sale, dopo che era transitato fin troppo fugacemente sugli schermi lo scorso gennaio, perché The Lodge è un film indipendente di quelli che osano spingersi oltre i cliché del genere.
Il secondo film della coppia Veronika Franz/Severin Fiala (moglie e nipote del regista autriaco Ulrich Seidl) approfondisce senza pietà l'analisi sull'orrore dei rapporti familiari disfunzionali iniziato con Goodnight Mommy e - grazie a una maggiore definizione del fluire narrativo, forse dovuta alla produzione USA - si situa già in zona capolavoro.
Qui sotto vedete la videorecensione di Mario sul nostro canale Youtube montata con alcune sequenze del trailer ufficiale.
Mirabilmente fotografato da Thinios Bakatakis, abituale direttore della fotogragfia del greco (ma affine) Yorgos Lanthimos, gelato nella gamma dei blu di una baita isolata fra le nevi canadesi, The Lodge utilizza quegli spazi chiusi e soffocanti come metafora delle strettorie emotive che attanagliano i rapporti fra la giovane nuova compagna di uno psicanalista e dei due figli di lui.
Due ragazzini caldi come la neve che imprigiona tutti, che non nascondono di incolpare la donna, già non molto salda psicologicamente, del suicidio della loro madre, crollata alla richiesta di divorzio del marito.
In equilibrio fra il citato Goodnight Mommy e un altro grandissimo horror della tragedia familiare come Hereditary di Ari Aster (del quale riprende le inquietanti case di bambole e pupazzetti a simboleggiare i personaggi umani), The Lodge è un horror intimista reso plumbeo dalle ossesioni religiose della protagonista, unica superstite del suicidio di massa della setta guidata da suo padre.
Se non lo trovate più in sala, cercatelo in ogni modo: s'impenna in non più di tre o quattro picchi di suspense, ma in quelli si salta letteralmente sulla sedia!
Posthuman Staff