La Signorina Else, un classico del teatro del Novecento tratto dall'omonima novella di Arthur Schnitzler torna in scena al Teatro Litta di Milano, da martedì 29 settembre a sabato 3 ottobre, inaugurando la rassegna di Previsioni Teatro - giovani proposte per la scena milanese 2009.
Si tratta però di una messa in scena del tutto inedita, realizata dalla giovanissima Compagnia Cinematografica per la regia di Roberto Zazzara (classe '78), che mescola abbondantemente il linguaggio scenico con quello cinematografico (come potete notare dalla foto di scena posta in apertura), utilizzando le proiezioni su teli bianchi come scenografia virtuale di un viaggio nella mente della protagonista Else, un'unica soggettiva (tecnica appunto tipica del linguaggio del cinema, anche se già peculiarità del testo di Schnitzler) che - attraverso la sovrapposizione di pensieri, fantasie, timori della giovane - ci porta verso un completo straniamento: ancora una volta, perdiamo ogni certezza su cosa stia realmente accadendo al personaggio e cosa sia invece frutto della sua fantasia.Gli attori - dicono le note di regia - oltre ai personaggi reali del testo, si cimentano nell’essere dei personaggi/avatar, ovvero personaggi idealizzati ed estremizzati dalla mente di Else. Con una particolare eccezione: un personaggio reale, ma che appare solo in video, quel von Dorsday che Else vorrebbe rimuovere dalla sua realtà. Durante i dialoghi, come accade nel quotidiano, Else, prima di rispondere secondo quello che vuole il decoro borghese, pensa. Ed ecco che anche in scena quei pensieri vengono rivelati, in un continuo dentro e fuori la mente di Else. Tutti questi elementi assieme permettono al regista di giocare continuamente su più piani.
Oggi forse l'inquietudine di una giovane davanti a una richiesta forse ridicola nell'era di "Papi" (mostrarsi nuda per cinque minuti agli occhi lascivi di un mercante d'arte per risollevare le sorti economiche della propria famiglia, questa la trama della novella) potrebbe apparirci meno "scandalosa" di quanto certamente risultò nel 1924. Ma, di certo, proprio le recenti vicende del nostro penoso scenario politico di basso impero ridonano una incredibile attualità al suo conflitto fra etica e ruoli sociali.
Il linguaggio espresivo ibrido scelto dal regista, coerente con la 'cinematograficità' già presente - si diceva - nel testo letterario assai influenzato dalla psicanalisi di Freud e dallo stream of consciousness di Joyce, ci han fatto prevedere che si possa trattare di uno spettacolo interessante; e, peraltro, anche coerente con la più ampia linea di ibridazione mediatica e testuale portata avanti in questi anni dalla direzione artistica del Litta (la stagione 2009/10 tra l'altro ha altre succose frecce al proprio arco, vi diremo).
Torneremo con riflessioni più complete dopo la visione delle... visioni di Else.
Per chi desidera scoprirne di più insieme a noi, ci vediamo martedì 29 alla prima.
Mario G