Un bello schiaffo al pregiudizio dominante, secondo cui la s/f è un genere che in Italia praticamente non esiste e pubblicarla è un suicidio perché tanto non frega a nessuno, questa antologia Supernova Express, pubblicata dalla Ferrara Edizioni sotto un bel titolo burroughsiano.
Dodici racconti di s/f, tutti di autori italiani, tutti ignoti al pubblico medio fuori dal circuito degli addetti ai lavori di questo genere apparentemente estraneo all’italico sentire (come tutto ciò che non è commediola sciocchina, del resto).
Nell’insieme, Supernova Express dice sul Connettivismo – movimento nel quale tutti gli autori si riconoscono – più e meglio del suo stesso ambizioso (e ampolloso) manifesto programmatico: dice di un gruppo di autori che si prefigge di rappresentare l’oggi (e sperabilmente il domani) della s/f, portando avanti verso nuove sintesi quel che resta del cyberpunk, ultima corrente riconosciuta ad aver detto qualcosa di nuovo nel genere e punto di partenza un po’ per tutti gli autori, connettendo appunto temi e spunti provenienti dalle direzioni più diverse, come faceva la disciplina immaginaria inventata da Alfred van Vogt quale “scienza di collegare insieme le conoscenze settoriali di altre discipline”.
Infatti la raccolta spazia piacevolmente fra atmosfere molto diverse, il che rende anche più dinamica la lettura, anche per il lettore non-hard: apre sul burroughsianamente onirico e surreale Clelia di Fernando Fazzari (uno dei miei preferiti), continua col Natura Morta di Francesco Cotronesi, che ricorda (secondo me fin troppo) il classico La settima vittima di Sheckley, allinea intuizioni geniali come la “Buona Liquidazione” di Perla Pugi, che finge di parlare di robot e bug per gettare uno sguardo inquietante sul (sempre meno lontano) futuro orwelliano delle relazioni di lavoro (forse un po’ breve ma uno dei racconti più brillanti). C’è il racconto steam (Il vecchio che sognava macchine volanti di Simone Conti) e il misticismo alla “odissea nello spazio” di Diamante di carne (di Sandro Battisti) e, in parte, di Intorno alla singolarità di Giovanni de Matteo (anche curatore dell’antologia) e… e….
Certo, come in ogni antologia, non ogni sfaccettatura del diamante manda pari lucentezza; peraltro non è nemmeno facile tranciar giudizi essendo a propria volta autori di racconti di s/f, il che ci rende automaticamente più sensibili agli argomenti che trattiamo a nostra volta e meno agli altri, ma in maniera puramente soggettiva come capite. Personalmente, ad esempio, trovo un po’ forzate certe immagini “volutamente artistiche”, ossia l’inserire nei racconti le proprie passioni: gli angeli berlinesi wendersiani in Viola (di Campaner), l’Escher clonato pur di ambientare Cane mangia cane (di Pistoleri, peraltro una delle storie a cui mi sento più vicino) nelle sue deliranti architetture… ma, acc! Appena scritta la frase, mi mordo la penna (tastiera): e se qualcuno adesso dicesse la stessa cosa delle citazioni rockettare e filmiche che abbondano nei miei, di racconti?
Alla fine, è un gusto del tutto personale che spinge il sottoscritto a preferire per esempio il surrealismo di Clelia a quello fin troppo “carroliano” di Una storia da raccontare (comunque, bella fantasia, Marco Milani!). E poi come farvi credere obiettiva la stima per l’Incanto di Bambola di Baroncinij, quando chi firma l’articolo ha su posthuman.it un racconto breve come Ricambi, che tratta gli stessi temi?
Ahia, qui una banale recensione rischia di tramutarsi in una pericolosissima indagine a doppio taglio sull’obiettività del recensire il lavoro altrui. Usciamo subito da questo vicolo cieco lynchiano…
Beh, ma voi fate come il resto del mondo: fregatevene della coerenza dei recensori; però leggetevi la fantascienza! Qui ce n’è e pure migliore che in altri prodotti più “instant” della nostra industria editoriale, messi insieme per cavalcare mode effimere (il serial killer, le realtà virtuali, il videogame…).
Chissà, se un’antologia così nascesse scritta in inglese o, per dire, almeno in francese, che cammino potrebbe avere? Quante domande oziose, eh? Sì, scusate, facciamo un po’ di silenzio in sala lettura. La nuova s/f italica ne ha bisogno… chiudiamo solo ricordando l’interessante introduzione di Valerio Evangelisti (nume tutelare di ogni aspirante fantascrittore del Belpaese), che “connettivizza” meccanica quantistica, alchimia e metafisica, aprendo il varco alla prefazione del curatore de Matteo, che fa il punto su nascita e intenti del connettivismo e dei suoi sostenitori. In entrambi i casi, letture stimolanti e non semplici “riempitivi” per allungare il libro se si ha a cuore la riflessione sullo stato della s/f e sulle sue reali prospettive di evoluzione in quest’era.
P.S.: a proposito, sul prossimo numero di NeXT trovate un racconto del sottoscritto, ma guai a chi parla di “conflitto d’interessi”