Il tempo dei guerrieri è finito.
Il sangue è una cosa troppo preziosa in tempi d'ignobile pace.
(Dejan Dukovsky)
Di quanti film di vampiri abbiamo parlato ormai, su questo sito? Abbastanza perché un Dracula teatrale non potesse non farci gola. Ce lo propone il Litta in chiusura di stagione, nell'originale allestimento curato da Sandro Mabellini nella la non-scenografia di Cristina Gaetano (un'installazione nel foyer del teatro, ma in scena solo tubi al neon espressionisti e palco spoglio e disadorno), dal testo dell'acclamto drammaturgo macedone Dejan Dukovsky.
QUI ne vedete un breve video trailer.
Sfilano le (non meno simboliche) Dance With Me dei Lords of the New Church, I'll Be Your Mirror dei Velvet Underground, e poi Radiohead (voce e violino di Laura Bombonato) e Gaber, per chiudere sull'intensa Bela Lugosi's Dead dei Bauhaus, cantata da Van Helsing-Renfield-Arthur-Morris/Woody Neri con chitarra acustica nel finale.Ma anche l'uso dei tubi al neon che vedete dalle belle foto di scena di Andrea Messana (una lode, fotografare con quelle luci dev'essere un incubo!) ricorda l'imagerie della storica band (ricordate la loro apparizione nel vampiresco Miriam si sveglia a Mezzanotte?).
Sia sopra a destra che qui a sinistra, a torso nudo vedete il filiforme Dracula-Stefano Scherini, di Sondrio ma abilissimo nell'interpretare l'incerta parlata del vampiro originario dell'Est (sotto sotto parodiando il Dracula di Coppola), non perfettamente padrone della lingua inglese (solo la bionda Mina-Jytte-Merle Bohrnsen è realmente straniera nel cast).
Al finale declamato (e didascalico secondo qualcuno, come ad es. il filosofo Alberto G. Biuso, con noi alla prima), dicevamo, spetta di tirar le fila di un discorso non lineare, in cui la figura del vampiro (e parallelamente dei suoi nemici 'umani') cambia spesso significato e valenze. Come vedete ad esempio anche nella foto in apertura, in cui Van Helsing, dopo aver soppresso la vampirizzata Lucy (Stefania Medri, con Woody Neri nella foto in apertura e in questo intenso video clip), ne succhia avidamente il sangue dalla lama.
Chi è dunque il 'vampiro' e chi rappresenta il 'bene', in quest'Europa contemporanea, in cui lo straniero venuto dall'Est viene ammesso solo dopo un'estenuante litania di permessi-esami-interrogatori-documenti-ispezioni (che significativamente vengono inflitte anche a noi spettatori al momento dell'accesso in sala da due attori in mutande con lampade al neon)?
Colui che si nutre di sangue da secoli, dopo aver difeso nel sangue le insegne dell'Europa cristiana dall'invasore islamico? O colui che rappresenta la ratio, la logica della scienza di una civiltà su cui pesa la colpa morale d'aver assistito quando l'Est di Dracula finiva dissanguato dalla Storia, per cui ora il principe delle tenebre non può che cercare la vita dalle nostre parti?
E sono poi così radicalmente opposti questi due personaggi-principii, o non son forse drammaticamente complementari e inevitabilmente ritornanti nello scandalo della Storia? L'autore Dejan Dukovsky, a fine rappresentazione ci ha spiegato d'aver pensato anche alle dinamiche del manicomio, in cui nessuna identità è definita e stabile, ma i personaggi interpretati possono anche scambiarsi nella proiezione onirica di chi li vive. Il che ci porta istintivamente a pensare, più che agli scontati referenti cinematografici vampireschi di cui sopra, al surreale e manicomiale Sileni di Svankmajer, altro regista proveniente da un Est Europa piagato.
I numerosi momenti in cui viene resa esplicita la componente erotica (implicita fin dai classici romanzi di Stoker e Le Fanu d'epoca puritana) nel dominio-possesso-cannibalismo di sangue-amore-vita del vampiro si intersecano con analoghe situazioni animate però unicamente dai suoi contraltari 'umani': qui la drammaturgia si distacca dal modello letterario, puntando alla satira di una società in cui non occorrono lunghi canini per comportarsi da sanguisughe di emozioni-corpi-piaceri.
Ma non voglio apparirvi a mia volta predicatorio o didascalico: vedetevi lo spettacolo, rapportatelo ad opere che hanno toccato temi simili (il fassbinderiano Come Gocce su Pietre Roventi dell'Elfo, oppure il film La Tenerezza del Lupo del '73, del pure fassbinderiano Ulli Lommel), da cui va detto che la drammaturgia di Dukovsky-Mabellini rimane del tutto autonoma; succhiatene i significati che riuscirete a spillrarne a vostra volta: il lavoro lascia spazio all'interpretazione personale e non è detto che tutte le sue valenze scorrano già in queste righe che avete letto.
Il teatro è vivo, è la recensione che è esangue.
Come l'Europa "sazia e disperata".
Dracula è qualcosa come la Coca-Cola, che ogni volta che la chiedi appare.
Ognuno vede Dracula allo specchio se riconosce le sue paure.
(Sandro Mabellini)
Mario G