Maethelyiah si aggira in una foresta oscura, di simboli alchemici russi (il testo di Introduction), forse situata su Hastur: “Lottavo febbrilmente per allontanare quelle visioni, ma scorgevo il lago di Hali, sottile e squallido, non agitato da onde o da venti, e vedevo le torri di Carcosa dietro la luna. Aldebaran, le Iadi, Alar, Hastur, aleggiavano attraverso le masse di nubi che svolazzavano e si agitavano passando come i cenci del Re in Giallo”.
Il brano è tratto dal racconto La Maschera (anche se non sanguinante), del ciclo appunto del Re in Giallo di Robert William Chambers (sempre a destra la copertina della recente edizione da edicola per la collana RBA I primi maestri del Fantastico), che prese i nomi di Carcosa e Hastur da un altro racconto di Ambrose Bierce (Un abitante di Carcosa, il cui protagonista scopre solo nel finale d’essere morto) e a sua volta influenzò Lovecraft, che cita l’immaginario luogo e il Segno Giallo nel racconto Colui che sussurrava nelle tenebre. La cantante di Benevento lo cita nel minaccioso brano (muto e dal vocal lirico-sperimentale) Ishtar & Hastur, dove Ishtar è invece la dea dell'amore, della fertilità e dell'erotismo come della guerra nella mitologia babilonese.
Maethelyiah si aggira nella sua consueta babele linguistica, che comprende testi scritti anche in giapponese (Dragon Tears), in rumeno e latino (Zombie Nation, Divide et Impera), oltre all’inglese e al francese, impiegato in La vie en noir (ribaltamento oscuro del classico di Édith Piaf, musicalmente autonomo ma con tipica fisarmonica da chanson française su ritmica electro) e L’Incubo (una sorta di Fra’ Martino Campanaro apocalittico dal testo tradotto nell’idioma d’Oltralpe), fino al tebano (la seconda parte di Santa Muerte).
“Le diverse lingue servono ad inviare a chi ascolta dei codici esoterici, che sono appunto scritti in quei linguaggi e che, talvolta, qualche ascoltatore predisposto riesce a cogliere, scatenando persino delle visioni”, ci spiega l’autrice.
Visioni che tutti voi andrete a cercare nel suo quinto album col progetto Blooding Mask: Autopsy of a Dream (copertina qui sotto a sinistrao), già ora preordinabile (QUI o anche direttamente dal sito) e in uscita a settembre in formato fisico per l’etichetta britannica Society Records/IAP. Oggi l’Insanguinata Maschera è un duo composto dalla soprano dell’antica Malies (poi Maleventum e infine Beneventum) e dal suo partner albionico Paul Nash, fondatore dei Danse Society, nella cui reincarnazione (di cui già scrivemmo QUI) Maethelyiah è sempre al microfono (li vedete in concerto insieme nella foto a destra).
Bando alle circonlocuzioni, diciamolo subito: questi 17 brani sono uno degli ascolti più stimolanti e originali degli ultimi tempi. Non solo perché riduce in polvere, per fare solo un esempio, l’inutile ritorno sulla scena di vecchie glorie dark come i Bauhaus (passati il 6 giugno all’Alcatraz, ma solo per raschiare stancamente il fondo del barile del loro songbook 1980-83, ignorando tutto il resto, persino il loro pur valido ultimo parto insieme).
(i Bauhaus dal vivo a Milano nel 1998, NdR)
Ma anche perché dalle acque oscure del suo lago rifrange “tutti i colori del buio”: la poliedrica voce della cantante, che si estende su diverse ottave, e la chitarra del suo partner, sono infatti sostenute da ritmiche elettroniche tribali per cui lei stessa si richiama alla lezione di Dead can Dance, ma soprattutto Peter Gabriel e Kate Bush, altra voce cristallina che con lui collaborò a più riprese e recentemente è tornata trendy grazie all’inserimento della sua Running Up That Hill (già coverizzata anche dai Placebo) nella colonna sonora della quarta stagione di Stranger Things, la serie tv fantahorror Netflix nutrita di riferimenti agli anni ’80.
E non pensate a un puro revival del goth rock di 40 anni fa: se Kate Bush si specchia nel lago di Hali, le sue acque scure le rimandano il riflesso del volto spiritato di Diamanda. Infatti la vena dei Blooding Mask si estende fino ad asprezze industriali e alle sperimentazioni vocali della greca Galàs, l’unica voce femminile dalla formazione lirica cui va direttamente accostata quella di Maethelyiah, che per il suo album parla appunto anche di riferimenti “classici, apocalyptic pop ed esoteric prog”.
Anche un brano dell’album dei Blooding Mask è stato inserito nella colonna sonora di un film: si tratta del già citato L’Incubo, che accompagna una delle più tese scene del film Upside Down di Luca Tornatore. Una commedia drammatica sull’accettazione della diversità dai toni dolceamari tipici del cinema italiano mainstream, anche se il mood prevalente della musica della Maschera Sanguinante è (sin dal nome) quello dell’horror, che trasuda già da titoli samraimiani come Drag You To Hell o la summenzionata Zombie Nation.
Probabilmente è una prova della varietà di atmosfere dell’album e della cifra stilistica della sua autrice, che merita sicuramente l’ascolto attento dei lettori posthumani e ben figurerebbe anche come colonna sonora di una vera messa in scena teatrale del nostro Buio in Scena illustrato da Roberta G (copertina qui a lato), che presto potrete leggere (insieme al romanzo omonimo da cui è tratto) nell’edizione digital/cartacea di Borderfiction Edizioni.
O in una nuova serie tv ispirata alla trilogia delle Tre Madri di Dario Argento, che stiamo progettando con il produttore Franco Bocca Gelsi e il coautore Lorenzo Bacci, di cui speriamo di potervi annunciare un dì l’entrata in produzione; trame che ben si presterebbero a mettere in luce (nera) il ventaglio di riferimenti letterari lovecraftiani di cui sopra, e di cui il disco dei Blooding Mask sarebbe perfetta colonna sonora (ai lati due bozzetti illustrativi del soggetto).
Troverà la soffocante scena italiana il modo di dare spazio a tutti questi percorsi e intrecci sonori/narrativi?
Intanto preparatevi ad assistere all’Autopsia di un Sogno della Sanguinante Maschera anglo/campana. Richiede attenzione (e magari più d’un ascolto, ma neanche poi troppi), però vi porterà danzando alle soglie dell’Averno.
Mario G
NB:
- In apertura, Maethelyiah al lago di Hali disegno originale by Roberta Guardascioneda una foto di Mario G.
- La Maschera di specchi si trova allo Yorkshire Sculpture Park (photo by Maethelyia)
- foto live dei Bauhaus by Mario G (Alactraz, 1998)
- Bozzetti rough del soggetto di serie "Daimon" by Roberta G. (ancora da foto di Mario).