"Quanto ci costerà credersi liberi?
Quando si suonerà la nostra musica?"
(da La Nostra Musica)
Noi ascoltatori puri entriamo in un disco sempre a prodotto finito. Sentiamo delle belle chitarre e (se siamo ascoltatori evoluti) al massimo ci chiediamo “ma sarà bravo The Edge o è tutto merito di Eno e Lanois?”.
Ecco, purtroppo non sarò io a svelarvi questo arcano, né quanto sia il reale peso di Enrico Gabrielli (che tra l’altro suonerà a marzo al Cox 18 col suo trio psichedelico The Winstons) nel sound della PJ Harvey recente.
Però, nel mio piccolo, ho seguito la lunga gestazione dell’album Utopia del quieto vivere degli Amplifire e quindi posso testimoniare che, quando si arriva al capolinea dell’ascolto del cd definitivo, il gusto è diverso. Come dire, un po’ più profondo, partecipato.
Infatti sono da tempo amico del fondatore del gruppo, il chitarrista Marco Nik Nicolini (a destra), con il quale ho fatto alcuni reading-rock free form alla Casa Gorizia sotto il nome di Fisiko Metalliko Nero (QUI una ripresa grezza, irta di electrosoundscape by Kremo). Per preparare quelli abbiamo passato pomeriggi a parlare di King Crimson e Adrian Belew, David Bowie, Frank Zappa e Steve Vai. Sicché sono rimasto stupito quando ho sentito il suo primo demo degli Amplifire, per l’impatto decisamente più pop rock che avevano le sue canzoni autografe: che, in origine, avevano basi completamente elettroniche realizzate dal solo chitarrista e da lui stesso gestite anche in live attraverso l’attrezzatura midi; con testi dal gusto esplicitamente cyberpunk, che mescolavano italiano e inglese.
Nel tempo, un concerto dopo l’altro in pub e circoli Arci (dove prosaicamente si consuma tanta vita del rock underground italiano), intorno al duo formato da Nik (autore della più parte delle musiche) col cantante Ivo Netti Maghini è cresciuta l’attuale band degli Amplifire, che oggi conta Dario Mono Scagliotti al basso, Paolino Susani alla batteria (sotto a destra fra le scatolette degli speciali "farmaci" del gruppo per il "quieto vivere") e un misterioso “quinto elemento” (sempre di gusto fantascientifico) dall’apporto non meglio definito ma che di nome fa Andrea Garlic Sacco. Di certo non è lui a suonare le notevoli intro pianistiche di tre brani del cd, perché il keithjarrettiano pianista risulta essere invece Andrea “Paranza” Parazzoli (più la guest star Andrea Giuss Giussani che s’alterna con Nik al sintetizzatore in diverse canzoni).
Ascoltando il frutto del loro lavoro in studio, cioè il cd Utopia del quieto vivere, bisogna dire che la lunga marcia verso il prodotto finito (coprodotto dal gruppo con Ultra Sound Records) ha pagato: i suoni degli strumenti “analogici” arrivano più intensi e avvolgenti, l’impatto rock è più deciso e caldo. Netti è sicuramente uno che sa cantare: l’impostazione melodica vocale tira verso i Litfiba pop dei ’90 (con qualche sfumatura Cult?) e l’impasto strumentale si fa ascoltare con piacere, non lesinando anche alcuni gustosi interplay strumentali, che con le vecchie basi elettroniche sarebbero stati impensabili: penso a +Controllo, col suo caliente duetto chitarra elettrica-armonica (finalmente un po’ di dilatazione della quadrata forma-canzone pop), a Senza sole, con la sua coda vagamente psichedelica, oppure al lavorio di chitarra effettata di Cieli in Fiamme (in generale, la seconda parte del disco è quella che osa un po’ di più negli arrangiamenti).
I testi sono ora interamente in italiano, prevalentemente a firma del cantante Netti, tranne tre (Supereroi, Tu Soffri e Apples in my shoes) che mantengono la firma di Sonia Infante, partner del Nicolini in un precedente duo. Hanno perso gran parte del mood cyberpunk (che echeggia solo nel potenziale singolo-killer Supereroi e nel “Brain Synth 3000” de L’Onda) e puntano più su una satira dei cliché esistenziali del nostro presente che a celebrare unioni di carne e (morbida) macchina, ma vanno dritti allo scopo, come la musica del gruppo.
Resta da dire dello spiritoso artwork di copertina, con i musicisti fotografati (da Laura Franzon) al Ligera di via Padova a Milano (ben visibile nello sfondo del gruppo qui a sinistra), ormai mecca del rock alternativo live milanese (e non solo), intenti a cercare l’utopia del quieto vivere (un verso di Venderesti L’anima) attraverso un’orgia di farmaci, le cui scatoline sparpagliate sul tavolo riprendono titoli e testi del disco (ne vedete un esempio qui a lato, tratto dalla confezione del Prozac, concept by Nik).
L’album per ora è acquistabile ai concerti del gruppo (al momento atteso il 22 aprile al suddetto Ligera, altre date seguiranno a breve): perché così va la vita del rock underground italiano. E se non sentirete gli Amplifire su Virgin o Capital, non è per la miopia musicale dei dj: è perché gli ascolti sulle FM nazionali semplicemente si pagano, come spazi pubblicitari. La vostra etichetta investe tot e voi andate in heavy rotation. Non investe, allora tutti diranno di voi: “gli… Amplifire (ma vale per mille altri)? Ma… scusa, sono famosi?”. No, non lo sono. Anche se avrebbero probabilmente l’orecchiabilità necessaria per farsi apprezzare in quell’ambito.
Ma questo è il “quieto vivere musicale anni 2000”, ragazzi. “Come stanno trattando male il rock’n’roll”, direbbe Ruggeri, autore dell’omonimo brano, unica cover nella track list, eseguita con viscerale grinta quasi metal.
Buoni ascolti.
Mario G
Puoi scaricare il pdf con le lyrics qui: Amplifire Lyrics
Amplifire - Utopia del quieto vivere
1. Venderesti l'anima
2. Introduzione alla sofferenza
3. Tu soffri
4. La nostra musica
5. Soulfree
6. Invito a cogliere l'onda
7. L'onda
8. + Controllo
9. Supereroi
10. Senza sole
11. Preparazione al logorio dell'anima
12. Anime logore
13. Cieli in fiamme
14. Il Rock 'n' Roll (Ruggeri)
15. Apples in My Shoes