L’ultima volta che ho visto i Death SS stavo guardando la tv, o meglio, stavo facendo zapping e su qualche canale della Rai mi sono imbattuto in una puntata di un telefilm (o secondo la dizione moderna: un serial televisivo) poliziesco con protagonista un ispettore scanzonato e irriverente: un tale Coliandro. La puntata era incentrata su un omicidio commesso nel sottobosco della cultura sataneggiante ed esoterica romana. Coinvolto nella solita trama arzigogolata l’ispettore Coliandro capitava in un circolo musicale metallar\gotico pieno di ragazzotti in nero e di fanciulle in lattice.
Ero già pronto a continuare lo zapping, mio personale imbambolamento serale, perfetta catarsi dallo stress quotidiano, quando la telecamera inquadrò il palco del locale buio e fumoso e, con mia grande sorpresa, ecco apparire il volto imperturbabile, freddo e dipinto di Steve Sylvester alle prese con uno dei suoi pezzi più famosi. Catturato da questa improvvisa visione, sono rimasto incollato allo schermo e ho scoperto che i Death SS recitavano in un super cameo il ruolo di gruppo metallaro demonologicamente certificato dispensante criptici e goticheggianti suggerimenti al povero, confuso, Coliandro.
Non vi nascondo un misto di stupore (i Death SS sulla Rai!) e di orgoglio (forza Steve, spacca tutto!)… una sorta di archetipico ancestrale orgoglio nerd\metallaro che mal si conciliava con la cravatta che avrebbe atteso sull’appendino l’alba di un nuovo alienante giorno d’ufficio.
Con lo stesso, misterioso e imperscrutabile coacervo di casualità prive di alcuna causalità, sono venuto a conoscenza pochi giorni fa che i Death SS avrebbero suonato al Live di Trezzo sull’Adda e, immediatamente, quell’orgoglio nerdeggiante di adolescente ribelle e metallaro di cui vi raccontavo si è risvegliato e zac… ho preso i biglietti e rispolverato la mia divisa da concerto.
Che dirvi ora dello spettacolo (di cui QUI vedete un clip, NdR)? Postuman mi chiede di raccontare la notte e io cercherò di farlo nel modo più semplice e chiaro possibile. Basterebbero forse solo due parole: HEAVY METAL! Puro, assoluto, cristallino Heavy Metal.
Steve e i suoi ragazzi, perfetti nei loro costumi, hanno suonato un’ora e più senza un momento di interruzione, senza chiacchiere con il pubblico, senza ammiccamenti e giochini. Silenziosi come possono essere un vampiro, la morte, una mummia, un licantropo e uno zombie, circondati da croci e crocifissi, attorniati da modelle discinte, armati di strumenti rock a invocare i demoni del Metallo e ad aprire le porte dell’inferno musicale di Hieronymus Bosch.
I Death SS hanno urlato i loro pezzi più famosi e il pubblico, tutti noi, li abbiamo ascoltati, osservati, accompagnati, acclamati e applauditi. Mi accorgo ora che eravamo un pubblico insolitamente tranquillo per un concerto rock, un pubblico che pareva ipnotizzato dalla movenze, dalla voce, dallo sguardo magnetico e glaciale di Steve, un pubblico che ciondolava avanti e indietro come stesse pregando, invocando le misteriose divinità che si albergano nei testi e nelle note dei Death SS, tutti adepti del Baphomet o di Lilith.
Là in alto, sopra tutti noi dominava un maxi schermo su cui erano proiettate le immagini dei video musicali del gruppo, capolavori di citazioni a una certa italica cinematografia horror anni ‘60: suorine prosperose legate, vampiri dal trucco grottesco, creature frutto di fantasie distorte e di effetti speciali da pochi soldi… la paura prima di ogni altra cosa.
Tutto, tutto insieme, tutto questo in una notte fredda: la Walpurgisnacht!
{mosimage}E così, senza preavviso, senza alcuna anticipazione, è arrivata l’ultima canzone che non poteva che essere un inno, una marcia, un incedere, un urlo: Heavy Demons!
“We’re the Heavy Demons, Heavy Metal Demons
You can’t stop our Rock!
Join the Heavy Demons, music fighting Demons
‘cause we want your Soul!
We want your Soul!”
Alex Tonelli
P.S.: Segnaliamo che, dopo il poderoso "Resurrection" dei Death SS (Lucifer Rising/Self), ora in tour, Steve Sylvester ha partecipato all'ambizioso album neo prog "Big Red Dragon" di Sophya Baccini's Arcadia (se ne riparlerà presto) e riapparirà ancora come special guest sul nuovo album degli americani Ripper (su Black Widow), in una cover di Sabbath Bloody Sabbath (NdR).
P.S.2: Posthuman porge un caloroso benvenuto all’amico Alex-Logos, curatore della silloge poetica Concetti Spaziali Oltre, collaboratore di NeXT e autore di racconti su numerose antologie connettiviste, per il suo articolo 'emozionale', ossia non da tecnico ma da 'amatore', sulle sensazioni vissute nella serata; e auspica che torni presto per nuove connessioni.
P.S.3: Posthuman ringrazia inoltre il fotografo Paolo Bianco, autore delle foto (2, 3, 4 e 5 in ordine dall'alto verso il basso) del concerto al Live di Trezzo, riportate a lato dell'articolo: trovate la gallery completa, insieme alla sua recensione, con set list e video clip, su Soundsblog.
Le altre foto riportate non si riferiscono al medesimo concerto. Posthuman ringrazia anche gli autori di queste ultime, pur non potendoli citare direttamente, non essendo riportati i nomi.