"C’era un gruppo lanciato a tutto volume nel nuovo stile robop…"
(Fritz Leiber, Le Maschere, 1950)
I Flaming Lips hanno aperto il loro ultimo, rutilante concerto all’Alcatraz (mercoledì 14 novembre, mini fotogallery sotto) con la storica rullata di Richard Strauss da Also Sprach Zarathustra, resa immortale dall’accostamento alle astronavi di 2001: Odissea nello Spazio di Kubrick, sicuramente un mito anche per quel cosmico visionario di Wayne Coyne. Il quale poi – dopo aver solcato i flutti dei fan adoranti seduto su un unicorno di cartapesta tempestato di lucine, benedicendoli con lanci di coriandoli – a metà concerto vola sulla platea chiuso in una bolla trasparente gonfiata d’aria: è la sua versione della “tin can del Major Tom”, da cui ci regala una struggente versione della non meno immortale Space Oddity.
È stato commovente, come una sorta di entanglemt quantistico, una consacrazione inconsapevole per l’uscita di FantaRock, il monumentale saggio a firma Mario Gazzola/Ernesto Assante (copertina in apertura) che proprio quel giorno andava in stampa al termine dell’ultima rilettura. Edito da Arcana, il libro dedica infatti un paragrafo delle sue 460 pagine proprio alla passione fantascientifica del gruppo neopsichedelico americano, che ha spinto il suo imprevedibile leader persino a girare qualche anno fa lo scombinato film in b/n Christmas on Mars.
Prima e dopo le gesta di Wayne Coyne, FantaRock esplora tutte le connessioni fra musica rock e immaginario di fantascienza, partendo dalle origini negli anni ’50 e risalendone il corso fino al 2018: un capitolo a decennio, tranne la fase del mitico ’68 che occupa un capitolo a sé, uno per questi primi 18 anni dal fatidico 2000, uno sulla multiforme carriera del sopra evocato David Bowie, il quale – dal suo primo successo omaggiato dai Flaming Lips fino a Blackstar – ha declinato le sue articolate passioni fanta in numerosi dischi e progetti cine-teatrali, fortunati e meno.
Ecumenicamente, il saggio (di cui ai lati vedete alcune immagini illustrative riprodotte in b/n nel volume) affronta tutti gli stili musicali che si sono abbeverati alle sorgenti del fantastico avvicendandosi nel corso di questi 60 e rotti anni, senza snobismi critici: dal r’n’r primordiale al folk fino ai cantautori italiani, dal jazz alla psichedelia, dal prog alle avanguardie più esoteriche; e poi hard&heavy, punk e new wave, ma anche importanti colonne sonore orchestrali o elettroniche, disco music ed electro pop, hip e trip hop, jungle e techno, fino alle più recenti contaminazioni a 360 gradi delle Björk o dei Gorillaz, degli Unkle o dei Flying Lotus. E ancora, gli storici concept album degli anni ’70 con le loro fantastiche copertine apribili a libro, fino ai loro epigoni nel moderno progressive metal.
Sonda le ispirazioni letterarie e cinematografiche dei musicisti, le connessioni con il mondo del fumetto, oggi del videogioco e delle serie tv. Fino ai cantanti divenuti attori (Bowie, Jagger, Iggy Pop, Alice Cooper etc.) e – in qualche caso – anche registi (Rob Zombie) o autori letterari/fumettistici, o quantomeno ispiratori a loro volta di personaggi del fantastico come Sandman (Robert Smith), Constantine (Sting), il Corvo (Peter Murphy).
Analizzando in profondità, in effetti i percorsi che collegano la nostra musica alla narrativa dallo sguardo proteso verso gli spazi infiniti, o l’immaginazione di possibili futuri, sono pressoché infiniti: anche perché quella musica ha appunto sempre avuto nel proprio dna l’ambizione di essere in un certo senso la “colonna sonora del futuro”, ovvero l’astronave per conquistarli quegli spazi. A volte, anche (ri)scoprendone versanti inesplorati, come ha sottolineato Sandro Battisti (che ha curato le schede su Pink Floyd e Fields of the Nephilim): “descrivere minuziosamente l'universo dei Fields of the Nephilim e, soprattutto, dei Pink Floyd, relazionarli col fantastico e con la s/f in particolare, è stato come pitturare nuovamente una tela che conosci a menadito, ma mai così doviziosamente. Narrare di quei mondi ha il sapore sapido di un gusto mai troppo appagante, mai troppo esplorato, mai davvero stancante”.
