Torniamo su rock e fantastico, un binomio che abbiamo già esplorato con gli articoli sui Theatres Des Vampires e sulle uscite della Black Widow e il saggio Horror Rock.
In passato abbiamo a lungo dato per scontato che il suono della fantascienza fosse l'elettronica gelida, quella che andava da Tangerine Dream a Brian Eno, fino alla new wave dei Kraftwerk, Ultravox e Clock DVA, passando per il Bowie spaziale (e tacendo degli argentati Rockets, che amavo a 13 anni!).
Visione ristretta di cui ci tocca fare ammenda: ignoravamo per esempio i fitti rapporti che intercorrevano da anni fra Blue Oyster Cult, Hawkwind e lo scrittore sci-fi/fantasy Michael Moorcock (da cui prende il titolo la stessa Stormbringer dei Deep Purple). O la fascinazione di molte progressive band per le saghe e l'immaginario fantasy.
Un culto che dal rock psichedelico e prog/hard è passato in gran parte nelle mani (chiodate) dei musicisti metal.
Non abbiamo mai amato molto il sottogenere detto proprio per questo epic metal, per cui non ne siamo dei veri conoscitori, ma a prescindere dai gusti personali il legame esiste ed è forte e duraturo. Ora che questo mondo è tornato prepotentemente d'attualità, grazie ai successi mondiali di saghe letterarie, filmiche e videoludiche, provvede a colmare le nostre lacune un'esperta del genere (sia del fantasy letterario, in cui milita, sia dell'epic metal, di cui come noterete è fan viscerale): Debora Montanari, che ci racconta qui di seguito del concerto bolognese di un'altra band italica che nel campo vanta allori di livello internazionale.
Dopo nove anni di assenza dai palchi italiani, tornano reduci da un successo ormai incrollabile a livello mondiale - i Rhapsody Of Fire (che vedete in scena nelle foto di questa pagina, tratte dalla loro pagina su Wikipedia tranne la terza in basso, scattata da Matteo Balduzzi proprio durante lo show bolognese di cui si parla sotto, che ringraziamo per la gentile concessione).
Erano in concerto all’Estragon di Bologna, venerdì 25 febbraio scorso, ed è stato... grande spettacolo!
Il loro metal è quello definito Synphonic Power Metal, ma è anche qualcosa di più: è l’insieme della potenza del metal con la forza evocativa della Musica Classica, così evocativa da avvicinarsi, spesso, alle cantate sceniche di Carl Orff, alle antiche ballate celtiche, a una musica che richiama l’Epica Nordica, in un turbinio che trascina in luoghi oltre le nebbie.
Al di là delle nebbie ci ha portato l’intero gruppo, al completo con i suoi sei componenti, su un palco dove la scenografia era creata dalle luci che si scioglievano nel verde smeraldo, si accendevano nel rosso e si perdevano nel viola. Tutta la forza arrivava dalla voce di Fabio Lione che riusciva a sovrastare gli strumenti con un potenza vocale fascinosa; ma la magia che si percepiva non arrivava solo dall’incanto della voce ma anche da quello della musica, da note che i musicisti in campo sapevano fare vibrare con personalità, rendendo ogni canzone un momento unico, da assaporare, da preservare nei ricordi.
I Rhapsody Of Fire sono stati trascinanti, come musica e come presenza: non erano solo il gruppo rock sul palco, da applaudire, ma spesso Fabio Lione parlava con i fans, presentava le canzoni e più volte ha ripetuto “...siamo in Italia, dopo nove anni…e per la prima volta a Bologna”, forse non ci credeva neanche lui di esibirsi nel suo Paese!
Il pubblico ha risposto a questo affetto, un pubblico ancora di nicchia (ma ce lo diceva lo stesso Fabian Varesi, tastierista dei Theatres Des Vampires, che col metal puoi essere una star in mezzo mondo e in patria essere trattato senpre come un debuttante underground, NdR), ma che comunque è riuscito a riempire a dovere la sala dell’Estragon e sapeva come comunicare con i ragazzi sul palco. Basti dire che quando è uscito il chitarrista Luca Turilli, gli applausi si sono levati in un boato unico. E tuoni di questo genere si sono fatti sentire ogni volta che Lione presentava una delle canzoni entrate a far parte della mitologia dei Rhapsody; tra queste, rimane indimenticabile, per magia e per potenza, il momento dedicato al binomio “Dawn Of Victory” e “Lamento Eroico”, un impressionante crescendo di meraviglia che è andato a sfociare nella splendida voce di Lione, che rende l’idea delle sue capacità canore proprio con la ballata “Lamento Eroico”, una prova canora emozionante e che in pochi supererebbero.
E’ stato un spettacolo indimenticabile dove grande talento, vere capacità, alta tecnica e sfrenata fantasia si fondono per dar vita alla Musica, con la “M” maiuscola.
Una Musica, quella dei Rhapsody Of Fire che affascina con sonorità Fantasy così fiabesche e potenti da farci tornare indietro alle epiche battaglie medievali tra Luce e Tenebre, ai tempi del romanticismo e dell’idealismo di cavalieri e dame, di guerrieri e Terre di Mezzo, indietro a quei tempi in cui regnava...la Magia.
Debora Montanari
Nota: per la cronaca, i Rhapsody Of Fire sono:
Fabio Lione (voce)
Luca Turilli (chitarra)
Alessandro Staropoli (tastiere)
Alex Holzwarth (batteria)
Patrice Guers (basso)
Dominique Leurquin (chitarra)