Dopo tre film variamente “pensosi” (il Dune mancato di Jodorowsky, quello riuscito di Villeneuve e lo sperimentale Titane), eccoci a un film di entertainment, anzi AL film d’avventura spettacolare per eccellenza: il 25° capitolo della saga dell’agente segreto più famoso del mondo, quinto (e dicono ultimo) con Daniel Craig a dare spigolosi lineamenti al Bond divenuto praticamente “seriale”, giacché i titoli del suo ciclo Casinò Royale, Quantum of Solace, Skyfall e Spectre sono narrativamente consequenziali e No Time to Die, diretto e co-scritto da Cary Fukunaga, parte esattamente dalla fine dell'ultimo film di Sam Mendes.
Qui sotto il trailer del film, dal 30 settembre nelle sale italiane distribuito da Universal.
Giochiamo a carte scoperte: il sottoscritto non è mai stato un gran fan della “spia gentiluomo” dai modi da dandy e non so se da ciò dipenda il fatto che per me Craig (il quale peraltro aveva già dichiarato di voler abbandonare i perigliosi panni di 007 dopo Spectre) è decisamente il miglior Bond della storia, con buona pace delle mitologie dell’azzimato Connery e del gigione Moore; dei successivi Dalton e Brosnan inutile dire, li si ricorda solo cercandoli su Wikipedia. Un vero “duro”, meno tombeur de femmes e frequentatore d’eleganti hotel con casinò, che se si lancia da un aereo in avaria atterra sgualcendosi persino lo smoking, che è stato messo all’angolo dal suo stesso servizio. E che non ha potuto salvare la mitica M-Judy Dench, insomma un personaggio più drammatico e tridimensionale di quel "fumetto spionistico" che personalmente ho sempre guardato con un certo snobismo. Qui davvero Craig domina su tutti: dal nuovo M, Ralph Fiennes, al (purtroppo) rapido cameo del sempre sublime Christophe Waltz, orbo d'un occhio e ingabbiato come un Hannibal the Cannibal.
Introduzione necessaria per accennare almeno – purtroppo di più non si può, pena il rovinare gli incredibili colpi di scena dell’ultima parte della fluviale trama – agli imprevedibili, sbalorditivi rivolgimenti tellurici che No Time To Die porta a un personaggio appunto già molto evoluto drammaticamente nell’interpretazione del Craig: Bond ora rischia davvero la pelle e ce lo fa sentire, non solo sistemandosi il papillon, ma se la tomba della compianta Vesper Lynd (Eva Green in Casino Royale) esplode rivelandogli un attentato preparato per lui (è l’inizio del vertiginoso inseguimento per i vicoli di Matera), James si sporca veramente, si rialza sordo e coperto di terra.
Nel corso della – come sempre – complicatissima e frenetica vicenda, che ormai tende a somigliare sempre più a una serie televisiva espansa in cui ogni film porta avanti l’ampio arco narrativo dei precedenti, dovrà ingoiare che il suo ruolo come “agente 00” è passato a un altro effettivo dell’MI6, nientemeno che a Nomi (Lashana Lynch): quindi, una donna di colore scalza la spia tombeur de femmes, spesso accusata di maschilismo guascone, con cui ovviamente poi dovrà collaborare.
Una trama che, se è stata concepita prima dell’esplosione del Covid (il film avrebbe già dovuto uscire originariamente nell’aprile 2020), bisogna dire che è risultata davvero profetica, giacché la minaccia mondiale escogitata dal perfido supercriminale butterato Lyutsifer Safin (Rami Malek, già celebre Freddy Mercury di Bohemian Rhapsody) è un letale virus che colpisce il DNA umano e rischia di sterminare milioni di persone sull’intero pianeta!
Nel corso delle sue spettacolari peripezie, James verrà poi ferito, contagiato e ancor peggio minacciato in affetti “familiari” che mai ci saremmo aspettati dal solitario sciupafemmine: la nuova fidanzata Madeleine Swann (Léa Seydoux, con cui fuggiva alla fine di Spectre), la cui passione verrà funestata proprio dall’attacco a Matera ma che ritroverà sul proprio cammino d’indagine e che è proprio il fulcro dell’evoluzione psicologica ed emozionale del personaggio, che ormai possiamo definire dopo questa svolta storica del 2021 “ex duro dal sorrisetto beffardo in ogni situazione”.
Evoluzione che purtroppo non possiamo svelare, pena spoilerare proprio il drammaticissimo finale del film, il più inatteso in una saga che, come dicevo prima, avevo sempre considerato la festa dei cliché e che stavolta (sarà stato anche complice un delicato momento personale) mi ha colpito emotivamente fino a una vera commozione, che mai e poi mai mi sarei aspettato di provare in un film su James Bond!
La colonna sonora è nelle mani di Hans-assopigliatutto-Zimmer (già all’opera sul Dune di Villeneuve, che evidentemente riesce a non dormire mai), l’immortale tema di Monty Norman/John Barry emerge fra le esplosioni a quasi una mezz’ora di film avviato, ma frattanto abbiamo già avuto il piacere di goderci la dolente title track cantata da Billie Eilish nell’usuale sequenza grafica psichedelica dei titoli di testa, che purtroppo non siamo in grado di mostrarvi qui (e la cui drammaticità si coglie però solo alla fine del film): quello che vedete qui sotto è il video clip di lancio della canzone, che comunque si situa alle vette delle Bond songs recenti, all’altezza di Adele (Skyfall) e Alicia Keys/Jack White (Another Way To Die per Quantum of Solace)
No Time To Die esce finalmente nelle sale italiane domani e il vostro umile pennaiolo è felice di potersi finalmente smentire, abbracciando in tarda età anche la saga “al servizio di Sua Maestà”: andate a vederlo assolutamente e stavolta credetemi sulla parola, è un film che segna una svolta senza ritorno anche nella saga cinematografica più lunga (e finora granitica nei suoi topos narrativi) della storia della settima arte.
Ci torneremo a breve accogliendo il punto di vista di un esperto bondologo: lo scrittore Andrea Carlo Cappi, colonna portante della collana Segretissimo Mondadori. Quindi ripassate a trovarci presto, non è ancora “tempo di morire”.
Mario G