Horror & Rock: riuscite a pensare a un libro più perfetto per i postumani regali natalizi del 2010? Una più azzeccata summa teologica delle nostre viscerali passioni? No, neanche noi!
Anzi, per dirla tutta, un po’ invidio ai due autori Eduardo Vitolo e Alessio Lazzati d’avere realizzato con cotanta ricchezza un progetto che in qualche modo ho accarezzato anch’io in tempi recenti (iniziando a dargli forma QUI): riunire il più ampio spettro possibile di quella che essi stessi definiscono “la musica delle tenebre” alle sue fonti d’ispirazione letterarie, cinematografiche e persino fumettistiche, in un panorama che risulti – per quanto possibile (data la materia oceanica) – a trecentosessanta gradi. In qualche modo, con citazione cinematografica, potremmo definirlo un “tutti i colori del buio” musicale.
Ecco una storia del rock – una storia tematica, certo, ché non di tutto il rock si tratta – che procede non tanto in senso cronologico (del genere, di una corrente, di un artista/band) – bensì per connessioni che definire “occulte” è quasi tautologico: non si parla dunque tanto di anni ’60, ’70 etc., né di garage, punk e grunge. Si parla se mai di musica ispirata dall’orrore sovrannaturale di H. P. Lovecraft – dai miti di Cthulu, dai Grandi Antichi, dalle Montagne della Follia o dalla musica non-umana di Erich Zann – piuttosto che dagli incubi gotici di Edgar Allan Poe o da quelli più moderni di Stephen King; e si raccolgono le riflessioni di scrittori contemporanei, navigati tanto nell’orrore quanto nei suo agganci con la musica, come il guru Danilo Arona o il modenese Claudio Vergnani dei vampiri.
Mentre, sul versante delle ispirazioni cinematografiche (e anche qui si aprirebbe un mare magnum inesauribile), l'analisi tematica - ossia ispirazione sovrannaturale, demoniaca, vampiresca, dai serial killer, dal fumetto etc. - consente di superare lo scontato e superficiale punto d'osservazione classico, cioè in pratica film interpretati da rock star, film-rock opera (o con colonna sonora comunque rilevante), film in cui il rock è nella trama (tipo il classico "Morte a 33 giri" o robette così).
Attraverso l'impianto Vitolo-Lazzati si scopre invece un’autentica valanga di canzoni o interi album ispirati all’immortale (e perennemente rigenerantesi) mitologia del vampiro, piuttosto che ambiguamente affascinati dalle più terrene gesta scellerate dei più famigerati serial killer che hanno insanguinato le cronache del XX secolo. E le pellicole di Fritz Lang, Hitchcock e Jonathan Demme, Dario Argento, John Carpenter e Rob Zombie, ad oggi l’unico rocker balzato di peso dietro la macchina da presa a dar forma agli orrori che prima evocava con le canzoni dei suoi White Zombie.
Ripercorriamo – fra urla e fragori di chitarre distorte – le scelleratezze di personaggi storici come il tuttora misterioso Jack lo Squartatore, il bieco Gilles De Rais o la sanguinaria contessa Erzebeth Bathory, come di personaggi contemporanei “a nuvolette”: Dylan Dog (ricco di citazioni rock) e il Corvo di James O’ Barr (dal fumetto al film alla colonna sonora, esemplare bignami di horror rock). O perfino dei fumetti ero-horror anni ’70, come Jacula e Zora (omaggiata anche dal film dei Manetti Bros.), di cui leggete nel saggio Vietato Ai Minori, ma forse non sapevate che avessero dato nome ad altrettanti progetti musicali del progressive più oscuro dell’italiano Antonio Bartoccetti/Antonius Rex (notate le cover qui ai lati). Già, perché tra i pregi del libro scritto dai due autori italiani c’è anche quello di dar giusto risalto alle numerose proposte che anche il rock nostrano ha offerto al sound dell’oscurità: dal suddetto Bartoccetti agli Abiogenesi, fino ai più noti PFM con la loro rock opera su Dracula, dalle “sataniche maestà” Death SS/Steve Sylvester/Paul Chain (autentici precursori delle efferatezze formali di Rob Zombie e Marilyn Manson, in basso a sinistra la horror comic-cover di un album tributo a loro dedicato), ai Belladonna, dai Malombra ai cupissimi Abysmal Grief, fino ai romani Theatres Des Vampires, di cui presto vi presenteremo l'imminente Moonlight Waltz.
Vi basti pensare che il sottoscritto ha passato ormai una trentina d’anni sulle strade (perdute) del rock, eppure dalla lettura del libro ha tratto un sacco di scoperte da approfondire e vive da alcune settimane in una fibrillante ricerca di nomi finora sconosciuti.
È sì vero che personalmente ho sempre guardato al rock italiano con una punta di (probabilmente colpevole) pregiudizio o snobismo, ma l’impressione di essere “tornato sedicenne” con tutto un mondo sonico ancora da scoprire è elettrizzante!
