E alla fine il connettivista "sfondò". Giovanni De Matteo, uno dei pionieri fondatori della corrente underground italiana del connettivismo, ha vinto il Premio Urania con il suo primo romanzo Sezione π2 e così si ritrova nelle edicole sotto il logo del principale editore italiano (Mondadori) e la cover della più storica collana della fantascienza nazionale.
Noi non abbiamo ancora letto il suo parto, ma ve lo vogliamo presentare con tempismo in modo che tutti gli appassionati abbiano modo di trovarlo facilmente in distribuzione e farsene la propria idea, quindi ci appoggeremo su anticipazioni già disponibili in rete.
Sezione π2 si inquadra in quella corrente del future noir (commistione di ambientazioni s/f e stilemi del giallo hard boiled) inaugurata da Blade Runner e dal cyberpunk e attualmente dominante sulla scena della s/f moderna, come dimostra ad es. anche il recente Infect@ di un altro autore italiano, Dario Tonani (sempre su Urania). Il romanzo di De Matteo è ambientato - con felice intuizione postglobalizzazione - nella Napoli (di cui l'autore è originario) del 2059.
Il mondo è sull’orlo di un abisso. In una Napoli devastata dall’eruzione del Vesuvio e dalle conseguenze della Terza Guerra Mondiale, la violenza ha raggiunto proporzioni inimmaginabili.
Il protagonista, Vincenzo Briganti, è un investigatore nello stile della tradizione noir. Più di un macigno grava sulla sua coscienza. Ma non è un investigatore come tutti gli altri. La sua ricerca della verità si svolge consultando direttamente i morti. Perché solo alle vittime puoi strappare il segreto di chi le ha annientate. Non è un gioco per tutti: per giocarlo bisogna essere necromante della π2,
La Napoli di De Matteo quindi soffoca prevedibilmente di corruzione e rifiuti, non solo umani ma anche organici, diretta estrapolazione delle emergenze del presente. Come spiega l'autore, "è il dolore di una intera città, distrutta da secoli di speculazioni e abusi. Una città che è l’emblema di un po’ tutto il Mezzogiorno, tenuto ai margini del panorama globale dal cieco ritornello di politiche ottuse e prive di prospettive. Un microcosmo in cui 'tutto cambia per non cambiare nulla'. Se nelle megalopoli che tu citi possiamo individuare una frattura tra le vetrine sgargianti della downtown e la proliferazione indiscriminata delle periferie, Napoli è oggi ancora più paradigmatica, in questo senso. È una città fagocitata dalla sua periferia, incapace di opporre una resistenza sistematica alle piaghe che la dilaniano. È la seconda città d’Italia (se ne prendiamo la conurbazione) ma non ha una sua consistenza economica che possa permetterle di esercitare un ruolo che pure le spetterebbe per storia e posizione geografica, ovvero quello di locomotiva economica del Sud intero. O meglio, non ha una economia emersa che possa reggere il confronto con realtà analoghe: il sommerso è tutta un’altra storia. Frutto avvelenato di politiche populiste, che qui meglio che altrove sono riuscite nel perpetuare l’antica strategia imperiale del “panem et circenses”. Napoli e il Meridione che in essa si specchia sono una terra di grandi contrasti, ed è per questo che ho trovato così interessante esplorarla ed estrapolarla.Nella mia proiezione futura, Napoli ha visto aggravarsi il suo intero quadro clinico, malgrado il miraggio remoto di una Singolarità che parrebbe aver rischiarato, invece, il resto del mondo. Altrove si sono prodotti cambiamenti significativi, ma Napoli ha apprezzato la rivoluzione solo attraverso ricadute secondarie, e non dovrebbe sorprendere". (fonte: www.fantascienza.com).
Quindi, mentre Giovanni si mette sulle orme dei Michael Marshall Smith e dei Jeter, noi auguriamo la miglior fortuna editoriale al libro, al suo autore e alla falange connettivista, con cui sempre più spesso ci fondiamo in un unico, mostruoso ibrido; perché son molti i progetti in campo per portare alla luce le nuove tendenze letterarie e artistiche in genere, ibride e avanguardistiche, che al momento frequentiamo ancora in pochi. E successi come questo fan solo bene, e non solo al protagonista.
Mario