Infatti, per dipanare cotanta materia, la ditta Gazzola & Assante si è avvalsa di un nutrito pool di validi collaboratori, che hanno individualmente curato le schede relative a singole band, autori o scene musicali di loro specifica competenza: in ordine alfabetico, il nocturniano Marcello Aguidara (serie tv), lo “Stephen King italico” Danilo Arona (il folle Joe Meek), i connettivisti e Sandro Battisti (v. sopra) e Lukha B. Kremo (appendice sui suoni sperimentali nel cinema e nella letteratura di s/f), Cesare Buttaboni (kraut rock e prog francese), Riccardo Gramantieri (monografia su Burroughs e la musica), Walter L'Assainato (videogiochi), Andrea Peviani (Spacemen3), Marco Priulla (Blue Öyster Cult, Valerio Evangelisti e Metal Hurlant), Antonio Taormina (Beatles, di cui è fra i massimi esperti italiani) e Andrea Vaccaro (Deep Purple e Led Zeppelin, Iron Maiden e Voivod, Dream Theater, Current 93, Fear Factory e Sigillum S.).
Il libro arriva fino al 2018, cioè a quell’oggi in cui di musica – anche valida – ne esce ancora, e molta. Ciò che invece sembra perduto, come diceva lo stesso Assante durante la recente presentazione di un altro suo volume dedicato a Woodstock (l’illustrato Woodstock '69. Rock revolution) alla libreria Rizzoli di Milano, è quel senso di “centralità” del rock rispetto alle direttrici dell’evoluzione culturale, che oggi forse non esiste più del tutto. Oggi il rock la fa da padrone nelle colonne sonore di film, serie tv e videogiochi (di fantascienza e non), ma il timore è che non ambisca più come un tempo a conquistare nuovi spazi o ad essere la “musica del futuro”, atteggiamento che appunto ha nutrito per decenni il suo rapporto coll’immaginario del fantastico.
Il dubbio è inquietante, ma Assante è sempre ottimista: presto una nuova rivoluzione esploderà, forse proprio da quelle tecnologie – smartphone e piattaforme streaming – che oggi sembrano, sono i principali killer del settore musicale come lo conoscevamo; allora la musica ritroverà la propria centralità rispetto al “nuovo che avanza”. Che musica? Chissà, forse sarà il dumb metal immaginato qualche anno fa nel Rave di Morte di Mario Gazzola; oppure i diversi generi inventati nel romanzo programmaticamente intitolato Millennials, appena uscito a firma del collettivo La Buoncostume, in cui il mondo viene ereditato dai giovani dai 17 anni in giù, i quali daranno vita a nuove sintesi.
Pronte per nutrire la prossima riedizione del FantaRock. Noi – anche se un po’ incanutiti – saremo lì a scoprirli, come ora seguiamo la genesi dei progetti “spin off” che stanno già nascendo intorno al libro by Gazzola/Assante: il fanta-album attualmente in produzione, con brani di Void Generator, Maurizio Marsico, Mugshots, Twenty Four Hours, Edna (QUI il loro originalissimo pilota jazzy) e un’antologia di racconti fantamusicali a 8 firme, che sviluppano spunti ideati da Brian Eno per un gioco di ruolo con i musicisti di Bowie (di cui nel saggio si parla diffusamente). Restate connessi, presto ci saranno nuove primizie.
Posthuman Staff
P.S.:
1) FantaRock esce in libreria il 6 dicembre, occupa ben 460 pagine (con numerose illustrazioni in b/n) e costa 26,50€
2) online lo trovate su Facebook, mentre QUI trovate l'evento della prima presentazione live al Ligera di Milano, QUI il post su HyperHouse e QUI quello sul blog di Luigi Milani.
3) le foto dei Flaming Lips sono di Mario Gazzola, scattate al concerto del 14/11 all'Alcatraz.