L’horror ad episodi sta vivendo una nuova stagione di vitalità e Midnight Factory segue il fenomeno senza perdere un colpo: dopo il caso metafilmico di V/H/S, basato anche sul recuperare il girato nell’ormai vintage video nastro, è venuto l’abecedario di morte The ABC’s Of Death in ben 26 corti (uno per lettera dell’alfabeto anglosassone per l’appunto) di altrettanti registi, quindi i Tales of Halloween, dieci storie di sangue per la notte delle zucche. La novità è che gli antologici recenti non sono solo trampolino per registi debuttanti o pretesto per prodotti straight-to-video, ma sfoggiano anche nomi già affermati di buon calibro (Joe Dante, John Landis, Marshall, Lucky McKee, Darren Lynn Bousman, Mick Garris, Xavier Gens, Nacho Vigalondo o la coppia Hélène Cattet & Bruno Forzani sul cui superlativo dittico torneremo presto).
Registi i quali, nei casi più felici, osano anche uscire dai cliché del genere, facendo leva sugli inesorabili confini di tempo del formato, che impedisce di sviluppare a fondo situazioni e caratteri, puntando su stili sincopati, sintesi spiazzanti, qualche sperimentalismo videoclippeggiante qua e là… del resto, così va col corto: si definisce un setting di partenza, si sviluppa una situazione minacciosa o inquietante e si chiude col fulmen in clausola. Per altra ciccia non c’è spazio, quindi tocca andare dritti al sodo. Qualche nesso magari rimane non spiegato ma in fondo, specie se si lavora nel campo del fantastico, il non detto può risultare più stimolante degli (per lo più assurdi) spiegoni pseudo razionali di tanti horror made in USA, no?
Bene, di tal materia è appunto fatto Holidays, di cui ci occupiamo qui: originale horror in otto episodi (di poco meno di un quarto d’ora ciascuno circa per un totale di un’ora e 40 di durata complessiva) dedicati a “santificare” (nel sangue, ovviamente) altrettante festività rituali del nostro calendario, che intitolano ciascuno dei corti che compongono il film.
Nell’ordine, vediamo infatti: Valentine’s Day di Kölsch/Widmyer, con un’adolescente che omaggia l’aitante istruttore di nuoto che ha acceso il suo cuore (ma ne cerca uno nuovo per sé) con grande passione e… spietata reazione al bullismo delle compagne.
Quindi St Patrick’s Day, con una maestra finalmente incinta ma – a causa di una perfida bambina-strega che la riporta verso atavici culti pagani d’Irlanda – non del frugoletto che sperava. Su Nocturno è stato giustamente ricordato a questo proposito l’indimenticata Setta di Soavi ed è questo sicuramente uno dei corti più efficaci, peccato solo per alcuni effetti un po’ grotteschi col serpente giocattolo, che raffreddano un poco l’angoscia creata dalla sapiente regia sperimentaleggiante tutta a salti improvvisi di Gary Shore.
Altro pezzo forte è l’Easter di Nicholas McCarthy (già autore dell’obliquo At the devil’s door, da recuperare), in cui una bambina è terrorizzata dalla resurrezione di un mostruoso Gesù (che sembra una creatura del Labirinto del Fauno di Del Toro), mentre la mamma vedova si consola suis manibus dopo le preghiere serali.
Segue il Mother's Day di Sarah Adina Smith, in cui una ragazza afflitta dalla persecuzione di una gravidanza ad ogni rapporto sessuale (anche protetto) finisce ostaggio di un altro orrendo culto matriarcale pagano/new age. Mentre nel Father’s Day di Anthony Scott Burns (The Last Exorcism Part II) un'altra giovane ritrova il padre defunto seguendo le tracce di un’audiocassetta lasciatale da quest'ultimo, che la guida verso uno spettrale stabile abbandonato e verso l’agognato abbraccio… in una dimensione senza ritorno.
A mio giudizio è forse proprio questo l’episodio migliore, nella sua malinconica asciuttezza bluastra, insieme al Christmas di Scott Stewart: più didascalico registicamente, ruota intorno ad un paio di occhiali per realtà virtuale (dono natalizio per il figlio) che, inforcati dal padre, prima gli consentono di visualizzare le proprie inconfessabili fantasie erotiche s/m, ma poi le rivelano alla moglie insieme al crimine con cui egli si è aggiudicato l’ambìto regalo; ma, siccome la cattiveria è il virus più contagioso che esista… non sveliamo come la consorte viene “stimolata” del diabolico occhiale a vendicarsi delle proprie frustrazioni sul lavoro!
Inferiori secondo me invece gli episodi di Halloween del pur blasonato Kevin Smith, che dopo l’era dei Clerks affina un’ironia horror sempre più cattiva, qui su un pappone da video chat, ma che sbraca nel grottesco, che per me alla fine allenta sempre la tensione. Come accade anche al finale New Year’s Eve, scritto dalla coppia Kölsch/Widmyer del primo corto, diretto da tal Adam Egypt Mortimer e interpretato dalla Lorenza Izzo star di Green Inferno di Roth, in un confronto fra serial killer maschio vs femmina, che però appunto affonda la cattiveria iniziale nella goliardia della lotta dei sessi.
Curioso notare che di buona parte degli episodi siano protagoniste donne, adulte o spesso adolescenti se non bambine. Ancor più leggendo nel booklet del dvd che “non è stata una cosa preventivata a tavolino” (parola di Sarah Adina Smith, pressoché debuttante e unica regista donna del lotto): tra paure infantili, primi amori, sfruttamenti sessuali e angosce di maternità l’horror sta diventando femmina, e non più nello stereotipato ruolo della scream queen?
Forse un po’ eccessivo l’entusiasmo dedicato al film nella recensione su Nocturno (sito e magazine di luglio), come nel succitato booklet, peraltro curato (ottimamente, come d’uso) appunto dai demiurghi della rivista Gomarasca & Pulici, ma se siete alla ricerca di un buon horror per rinfrescare pigre serate estive, Holidays fa per voi, e anche con qualche valida sorpresa. Non escluderei che di qualcuno dei registi coinvolti si senta riparlare presto su lunghe durate…
Mario G