Una giovane e variamente assortita troupe (sotto a destra) di aspiranti pornografi nel nascente firmamento dell'home video si reca in un isolato casolare texano per girare il debutto indie da cui si attendono i riflettori (delle luci rosse) finalmente puntati su di sé. L'anziana coppia di villici che glielo affitta non sono però gli innocui vecchietti brontoloni che loro credono. Finirà in mattanza.
Questo l'elementare plot del "guilty pleasure" di Ti West (poster, fighissimo, in apertura e qui a sinistra), ché - se si parla di "sexy horror styory", come recita la tagline del film - di questo si tratta.
Lussuria e sangue
E, dal punto di vista pruriginoso dello "sleaze", va subito detto che gli alligatori del piccante non stanno andando incontro a portate visive da indigestione del tipo di Hardgore (per citare un titolo davvero hard+horror proprio degli anni in cui si svolge la storia), né del Thriller - A Cruel Picture amato da Tarantino né tantomeno dell'inarrivabile Nymphomaniac di von Trier. E nemmeno di quel The Farmer's Daughters (che dovrebbe essere il titolo del porno girato dalle tre coppie protagoniste del film), che la premiata ditta di Nocturno, sul numero di giugno ci svela essere stato davvero un titolo hard a firma di tal Zebedy Colt nel 1976 (il film di Ti West per la precisione si ambienta nel '79).
L'omaggio a film come Boogie Nights sulla cosiddetta golden age of porn ci sta, ma in quest'era da Handmaid's Tale un horror che speri di uscire nelle sale i nudi frontali e le scene hard li può al massimo suggerire, non mostrare davvero.
Molto meglio va sul versante strettamente horror, dove invece l'epoca consente di mostrare tutti i "fiumi di porpora", le pugnalate, le mani o le teste fracassate che un regista può sognare. E di cui infatti il West c'imbandisce generoso banchetto, evitando peraltro i cortocircuiti narrativi e le scene telefonate che rendono indigesta gran parte degli horror prodotti per il pubblico teen da pop corn. Basti pensare che qui il primo che ci lascia le penne non è quello che scopa (in un porno poi!), bensì proprio quello che s'era lasciato sopraffare da un sussulto moralista sulla propria fidanzatina "nice girl"!
Numerose le scene in cui anche lo spettatore navigato da decenni di "cruel pictures" si trova a percepire un sottile brivido di suspense, a partire dalla magistrale nuotata di Mia Goth ripresa dall'alto in un laghetto, inconsapevole d'esser pregustata da un alligatore...
La voglia che non muore
Ma il piatto forte, la vera originalità del film alla fine non risiede nel gore né nell'hard, bensì nell'affrontare di petto u tema ancora tabù nella nostra società pur invecchiata, del tutto impensabile nei vitali e giovanilisti anni '70, ossia il desiderio senile. Quell'inaccettabile aspirazione a sentirsi ancora desiderabili quando i capelli imbiancano e la pelle si fa vizza e cascante.
Pearl, la moglie del fattore - virtuosisticamente interpretata sempre da Mia Goth resa irriconoscibile dal trucco prostetico (che doveva aver invidiato alla collega Tilda Swinton nel Suspiria di Guadagnino) - dice alla Mia Goth giovane aspirante porno star: "Sono stata giovane anch'io, sai. Ero bella allora e non c'era niente che mio marito non avrebbe fatto per me". Pearl è stata (o aveva sognato di diventare) una ballerina, "Ma non sempre la vita va come vogliamo noi". Ora vuole sentirsi ancora una donna desiderata, il marito teme che il suo cuore non regga più le fatiche del talamo, quindi lei cerca "l'America" (nel senso Nannini del termine) nei giovani pornografi, che di colpo ci paiono dei dilettanti della depravazione al cospetto dell'inguardabile vecchia assetata di eros e pronta ad uccidere per averlo (o solo per punire chi per età gode di quel che lei non ha più).
Dentro e fuori dalla pellicola
E' in questo stridente e attualissimo contrasto che si gioca la carta vincente del film, che fa di X - a sexy horror story più di un guilty pleasure, uno di quegli horror che trascendono le barriere del genere per dirci qualcosa della nostro mondo, come ad esempio Scappa - Get Out o Noi/Us di Jordan Peele sulla questione razziale. Un film che anche sul versante metacinematografico poteva dare di più, oltre a qualche scena sgranata e seppiata del girato dell'ambizioso R. J. (Owen Campbell), che dichiara di "voler sperimentare molto col montaggio" della sua pellicola low budget, "come fanno i registi francesi".
Con un plot che sta scritto su un tovagliolo si poteva sperimentare anche col dentro-e-fuori dal film nel film, oltre a qualche gustoso split screen fra il girato e quel che accade intorno agli ingenui pornografi. Ma Ti West non è Tarantino e si mantiene prudentemente su un realismo narrativo di agevole lettura. Anche se non mancano gli omaggi a Non aprite quella porta (come non immaginarlo!), Psyco (l'anziana diabolica), Quel motel vicino alla palude (l'alligatore), Shining (la porta sfasciata con l'ascia, che vedete qui ai lati), per finire con Hardcore (il tele evangelista invasato che nel finale ci riserva l'ultimo colpo di scena, rivelandosi il padre proprio di...).
Scopritelo da voi nel buio del cinema, a partire dal prossimo 14 luglio, vi gelerà la serata.
Suoni solari e orrendi
Infine, ricca la colonna sonora (di uno specialista come Tyler Bates col contributo di un'altra regina del goth, Chelsea Wolfe), che schiera una ridda di classici vintage, come In The Summertime di Mungo Jerry (per l'allegro inizio del film) e l'immancabile Don't Fear the Reaper dei Blue Öyster Cult (quando s'approssima la tragedia).
E dopo...
E godetevelo anche perché bisogna prepararsi al sequel/prequel Pearl che Ti West ha già girato - pare, in Nuova Zelanda - anche se ancora non se ne conosce una previsione di lancio. Contiamo che Midnight Factory non si faccia scappare il boccone. L'avete capito, non conviene lasciar invecchiare il desiderio...
Mario G