Koch Media/Midnight Factory distribuisce finalmente in hv il tardivo debutto della già cinquantenne Xan Cassavetes (figlia dei mitici John & Gena Rowlands), che presumiamo sarà anche proiettato al cinema Mexico di Milano nel corso di un ciclo di lunedì horror in partenza a febbraio 2016.
È un film singolare, Kiss Of The Damned, pur nell’orgia vampirica seguita alla saga blockbuster di Twilight, riferimento fortunatamente lontanissimo dagli orizzonti della Cassavetes, che sulle passioni carnali dei suoi succhiasangue è tutt’altro che reticente. Anzi, il suo approccio sembra decisamente figlio della stagione sexy vampiresca anni ’70 guidata dai Rollin, Franco, Larraz e così via: notate la locandina alternativa qui a lato e sentite il tema musicale delicatamente lounge di Steven Hufsteter (già chitarrista nei Cruzados di Tito Larriva, futuro crooner chicano nell'indimenticabile Titty Twister del tarantiniano Dal Tramonto All’alba), di gusto smaccatamente Seventies.
La trama di Kiss Of The Damned è presto riassunta: lo sceneggiatore Paolo (Milo Ventimiglia) incontra in videoteca la vampira Djuna (forse un riferimento alla Barnes di Nightwood, interpretata da Joséphine de la Baume), se ne innamora immediatamente e senza rimpianti decide di farsi trasformare in vampiro col fatal morso per vivere con lei un’eterna passione notturna, che appunto la regista ci mostra senza reticenze: niente scene hard, ma l’eros la fa da padrone in numerose scene generose, a letto, con catene....
E finanche lesbo, quando Mimi (Roxane Mesquida), scapestrata sorella minore di Djuna si fa ospitare nella sua elegante magione nei boschi del Connecticut, dove le felice coppia zannuta ambirebbe continuare a vivere appartata, cedendo il meno possibile al sangue umano (anche se Djuna non resiste a papparsi il manager di Paolo) e cibandosi perlopiù di animali a spasso nei boschi (un’innovazione sul tema che risale all’Intervista col Vampiro di Rice/Jordan). Ma la giovane vampira irrequieta non è d’accordo: lei seduce mortali sbafandoseli senza remore, in discoteca da brava giovane “trasgry” o dove capita, mettendo in pericolo il low profile della coppia di vampiri “per bene”.
E qui si apre un piccolo caso filologico: l’astio fra le due sorelle vampire ricorda fin troppo da vicino quello fra Eve-Swinton e Ava-Wasikowska in Solo gli amanti sopravvivono di Jim Jarmusch: un plagio?
Ma da parte di chi? Kiss Of The Damned esce solo ora da noi ma in realtà è del 2012, mentre i malinconici vampiri colti del regista dell’Ohio risalgono al 2013. Dunque è stato Jarmusch a copiare la Cassavetes? A rigor di tempi parrebbe proprio di sì, ma se l’ha fatto va detto che ha potuto disporre di interpreti migliori e soprattutto di una scrittura più sicura e profonda, che gli ha permesso di far di loro specchio di riflessioni filosofiche (di cui avete letto nella nostra recensione) cui purtroppo i personaggi di Xan restano molto al di sotto: i loro bisticci domestici tendono più al feuilleton familiare.
Di originale invece c’è che il personaggio di Mimi non è solo una balorda da discoteca, allergica alla disciplina dell’understatement vampiresco (impagabile il party da high society woodyalleniana dei vampiri-bene): no, lei è una stratega della trasgressione, che arriva a sedurre una ragazza diciassettenne per offrirla alla “regina vampira” Xenia (Anna Mouglalis) e indurla così in tentazione, dopo che da 40 non si cibava di un umano e… da ben un secolo di una prelibata vergine! Sembra un preciso piano di ritorno a una selvaggia “jungla vampirica” in luogo dell’ordinata comunità “beneducata” di cui sopra (che però al richiamo del sangue cede facilmente), ma non avremo modo di saperne di più perché il disegno incappa in un capriccio del Fato, rimarcando che davvero “solo gli amanti sopravvivono”.
Ovviamente non vi sveliamo oltre, stigmatizzando però che tale conclusione piova un po’ così dal cielo, non realmente motivata all’interno della sceneggiatura a supportare alcun discorso sui vampiri amanti eterni, sensuali, rapaci, etici e ascetici (o meno) e così via. Il che impedisce al film d’imprimersi nella memoria non solo come un succoso guilty pleasure ma come uno dei titoli che definiscono una nuova sfaccettatura concettuale dell’universo vampirico: vanta un’accurata fotografia un po’ clipparola e un raffinato sound design musicale, che potrebbero ricordare Miriam si sveglia a Mezzanotte di Scott, ma l’originale fusione col mito di Dorian Gray del sublime trittico Bowie/Deneuve/Sarandon è lontana, come pure lo sperimentalismo b/n del Nadja di Almereida.
Né la manifesta cinefilia dei personaggi (e le colte citazioni extra horror da Viridiana di Buñuel, Stazione Termini di De Sica e Un'americana nella Casbah di Cromwell) basta a dar vita a una metafora meta filmica, come ad es. nel Marebito di Shimizu. Né peraltro la “contestazione” della sorella cattiva Mimi scava una metafora della vampira come outcast, o un discorso sugli adolescenti esclusi come riusciva a fare Alfredson col suo Lasciami Entrare dal sommo Lindqvist.
Un risultato che, per restare nel campo del cinema recente, riesce meglio secondo me al molto jarmuschiano e quasi astratto A Girl Walks Home Alonе at Night dell'iraniana Ana Lily Amirpour (elegante debutto in b/n del 2014 premiato al Sundance, cui si riferisce l'immagine appunto in b/n qui a destra e che io caldeggerei a Midnight Factory notevolmente come prossimo titolo da distribuire in Italia, dove rimane tuttora colpevolmente inedito).
Kiss Of The Damned rimane dunque un gustoso sexy horror che s’accende più per i bagliori della carne desiderante e insaziabile che per le lusinghe mentali della simbologia filosofica. Ma se regalate il bel dvd (o blu ray) Koch a un cultore del genere in vista di una serata sleazy siamo convinti che non se ne avrà a male.
E ora... un buon 2016 di sangue a tutti voi!
Mario G