Abbiamo condotto sul blog di LiquidSky Agency un'interessante intervista con Leopoldo Santovincenzo e Carlo Modesti Pauer, autori del programma Wonderland, di cui martedì 6 ottobre inizia su Rai 4 la stagione 2020/21, che anche quest'anno ospita la collaborazione di Mario G alla rubrica Sound Invaders.
Si è parlato dell'evoluzione del format nell'ambito di una televisione generalista inesorabilmente investita dall'epocale crisi portata dalle nuove piattaforme di streaming online che calamitano l'interesse dei giovani, della fruizione dei contenuti su diversi device e inevitabilmente di quello che agli occhi di molti pare un ripiegamento della tv di Stato su posizioni di retroguardia e sui gusti di un pubblico maturo e tradizionalista.
Vi invitiamo a leggere e vedere QUI la parte più di scenario delle interviste coi due autori (anche saggisti sul cinema).
Nel corso della chiacchierata con Leopoldo (foto a sinistra), però, è emerso anche il concetto di "crisi della fantascienza", che negli ultimi anni faticherebbe a dar vita a visioni potenti sul futuro che ci attende, come ha fatto per decenni nella sua golden age, fra le motivazioni dell'ampliamento della linea del programma verso il crime (fiction e cronaca).
Abbiamo pensato di sviluppare il tema in quest'articolo, in cui cerchiamo di capire dove sta andando quell'immaginario fantascientifico in cui tutti noi sguazziamo, per passione, perché ne scriviamo a nostra volta etc.
Video killed the scifi star?
"Non è facile dare una risposta esaustiva a un quesito così ampio", dice Santovincenzo. "Non sarò certo io il primo a svelare che l’immaginario fantascientifico a tutti noi caro sta vivendo un periodo di difficoltà a mantenere il proprio ruolo di 'forgiatore di visioni del futuro': in parte perché il presente 'corre più svelto del futuro', nel senso che l’accelerazione tecnologica rende difficile inventare visioni che non siano già realtà l’indomani; in parte anche perché a livello di mercato l’immaginario dei supereroi sembra aver un po’ captato in sé l’immaginario fantascientifico tutto, anche se noi sappiamo che ne è solo un segmento.
Anche le opere più ambiziose che provano ad allontanarsi dai soliti 'franchise' marveliani tendono comunque a rimestare in territori già esplorati in passato, e con ben altri esiti rispetto ai vertici espressi in passato da titani come Stanley Kubrick o Ridley Scott. Infatti, quando sondiamo i nostri intervistati sul loro film di fantascienza preferito, vengono ancora fuori 2001: Odissea nello Spazio e Blade Runner. È vero che poi ci sono stati altri film importanti, come Matrix (secondo me un po' sopravvalutato), poi Interstellar (nel frame a lato uno dei suoi mondi possibili), Inception... ma alla fine si torna sempre lì. Sembra che l’immaginario fantascientifico oggi fatichi ad offrirci nuove potenti mitologie su cui sognare i nostri possibili futuri."
Essendo anche questo argomento assai dibattuto nelle convention di settore, per arricchire il dibattito abbiamo chiesto un parere anche a Donato Altomare, scrittore di fantascienza due volte premio Urania e ora presidente dell'associazione World SF (lo vedete nella foto qui sotto a sinistra a una presentazione dell'edizione integrale del suo romanzo citato di seguito).
Ma che SF puoi scrivere, in questo World...
"È un dibattito che in campo letterario è aperto ormai da una ventina d'anni: pensate che, nel febbraio 2002, al telegiornale veniva data la notizia della possibilità di inserire un ovulo fecondato in una macchina e far sviluppare lì dentro il feto. Al che mia moglie commentò: 'Proprio come in Mater Maxima. Se il tuo romanzo fosse stato pubblicato tre mesi dopo (Mater Maxima, novembre 2001, Urania, Mondadori) qualcuno avrebbe pensato che hai copiato l’idea.' In Mater Maxima i satellitari nascono in apposite macchine e non da un ventre di donna. Qui c’è tutto il problema della fantascienza: la realtà incalzante, la realtà che fa sentire il fiato addosso all’autore di fantascienza che deve correre più in fretta con la sua tecno-fantasia, per non essere superato."
"Scrivere fantascienza oggi è oltremodo rischioso. Ci sono sostanzialmente due strade da seguire qualsiasi sia l’ambientazione (terrestre o extraterrestre). E riguardano il tempo", continua Altomare. "Puoi ambientare la tua storia in un recente futuro. E’ comodo per la tecnologia in quanto puoi utilizzare quella esistente (con qualche miglioramento), quindi senza correre rischi. Ma… ma se non ti sbrighi a pubblicarlo ti ritroverai con la realtà che ti sorpassa. Ho scritto un racconto su Marte. Il problema nel racconto è l’acqua e viene risolto in maniera brillante. Ma… è da buttare via in quanto è recentissima la notizia della presenza di acqua salata sotto la sua superficie.
Maledetta realtà!"
