Nel saggetto su Horror Rock avevamo accennato alla meritoria opera dell'etichetta Black Widow in quell'area dell'undeground italiano che collega psichedelia oscura, progressive, hard, dark wave e doom metal.
Un magma sonoro prismico e affascinante, che della falange gotica del post punk (Joy Division, Bauhaus, Cure, Siouxsie, Sisters of Mercy, Christian Death e Fields of the Nephilim, su cui trovate anche il saggio della Tsunami e il libro monografico sui Death In June) rappresenta lo sviluppo attuale: non pedissequa riproposizione di sonorità '80's (come ad es. fanno i Soror Dolorosa o i più noti Interpol) ma evoluzione verso le contemporanee frontiere del metal e della musica industriale (Nine Inch Nails, Marilyn Manson, Rob Zombie, Tool), contemporaneamente connessa alle radici sabbathiane dell'intera scena, nonché al "dark side of the moon" della psichedelia, diciamo da Set The Controls For The Heart Of The Sun ai lavori hard-spaziali degli Hawkwind e lovecraftiani dei Blue Oyster Cult.
Ebbene, un manipolo di album pubblicati nel 2010 da parte della label genovese ci consente di sviluppare il concetto, dimostrando altresì che il rock italiano non si è fermato né alla PFM né al successo commerciale dei Litfiba, e nemmeno a quello recente, notevolissimo proprio sul difficile suolo americano, dei Lacuna Coil: fortunatamente c'è un underground nel Belpaese che ancora brucia della stessa fiamma che accende le sue pire nel Nord Europa con band come gli psycho-sabbathiani svedesi Siena Root e Abramis Brama (della Transubstans Records che personalmente ho scoperto grazie agli amici di Psycho).
Tornando alla genovese Vedova Nera, trovate succoso compendio di questa scena nell'eccellente doppia compilation "...E Tu Vivrai Nel Terrore", edita nel '98 e contenente ben 29 brani, dalle cover dei temi di Phenomena e Inferno ad originali, di band come i Goblin, i Death SS (cui prima o poi toccherà riconoscere un valore nel crossover dark punk/metal, almeno pari a quello di Misfits/Danzig) o gli inglesi Bevis Frond. Allegato al doppio cd c'è anche il libro Incubi Notturni (Dead Of Night) - Il buio oltre lo schermo: un filo rosso sangue tra cinema e musica, bilingue e riccamente illustrato, incentrato sul legame fra il rock e il grande horror italiano (Argento ma anche Bava e Fulci, come il titolo proveniente da L'Aldilà suggerisce): quasi un precursore del saggiodi Vitolo/Lazzati e una versione "in rock" del parallelo sviluppato da Stefano Di Marino fra cinema thrilling italiano e narrativa contemporanea con la sua antologia Il Mio Vizio è una Stanza Chiusa.Ma veniamo finalmente ai dischi nuovi (o recenti) della Black Widow.
Orbene, Sua Satanica Maestà, messi da parte la teatralità shock-glam dei Death SS e le incursioni nel nu metal elettronizzato del suo album solista Humanomalies, coi Sancta Sanctorum (nella foto qui a destra) torna alle radici del suono oscuro: The Shining Darkness (cover sopra a sinistra) è un fosco prisma che manda cupe vampe psichedeliche, nutrite dall'organo di John Di Lallo.
Definito da Sylvester "un concept album sul dolore di vivere, sugli aspetti più oscuri della coscienza umana, sul senso stesso della nostra esistenza" (in Horror Rock, pag. 259), l'album si distanzia dall'occultismo e dallo smaccato satanismo che caratterizzava i Death SS, ma l'atmosfera sonora non si alleggerisce affatto, complice la voce sempre graffinate dell'oscuro cantore e si fa ancor più incombente grazie all'impiego di goticissimi cori chiesastici, che non mancheranno di far sentire a molti "odore di zolfo".
Se dovessi dargli un riferimento cinematografico, propenderei per La Setta di Michele Soavi (fascetta a sinistra), un viaggio oscuro (e... ehm, sì, satanico), che prende le mosse proprio nella "solare" summer of love californiana, pronta a diventare la Death Valley 69 di Sonic Youth/Lydia Lunch. Ma forse la citazione potrebbe valere un po' per tutti i dischi di cui parliamo in questo servizio (e nel suo seguito)...
Un'assoluta e scioccante sorpresa per il sottoscritto sono stati poi gli Abysmal Grief, il cui Misfortune (cover a destra) - rispetto all'album di debutto omonimo del 2007 - non sposta di una virgola il baricentro del loro impatto sonoro, che comunque rimane minacciosissimo: la vera essenza del doom e di ciò che oggi può a buon diritto definirsi "dark rock", e tutto ciò in una band italiana!
Sei brani lunghi (dai 4 ai 13 minuti) e cupissimi, dall'andamento lento e "fangoso", ancora le chitarre accompagnate dall'organo, e cantati - salmodiati - da una voce molto bassa e catacombale (ma non growl), che dan senso al nome del gruppo ("pena abissale"); conditi dagli immancabili rintocchi di campane e sepolcrali voci recitanti femminili, praticamente ci troviamo in casa dei Black Sabbath portati all'estremo.
Ma se tutto ciò vi sembra pura riproposizione di un modello che conoscevamo già e dubitate del mio concetto di fusione di radici punk e metal, ascoltatevi la loro Cadaver Devotion: se poteste accelerarla, non verrebbe fuori il riff di I Wanna Be Your Dog di Iggy/Stooges?!
Il video di Crypt of Horror girato in un cimitero, gli stessi musicisti in foto agghindati come monaci demoniaci, sembrano pronti per recitare la loro parte negli inferi di una Encarnaçao Do Demonio di José Marica Marins.
Fine della prima parte. Il servizio continua QUI con gli album di Black Hole, The Black e Blackland. E non chiedeteci perché l'abbiamo intitolato "l'opera al nero"!
Mario G