In 28 giorni dopo, spiazzando completamente chi seguiva la carriera filmica di Danny, ci imbattiamo in un "zombie movie" citazionista. Non credo passerà alla storia del cinema, però dimostrava come il nostro danny esplorasse con disinvoltura i generi, dal dramma alla commedia, dal noir surreale alla thriller. Non c'è da stupirsi che sia approdato a tutta velocità alla fantascienza. Parliamo di sunshine. Sunshine si annunciava come il capolavoro o il secondo film di successo di Danny. Per varie ragioni. Primo la rivisitazione di un mito, quello di Icaro. Secondo la sfida implicita a 2001 odissea nello spazio sul senso del cosmo e della vita. Entrambe le cose falliscono, il film scivola superficiale su tutto. Pur rimanendo un discorso con note a margine di chi ha visto buoni film (citazioni di 2001 vanno dalle tute alla sfida metafisica del personaggio ma non mancano riferimenti a Solaris e Alien).
Il massimo della tensione filosofica si raggiunge quando uno dei protagonisti, impiastricciato di polveri umane, nota con intelligenza "siamo polvere di stelle".
Vi emozionerete come quando calpestando i residui del vostro cane qualcuno sottolinea: "porta fortuna!". So che per altri danny porta avanti la cultura pop di david bowie, però forse non bisognerebbe confondere il pop con il kitsch. Infatti il sole come vi aspettereste è una palla luminosa giallognola e arancione e caldissima. Da contemplare con occhiali da sole, e cercando di sopravvivere alle scottature. IL senso inebriante dell'illuminazione ovviamente fa impazzire lo psicologo del gruppo.
La trama si snocciola lenta e prevedibile ma ha ancora interesse e atmosfera sino all'arrivo su Icarus I, la missione che prima di loro aveva tentato di entrare nel mito, salvare il mondo e tornare a casa a festeggiare, come hollywood ama fare.
Sorvolo sul pretesto per il tuffo nel passato, sul confronto con i loro "spettri" i gemelli falliti. Fin qui il film mette sul campo tutte le sue carte, i suoi meccanismi.
Se vogliamo giudicare il film per la tensione estetica, allora dobbiamo ricordarci di kubrik e dei suoi ultimi 20 minuti di metafisica pura, poesia e inquietudine.
Invece che fa Danny?
Ci piazza un bel freddy kruger sbruciacchiato che rallenta l'epilogo annunciato del successo della missione. Tutto qui? Sì. Che ne è stato del ridefinire "il senso della vita" e il "senso della morte" (come in kubrik)? Niente.
Così, Icaro sgancia la sua bomba, vola nel fuoco, l'umanità rinasce.
La saponetta è profumata e noi dovremo aspettare il prossimo film di Danny, dove forse almeno ci sarà più azione e ritmo come volevano forse i produttori-distributori o più cultura come spero volesse lui.
Provaci ancora, danny.