Non siamo riusciti a vedere tutto il programma della settimana fantastica del festival Oltre Lo Specchio, diretto da Stefano Locati e piovuto quasi sulla terra milanese ricco di convegni, tavole rotonde (una anche col vostro umile sottoscritto) e anteprime di film (lungo e corto metraggi), tutti mai apparsi finora in Italia.
Di High Life avete già letto la recensione dedicata al grande film della Denis, ora ci dedicheremo ad alcune altre scoperte che secondo noi valgono la visione, se riuscirete a scovarli.
Lucid (GB, 2018)
Il breve film (86', ormai una rarità) del britannico Adam Morse è una gustosa incursione nel mondo dell'onironautica dalla trama abbastanza semplice: il timido Zel non osa dichiararsi alla bellissima vicina Jasmine, ballerina di lap dance nel locale esclusivo dove lui è solo un parcheggiatore umiliato dal boss. Fortuna che vicino a lui abita anche lo psicologo fricchettone Billy Zane (a sinistra), che appunto lo introduce al mondo del sogno lucido, in cui il ragazzo può modellare la situazione a proprio piacimento.
Il gioco funziona alla grande, e Zel riuscirà anche a trovare il coraggio di far breccia nelle attenzioni della bionda venere ballerina, ma ben presto le cose si complicano: le situazioni che sta vivendo sono reali o il giovane continua a vagare in un sogno senza uscita?
Morse non è David Lynch ma il suo film è ben girato e si fa seguire senza un attimo di noia, fino ad un finale che forse è il suo unico difetto, perché arriva all'improvviso e un po' affrettato, come se il regista dovesse chiudere il trip alla svelta (finito il budget?). Chiusa semplicistica che spiega meno di quel che vorrebbe, di un tipo di storia che si basa sul crescendo di complicazioni e detour del trip, ma che spesso naufragano proprio sul "venire al bandolo".
Ma se come me siete dei curiosi delle circonvoluzioni oniriche, vedetelo: non vi annoierete un attimo.
Apocalypse After (Fr, 2018)
Di Bertrand Mandico avrete già letto nel servizio di Nocturno (marzo '19) Laissez bronzer le Giallo sui pulpisti d'Oltralpe: geniale quanto folle autore di corti e medio metraggi studiatamente formalisti e sperimentali, ha condensato in soli 37' la sua vertiginosa incursione metacinematografica nella s/f, giustamente intitolata in originale Ultra Pulpe.
La regista Joey D'Amato (il film rigurgita di citazioni del Massaccesi) sta finendo un film postapocalittico (l'Apocalypse After del titolo) in una stazione balneare deserta, e col film volge al tramonto anche la sua relazione saffica coll'attrice protagonista. Ma non aspettatevi una s/f alla Vermillion Sands: Mandico è finissimo metteur en scène e il suo breve film è un tripudio d'estetica pop dai colori ipersaturi degno di un videoclip anni '80 dei Soft Cell, con mostri kitsch come nel Dr Caligari di Sayadian, rocce falliche e stupratori marziani, un décor assolutamente fumettistico e antinaturalista.
Che fa pensare al Querelle di Fassbinder (sicura ispirazione del suo precedente Les Garçons sauvages), sia per l'onnipervasivio immaginario (omo)erotico che impregna i suoi film, sia per l'attitudine appunto manierista nella creazione dell'immagine, poi animata da dialoghi estremamente letterari e filosofici, genettiani, in questo caso sulla solitudine del regista: «Ho sognato di essere Max Ophuls, ma sono Joe D’Amato. Chi scriverà di me? Sono il regista più odiato della mia generazione, perché mescolo i generi». E poi «le immagini dureranno, i corpi imputridiranno».
Geniale e camp, sexy e distaccato, così è Mandico: visione lussureggiante e stimolante, che potrà anche risultare insopportabile a parecchi 8come dice la sua regista Joey); prendere o lasciare.
A presto con altre visioni, il festival continua fino al 12 giugno.
Mario G