Del prode lavoro della Black Widow ci eravamo già occupati quasi un anno fa (QUI e QUI). Ma le uscite recenti dell'etichetta genovese ci inducono a ritornare su un progetto musicale che probabilmente al momento attuale ha pochi eguali, non solo in Italia, ma anche sulla scena internazionale.
Spieghiamoci, ché se no sembra pure che facciamo marchette: che tanto della storia del rock si debba alle etichette indipendenti - tantissimo dal punk in avanti - non è una scoperta per cui serviva Posthuman. Anche il dark ha avuto le sue "ditte mitiche": la Factory (Joy Division/New Order), Beggars Banquet (Bauhaus, Nico, Fields of the Nephilim) la 4 AD (Birthday Party, Dead Can Dance, Xmal Deutschland)... tutte etichette che promuovevano il sound del momento, evolvendosi nel proprio scaffale-artisti con il passare del tempo.
Sarà che oggi forse il tasso d'innovazione musicale s'è ridotto rispetto ai golden years del post-punk, ma a me sembra che il lavoro della Black Widow oggi vanti uno spettro più ampio: vengono ripubblicate o redistribuite chicche discografiche (sia in cd che nell'incredibilmente risorto formato del vinile, molto più succoso per il collezionista) recuperate dall'oblio del tempo, come i veronesi Black Hole o più recentemente i fiorentini Spettri, che registrarono il loro concept prog nel '72 senza mai vederlo pubblicato fino ad ora. Oppure gli orrori goth-prog di Jacula-Bartoccetti (sia quelli storici dei '70 sia il recente Pre Viam, che sembra una colonna sonora dei Goblin migliori per un film del terrore immaginario); o anche il debutto dei Three Monks, un delirio d'organo da cattedrale posseduta (forse li avrete ascoltati nella puntata di Moshpit del 6 ottobre scorso), che all'ensemble di Claudio Simonetti dedica pure una notevole cover del classico tema di Profondo Rosso.Ma nelle ristampe si spazia dai prime mover della psichedelia satanica pre-Sabbath, i Coven di Witchcraft destroys minds and reaps souls (ormai introvabile in giro) a una vasta riproposta dello (sterminato) catalogo discografico degli spaziali Hawkwind (da riscoprire se già non li conoscete!) e del loro spin-off Hawklords, di cui viene pubblicato Barney Bubbles Memorial Concert, un doppio vinile live che riunisce tutti gli ex membri della band originaria a parte il leader Brock.
Spostandosi verso le sonorità più dark wave, Black Widow ci distribuisce ancora caldi di stampa i laziali Floorshow, prodotti Bloodrock e orgogliosamente continuatori (il loro debutto s'intitola proprio Son of Tape!) delle atmosfere 'Batcave' degli indimenticabili Bauhaus, Christian Death e Sisters of Mercy.
E, non paga di contribuire alla scena promuovendo band italiane, tiene a battesimo il ritorno sulle scene di uno dei gruppi che di quella stagione scrisse la storia: i Danse Society, che si riformano intorno a tre membri storici (Nash, Whitaker e Gilmartin) scritturando una cantante di Benevento, Maethelyiah (già front woman dei Blooding Mask) e licenziano ora il nuovo album Change of Skin.
Non sono più gli 'storici' Danse Society di Heaven is Waiting, sono qualcosa di nuovo, che evolve il proprio segno storico incorporando le atmosfere esoteriche e arcane della (dotata) cantante del Sud Italia in una formula che non si potrà certo cassare come "banale reunion di band storica a fini commerciali" (in apertura vedete la band oggi, qui a lato la cover dell'album).
Chi segue le storie del rock da molti anni - che apprezzi o meno la proposta - non può non riconoscere che questo è un segnale del tutto nuovo per la musica italiana. Come anche la notizia che i goth-metallari texani Ripper (il loro debut dell'86 ...And The Dead Shall Rise è oggetto da collezione ambìto in corso di ristampa da Black Widow) sono al lavoro su un terzo album, cui parteciperà come lead singer Steve Sylvester dei Death SS, la band che ha fatto commentare su Facebook a una fan svedese "per me il metal è italiano" (si parlava dell'imminente concerto dei Theatres des Vampyres a Milano, un po' scomodo da raggiungere da Stoccolma).
Non so se mi spiego: una svedese non è solo una (probabilmente) bionda, è una conterranea della scena black, il metallo più infernale disceso dal Nord sui nostri lettori... e lei sognava l'Italia! Son cose che chi ricorda i primi anni '80, in cui ad ogni tour annunciato nemmeno si sapeva se si sarebbe trovato il posto adatto per una data italiana, e molti dischi si trovavano solo import, osserva un po' come l'arrivo degli alieni sulla terra.
Tornando ai Ripper con Sylvester, al momento il nuovo album è ancora privo di un titolo ufficiale (e di una copertina da mostrarvi), ma le ultime notizie ci dicono che il menu conterrà anche una cover di “Sabbath Bloody Sabbath” (dei Black Sabbath): qualora lo spirito non fosse chiaro...!
Al di là dello humour (siamo cupi, si parla di dark!), ci troviamo in un interessantissimo calderone globale, in cui i musicisti italiani non figurano solo come 'parenti poveri' delle scene angloamericane e in cui si fondono i segni di decadi successive come mai prima d'ora: un progressive oscuro degli anni '70, la dark wave figlia del punk, il metal pure con inclinazioni gotiche: e quale mistura migliore per sentire tutte queste componenti insieme del doom?
Ed ecco che nuovamente la Bloodrock (label distribuita Black Widow) ci serve sul piatto il nuovo parto dei Doomraiser, pesantissima band romana che col terzo album Mountain of Madness firma un palese omaggio all'horror sovrannaturale di H.P. Lovecraft, oltre che un monolite sonoro (composto da soli cinque lunghissimi brani) in grado di scomodare paragoni stoner/sludge coi compianti Kyuss. E, ancora una volta, di confrontarsi a testa alta coi protagonisti internazionali del genere, come gli Electric Wizard tanto per fare un nome.E col doom abbiamo toccato "tutti i colori del buio" (per citare uno psycho-giallo italiano di Sergio Martino dei '70 che ci sta tanto bene in questo contesto).
In tre parole: riscoperta, sintesi, evoluzione del segno.
Mario G