Joseph Beuys, l'artista sciamano per eccellenza, è una figura da sempre legata a Napoli: emblematica è la sua partecipazione alla mostra collettiva Terrae Motus, ideata dal gallerista Lucio Amelio come commemorazione della ferita lasciata dal terremoto dell'80 alla città, ora conservata negli appartamenti reali della Reggia di Caserta. Nello spettacolo diretto da Michelangelo Dalisi, l'artista concettuale noto per essere l'antitesi di Warhol, viene evocato in veste di fantasma infestante le rovine di un vecchio museo da un cronista che chiederà allo spettrale maestro di regalarci la sua ultima lezione: l'atto artistico è un gesto naturale, il fare e il comunicare ci rende tutti artisti.
I concetti fondanti della sua arte sono raccontati attraverso le domande del cronista, ripercorrendo tutte le tappe importanti dell'artista sciamano, che ha ideato il concetto di arte olistica che coinvolge l'essere umano in tutte le sue discipline, dalla politica all'ecologia, fino alla religione. Un ready-made che va oltre l'oggetto comune che diventa arte, estendendosi alla mano di chi esegue il gesto; persino parlare di un argomento artistico diventa opera d'arte. Emblematico è il ready-made realizzato in diretta durante lo spettacolo, in cui l'artista, un intenso Marco Cacciola, imbastisce la tappezzeria di una sedia, il primo oggetto di scena in divenire.
Beyus porge la spillatrice al cronista, lo stesso Dalisi, ricordandogli che è il fare a renderci artisti. L'atto sciamanico è compiuto, il cronista ascende a discepolo del pastore che lo guida come un pifferaio magico verso la verità che c'è dietro l'Arte; è adesso che comincia l'Arte, con la consapevolezza di essere tutti artisti. Il messaggio suona potente, sublimato dall'affascinante sequenza di body art a base di scintillante miele d'oro che lo sciamano si cosparge sul viso, evocando la sua celebre performance “Spiegare un dipinto ad una lepre morta”.
L'Arte diventa concetto, non più oggetto. E su questo punto lo spettacolo si allunga oltre il palcoscenico ed entra nel “reale”, con una sottile ironia sul valore dell'opera, inquinato dal suo mercato e dalla sua vendibilità. Emblematico il discorso sul “brand” che deve avere l'artista e non la sua opera, allusivo alla cifra stellare della banana di Maurizio Cattelan, intitolata Comedian. Proprio delle ultime ore è la notizia che la provocatoria opera verrà battuta all'asta da Sotheby's partendo dalla fantacifra di un milione di dollari: al fortunato acquirente saranno consegnati una cesta di banane e un rotolo di nastro adesivo argentato, visto che la banana andrà cambiata periodicamente in quanto materia deteriorabile.
Per questo non si può non notare la connessione tra le Controimmagini di Michelangelo Dalisi in scena al teatro Mercadante e la vicina piazza Municipio, diventata centro nevralgico di tante discussioni social nell'ultimo mese, da quando è stata installata l'opera di Gaetano Pesce “Tu si 'na cosa grande”, il Pulcinella concettuale dalle falliche sembianze.
Il dibattito mediatico è stato martellante e continua ancora adesso, tra battute e méme esilaranti, fino ad indignazioni da parte di arrabbiate femministe che hanno visto nell'opera una fastidiosa celebrazione del patriarcato, da cui ci dissociamo con forza; forconi e censure che notoriamente non ci interessano: l'opera di Pesce è stata messa lì proprio per la sua ironia; guardandola diventiamo tutti degli irriverenti Pulcinella, che ironizzano sulle associazioni di idee che un membro gigante spuntato al centro della piazza può suscitare, spronando alla discussione.
È questo il concetto di scultura sociale (o per meglio dire “social”) di cui si fa profeta proprio il Beuys (a sinistra ritratto col cappello, NdR). Mai la sirena Parthenope aveva strillato tanto per una delle sue prodezze (escludiamo lo scudetto, ovvio, ma lì entriamo nel campo della religione), neanche per il supino Cristo velato, che tutti i turisti corrono ad ammirare. Perché questo accade? L'opera di Sanmartino è bella da togliere il fiato, classicamente concepita per essere fruita col sussiego di un Sacramento. Il “Fallo nella piazza” invece (s)piazza, come direbbe Pulcinella, così abituati al fatto che l'Arte debba essere per forza bella ci dimentichiamo che all'artista del bello ormai importa poco.
Tutte le avanguardie artistiche novecentesche, di cui Beuys è portavoce, hanno archiviato questo stilema, ed oggi è ancora più vacuo visti i disegni piacevoli e levigati che le AI ci producono: gli artisti sono liberi di sperimentare persino il banale e il brutto, perché è proprio lì che risiede l'umano, nell'errore, nel difetto, nella ferita che abbiamo dentro e che l'Arte guarisce; o che fa suppurare ancora di più, se essa è troppo vicina agli organi vitali, come ci insegna e scrive lo Sciamano sulle tre lavagne che fanno da scenografia allo spettacolo, anche queste a rievocare una delle sue opere (le lavagne erano parte di una performance tenutasi il 3 Aprile del 1980 all'interno della Sala Cannoniera della Rocca Paolina di Perugia in cui il maestro collaborò con Alberto Burri).
Ci piace pensare che Beuys sia intervenuto per spiegarci che l'Arte è un'esperienza vitale fatta di comunicazione e dibattito: un'opera va interpretata, mai odiata. Sperando che il nostro simpatico “Pulcinella fallico”, per alcuni al limite del molesto, non venga incendiato come accaduto alla Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto, che l'anno scorso occupava lo stesso spazio.
Il parallelismo degli eventi di piazza Municipio con la performance che il gruppo Nouveau Réalisme, capitanato da Jean Tinguely, allestì in piazza Duomo a Milano nel 1970 (oggi rievocata nella mostra su Tinguely, in corso all'Hangar Bicocca, foto a destra, NdR): una scultura a forma di fallo (qui sopra a sinistra un disegno progettuale dell'artista, NdR), questa volta senza allusioni, ma anatomicamente accurata, piena di petardi che vennero fatti brillare al culmine della performance, ci fa chiudere con un quesito provocatorio: e se anche le gesta dei piromani della Venere fossero state parte di un atto artistico estremo, cosa dovremmo spettarci dal fallo di Pulcinella, che accenda i razzi e parta alla volta dello spazio? Scommettiamo che al Beuys piacerebbe.
Lo spettacolo resterà in scena al Ridotto del Teatro Mercadante fino al 3 Novembre 2024.
Ava N. Gard
PS: Posthuman porge il benvenuto ad Ava N. Gard, che debutta sul sito con questa raffinata analisi sull'arte contemporanea a partire dallo spettacolo teatrale su Beuys, augurandosi di tornare presto ad ospitarlə con nuovi contributi.
La foto della mostra alla Reggia di Caserta è di Art Corvo, per le foto dello spettacolo ringraziamo l'ufficio stampa del Teatro Mercadante, la foto della mostra di Tinguely all'Hangar Bicocca è di Mario G.
Il Pulcinella di Pesca, la "banana" di Cattelan e il progetto fallico di Tinguely sono immagini d'archivio raccolte sul web.