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Il bello coi vampiri è che non finiscono mai: tu credi d'aver visto ogni possibile declinazione del succhiasangue - romantica, sexy, lesbo, action, blax-comix etc - e invece no: eccone un'altra che riesce ancora una volta a risultare in qualche modo originale.
Stavolta tocca ai (quasi) esordienti fratelli Spierig sorprenderci con un mondo futuribile (situato nel vicino 2019) che potrebbe essere un ideale prosieguo de Io Sono Leggenda di Matheson: infatti da un’ignota epidemia l’umanità è stata quasi interamente trasformata in vampiri, che regnano incontrastati (come previsto dal finale del libro) e dei quali il film ci mostra anche una quotidianità ‘normale’, fatta di individui-vampiro comuni al lavoro, in attesa a fermate d’autobus e metropolitana, punti Starbucks dove bersi un bel caffè al sangue, mentre educati poliziotti-vampiro mantengono l’ordine… una ‘normalità mostruosa’ che mi ha fatto ripensare al romanzo Abel di Claudia Salvatori, che proprio su questo aspetto si basa (anche se la trama è poi del tutto diversa ed escluderei influenze, in ambo le direzioni).
Tra l’altro, - piccola divagazione - mi pare l’unica autrice ad aver tentato di attribuire un’evoluzione psicologica anche agli zombi, oltre che ai notoriamente più versatili vampiri.
Ma torniamo al film: ovviamente, tutta la ‘normale vita vampiresca’ si svolge di notte, come da tradizione. Anzi, proprio le strade urbane desolatissime alla luce del giorno ci ricordano le diverse declinazioni filmiche del romanzo del leggendario Richard. Ma la normalità è minacciata d’incombente estinzione: quando sarà stato bevuto l’ultimo 5% di umani old style superstiti, non ci sarà più sangue per nessuno. E nella sindrome da astinenza il film ci mostra gli unici vampiri davvero mostruosi: quelli che stanno deperendo per fame, selvaggi e bramosi, come sempre sono gli affamati (foto sopra a destra e sotto a sinistra).
Se la gode con stile invece il capitalista Sam Neill, che conta sull’ematologo Ethan Hawke (sopra a sinistra al microscopio) per la scoperta di un surrogato del sangue che salvi la razza (anche loro sono vampiri, ovviamente), arricchisca scandalosamente l’uno salvando gli scrupoli da morso dell’altro.Intuibile lo scontro quando Hawke incontra l’ex vampiro Willem Defoe (sotto con balestra puntata su Hawke), riumanizzatosi con un tuffo nell’acqua in pieno sole. C’è in ballo una potenziale cura per l’intera razza umana, ma anche lo sfumare dei ‘mostruosi’ profitti, che val bene il rischio di… beh, far scorrere un po’ di sangue, ovviamente! Foss’anche questo quello della figlia ancora umana del bieco Sam Neill (Isabel Lucas nell'ultima foto sotto a destra), o quello del fratello vampiro senza scrupoli di Ethan Hawke.
Non vi sciupiamo oltre la trama, passando alle opportune riflessioni: il film degli Spierig contiene alcuni elementi classici (la vita al buio, il sole che brucia i vampiri, le ferite che si rimarginano, la morte per impalamento), alcuni cliché più recenti ma ormai divenuti tali (la fotografia bluastra per le scene in notturna e per evocare l’ambientazione futuribile, gli umani allevati in batteria come serbatoi di sangue, che è in giro almeno da Matrix), accanto ad alcune gustose citazioni sottotraccia, come ad esempio i fasci di luce letale attraverso i buchi di pallottole in un'auto, che ricordano Il Buio Si Avvicina, esordio della neo-Oscar Bigelow.
O gli eleganti abiti neri con camicia bianca (vedi qui a fianco), cappello e occhiali da sole del vampiro-chic Hawke, che a volte sembra il Bowie di Miriam si sveglia a Mezzanotte, oppure una Iena tarantiniana.
E, va detto, a situazioni davvero originali e interessanti. Come la bambina-vampiro che in apertura si espone al sole, scegliendo di farsi incenerire in assoluto silenzio, e i bambini-vampiri-di-vita che fumano per la strada di notte con aria da duri. O le inevitabili proteste di strada cui anche i vampiri danno vita quando è chiaro che il sangue sta venendo a mancare (una specie di “assalto ai forni postmoderno). Su tutte, i vampiri affamati trascinati nel sole da un autoblindo della polizia: sembra di assistere a una persecuzione dei cristiani nell’arena, o di qualunque minoranza oppressa della nostra storia infame (umani sarete voi).
{mosimage}Oh, beninteso, non è che il film dei due registi di Undead sia uno sproloquio serioso: oltre ai citati cliché, ad inseguimenti, azione e colpi di scena, a diverse situazioni di gustoso humour grottesco, non mancano anche i momenti gore, pochi ma ottimamente assestati. Per farvi solo un esempio, al primo (un fallito test di surrogato ematico che fa esplodere il povero vampiro-cavia in un grande schizzo di sangue su tutto il laboratorio), già una giornalista s’è alzata e ha lasciato la proiezione stampa!
Fra le curiosità, mi son trovato ad osservare che il grande combattimento finale, con legioni di vampiri addosso ai primi riumanizzati, destinati ad immolarsi per favorire il propagarsi stavolta di un contagio al contrario (la riumanizzazione dei vampiri che mordono un ‘guarito’) assomigli più alle scene classiche dei film di zombi anziché di vampiri, che siamo soliti vedere attaccare in solitaria e non in gruppo.
Un caso? Ricordate proprio Io Sono Leggenda: è da sempre l’archetipo riconosciuto del filone zombesco, Romero in testa, ma Matheson nel libro parlava sempre di vampiri, anche se sì, erano a loro volta ritornati dalla morte.
A quando allora il piacere di vedere dissolversi al sole un po’ degli zombi-vampiri che con la loro avidità appestano politica ed economia della nostra putrescente attualità?
Buona visione a voi, restate connessi. È in arrivo il nuovo Polanski…
Mario G