Altro pregio non secondario è che l’organizzazione tematica del molto materiale consente di superare di slancio alcune barriere ideologiche, che a lungo hanno impedito una visione a tutto campo a molti di noi, che eravamo giovani quando se un manipolo di punk incrociava la strada con uno di metallari non era raro che finisse a botte. Nel segno dell’horror finalmente convivono – e rivelano le contiguità, le connessioni più che le incomunicabilità – il rock psichedelico dei pionieri ‘68eschi Black Widow e Coven, gli hard rocker Black Sabbath, Blue Oyster Cult ed Alice Cooper, il prog di High Tide, Van Der Graaf Generator e Alan Parsons, il punk di Damned e Misfits o l’hardcore di Accused (cover con Martha Splatterhead qui sopra a sinistra)e Rudimentary Peni, la dark wave di Bauhaus e Christian Death, il goth industrial dai Voivod e Ministry al Sopor Aeternus dell’inquietante Anna Varney, il metal di Judas Priest, Iron Maiden - ai lati due cover dei loro primi singoli - Motorhead, Metallica e Slayer, fino all’onda estremista e satanica del black metal nordeuropeo (Darkthrone, Burzum, Mayhem, la ghenga che ha fatto scorrere il sangue e non solo sulle copertine); e su cui oggi finalmente trovate in libreria anche il fondamentale Lords Of Chaos (edito in italiano da Tsunami, pgg 384, € 22; vedi link e cover sotto a destra, ma ci torneremo presto).
Anzi, è evidente che dalla parte del metal batte più veloce il cuore degli autori del libro, il che dà vita a qualche piccolo sbilanciamento nelle loro attenzioni: per dire, forse si poteva dedicare qualche capoverso allo sciamanesimo di Jim Morrison?
Ma forse anche le Murder Ballads di Nick Cave meritavano un’attenzione almeno pari al grand guignol di King Diamond, cantante dei Mercyful Fate e chiaramente un pallino dei Nostri. O forse ci si poteva soffermare un po’ di più che per una citazione en passant sugli originalissimi “orrori avanguardistici” di Diamanda Galàs e John Zorn/Naked City, trascurando qualche thrash band di seconda fila?
Probabilmente sì, anche se gli autori si parano dall’accusa sin dall’introduzione, ammettendo che la ricerca risente molto delle loro passioni e non pretende d’essere equanime e completa (obiettivo probabilmente impossibile).
Certo, in un saggio così enciclopedico, uno tenderebbe ad aspettarsi anche un bilanciamento parimenti “da enciclopedia”, ma il peccato rimane perdonabile, specie a fronte di altri meriti, quale ad es. quello di affrontare (e senza facili ironie) il fenomeno del rock cristiano accanto al molto demoniaco che per forza il libro ospita, quello di trattare discografie non solo angloamericane ma di citare anche musicisti tedeschi oltre che scandinavi, slavi, giapponesi, portoghesi, l’eroico lavoro di una etichetta indipendente genovese come la Black Widow Records, attiva nel dark/prog/doom ma già nota anche a livello internazionale (presto approfondiremo sulle sue recenti uscite) e chi più ne ha…
Egoisticamente, il sottoscritto – a sua volta cresciuto nel clima “punk contro metal” di cui sopra – in questo sbilanciamento trova spunti per colmare le proprie lacune sul versante prog, hard’n’heavy. Ma confida che il saggio di Vitolo-Lazzati induca anche qualche metal head (non di rado propensa a considerare la musica solo lungo l’asse che va dai Black Sabbath ai Megadeth o giù di lì) a prendere in considerazione il lato punk/ alternative della luna.
Gli spunti di riflessione non mancano: dagli horror punk Misfits (a destra la cover di un loro singolo ripreso anche dai Metallica) parte la carriera metal del cantante Glenn Danzig, dall’hardcore punk dei Black Flag, il cantante Henry Rollins ha appesantito le strutture della Rollins Band verso il metal, le collaborazioni fra i dark Christian Death e i black metallari Cradle Of Filth sono note; in fondo Lemmy dei Motorhead (e prima nei prog Hawkwind) diceva di essere catalogato in quota al metal e non al punk solo perché il suo trio portava i capelli lunghi… ma son solo esempi simbolici, non vogliamo farvela troppo lunga.
Argento non sarà stato un critico rock ma... c'è da commentare il segnale?
{mosimage}Forse nel libro si sarebbe anche potuto approfondire maggiormente l'analisi del perché l'immaginario che va dal gotico al satanico allo splatter è da sempre così caro ai musicisti: dalla figura della rock star come estrema propaggine dell'artista maledetto del Romanticismo decadente (se ne parlava nel mio "Rock - Cultura, Subcultura, Controcultura", Firenze Libri 1994, ma temo che ormai sia introvabile), fino all'identificazione di una forma da sempre considerata "di serie B" con altri linguaggi nettamente trash, come appunto horror e porno (di cui al nostro recente articolo sull'arte contemporanea). E, in vista di un'auspicabile seconda edizione, si può consigliare un più attento editing dei (numerosi) errori ortografici.
Però ora ai detrattori dell’horror potremo almeno indicare la pace fra punk e metal fra i meriti del genere!
Mario G
P.S.: la galleria di immagini che correda questo articolo è composta da copertine di album horror rock tanto nei suoni quanto nella grafica, come noterete sempre ispirata al mondo dei fumetti; alcuni sono dischi citati nel libro, per altri (Cramps, Jon Spencer) ci siamo consentiti la licenza di colmare qualche lacuna ma... non vogliatecene, non avevamo pretesa di completezza
Horror Rock, di Eduardo Vitolo e Alessio Lazzati - pgg. 478, € 24 - Arcana editrice 2010.