"Allora puoi decidere di ambientare la tua storia in un lontano futuro", parla sempre Altomare (di cui a lato vedete la copertina di un romanzo del 2014). "Qui, pensi, la realtà non ti verrà a beccare. Errore. Prima di tutto c’è la tecnologia. Come sarà tra cinquant’anni? Ci saranno ancora i computer? Impensabile. Useremo ancora le mani? Forse. Avremo un cervello ipersviluppato oppure ridotto alla metà in quanto lo useremo poco? Avremo dita sottilissime per usare i tasti dei cellulari? Ma ci saranno ancora i cellulari. E i tasti? Mah!. La tecnologia verrà indossata. Ma no, ci sono già i giubbotti con apparecchi incorporati. Poi c’è il viaggio. Viaggeremo in astronavi non più di metallo ma di… no, oggi si sa che ci sono materiali più duri del metallo, tutti stretti parenti della… plastica. Avremo ‘cose’ impiantate nel nostro corpo. Idea già vecchia ora. Allora… ecco, tra cinquant’anni andremo sulla luna con gli ascensori. Li stanno già progettando. E… e… e potremo modificare a piacere la capacità dei nostri occhi di vedere gli infrarossi, sanare le deformazioni oculari e persino oscurare la vista per evitare gli occhiali da sole. Cacchio! A questo non ci avevo pensato. Ma forse qualche scienziato di un qualche laboratorio di una qualche ragione ci sta già lavorando. E il tuo racconto ambientato tra cinquant’anni verrà scavalcato tra cinquanta giorni.
Stramaledetta realtà."
"Non a caso da un bel po’ non si scrivono più romanzi di viaggi nello spazio e nuovi mondi", conclude il presidente della World SF.
Va bene, ho deciso. Scriverò soltanto fantasy. Tra cinquant’anni sarà sempre leggibile.
Ammesso che leggeremo ancora. Già oggi…".
Tarantino e l'italo-fanta che fu...
Altro interrogativo amletico: come mai la Rai di un tempo era più attenta a questi generi 'pulp' (fantascienza pura, ma anche weird, mystery o il cosiddetto 'giallo magico' e horror gotico, a destra un fotogramma dallo storico Il Segno del Comando) rispetto ad oggi? È vero che l’età media del pubblico italiano avanza, ma nessuno pensa ad assicurarsi una nuova generazione di spettatori?
"Discorso ancora una volta molto ampio - riprende Santovincenzo - perché a dar vita a questo scenario per noi appassionati sconfortante congiurano diversi fattori: non solo (ma anche) l'innalzamento dell'età media del pubblico televisivo italiano, ma anche l'innalzamento dei costi di produzione di storie di fiction spettacolari all'altezza di quanto il pubblico odierno è abituato a vedere nei film dei George Lucas, Steven Spielberg, Ridley Scott, Cristopher Nolan, Peter Jackson o Tim Burton, rispetto - che so - all'Odissea di Omero prodotta dalla Rai nel '68, ai cui effetti speciali collaborò anche un grande del cinema di genere italiano come Mario Bava. Oggi, le piattaforme di streaming televisivo online producono serie tv di successo anche ad alto budget come The Man in the high castle (da Philip Dick), The Handmaid's Tale (da Margaret Atwood) o Watchmen (da Alan Moore), Perché poi sanno di distribuirle su numerosi mercati nazionali tradotte nelle rispettive lingue, mentre la Rai italiana non ha ancora un'utenza così internazionale."
E perché non c’è un bacino di mercato multinazionale? In fondo, durante la golden age del cinema di genere italiano, i Sergio Leone (e tutto il fiorente filone dello spaghetti western), i Dario Argento (e la coorte Bava, Fulci, Margheriti etc. del giallo-thriller-horror-western, oggi adorato dai Tarantino, Burton, Del Toro e compagnia manierista) erano esportati eccome all’estero (a lato poster della serie Rai La Porta sul Buio, a cura di Argento, NdR), sicuramente più dell’attuale commedia basata sullo humour dialettale e i tradimenti di coppia…
"Verissimo, ma allora quel cinema si ripagava anche attraverso la distribuzione in sala, mentre da metà anni ’80 la visione in sala – ossia il cinema come forma di entertainment popolare – è stata distrutta dal successo delle tv commerciali, colla loro strabordante offerta di film e telefilm d’azione, polizieschi, insomma popolari e a fruizione gratuita sul piccolo schermo. Infatti, in quel periodo, registi di genere come lo stesso Argento, Margheriti o Mario e poi Lamberto Bava, hanno continuato a lavorare per la televisione. Dopo quella fase, la produzione televisiva e la scrittura di sceneggiature è decisamente ripiegata sui dialoghi in interni e le inquadrature strette adatte alla proiezione sullo schermo quadrato del tv, lasciando alle spalle il cinema più visivo, d’azione, insomma quello più pop.
Oggi si vedono dei tentativi di ripresa in questo senso, per esempio con l’atteso Diabolik dei Manetti Bros e il nuovo Freaks Out di Gabriele Mainetti (regista di Lo chiamavano Jeeg Robot). Ovviamente noi speriamo che siano le rondini di una nuova primavera, che possa dare fiato a un rilancio a una nuova stagione di visioni... wonder per il cinema italiano. Sarà festa per tutti."
Cosa ci aspetta ora
Bene, ci auguriamo di aver alimentato un dibattito fecondo di ulteriori contributi.
Intanto, vi segnaliamo:
- la prima puntata di Wonderland stagione 2020/21, martedì 6 alle ore 23 (con il Sound Invaders di Mario G dedicato all'ultimo album dei Deep Purple).
- La Finestra di Antonio Syxty, giovedì 8 ottobre alle ore 19, che ospita in diretta Facebook Franco Forte, scrittore, editore per Delos Books e direttore delle collane da edicola Mondadori, che vanta il successo degli Urania Millemondi estivi, tutti dedicati ad autori italiani.
Starà emergendo una nuova strada per il fantastico italiano?
Posthuman Staff
N.B.: Wonderland è un programma di Leopoldo Santovincenzo e Carlo Modesti Pauer, Andrea Fornasiero ed Enrico Platania, sotto la direzione di Roberta Enni, in onda su RAI 4 il martedì in seconda serata.