E non ci volle molto per me a capire, dalle facce nello specchio, che qualcuno mi aveva già trovato.
"Siamo venuti a riscuotere"
disse uno dei due brutti ceffi entrati nella mia stanza d'hotel.
Inutile chiedere loro di andare. Tanto sarebbero tornati.
"va bene", dissi, "prendo la valigetta". Infilai le mani sotto il letto e tirai sù la finta valigetta.
"Aprila" - disse uno dei ceffi. Con un trucco che avevo visto fare mille volte, impostai il pin digitale e sotto i loro occhi golosi, disabilitai il meccanismo di sicurezza. Aprii senza mostrare loro il contenuto.
Dissi, per distrarli, "volete tutti pezzi da 10?"
"Spiritoso..." non fece in tempo a formulare la frase che estrassi la mia fedele e silenziosa tappabuchi sistemata nella notte, e così freddai lui e il suo compagno, precedendolo di un soffio.
La mia vita, così come la conoscevo, era finita.
Mi sono seduto sul divano mentre il sangue virtuale sgorgava a fiotti.
Poi mi abbandonai a riflessioni cosmologiche, sul senso di questo avvenimento e se era scritto o no da qualche parte che avrei dovuto uccidere ancora quella notte.
Nel dubbio rovesciai il divano e cominciai a strapparne il rivestimento.
Finchè non venne fuori la vera valigetta.
Ero rimasto l'ultimo del mio gruppo ma ero proprio io a custodire il bottino, una stupenda cyber bomba, di quelle che connesse in uno dei punti plex principali della rete della città, avrebbe potuto far smettere per sempre la cyber rain di vernice. Anzi, avrei potuto far piovere falli volanti, se solo avessi voluto.
Ma per uno all'antica come me, smaterializzare i loro avatar sino all'ultimo pixel era già una bella soddisfazione, di quelle che coronano una carriera da cyber terrorista.
Prima però dovevo togliere le tende e in fretta. Il multiplex-net mi stava già rintracciando.