"Howard Phillips Lovecraft, celeberrimo e pur tuttavia misterioso", dice dello scrittore del New England Danilo Arona nella prefazione a un'antologia a lui dedicata (Progenie - Ritorno all'incubo, Tributo a H.P. Lovecraft, a cura di Alessio Lazziati, Edizioni Scudo 2010). In effetti anche noi ce ne siamo occupati poco o nulla su questo sito.
Abbiamo deciso di colmare la lacuna ora, che il Solitario di Providence è stato omaggiato da diverse produzioni recenti ispirate al suo mondo fantastico e declinate in diversi linguaggi: si va dal fumetto Neonomicon (copertina a destra e due tavole qui sotto) in cui il geniale Alan Moore costruisce un noir horror contemporaneo nutrito dagli orrori di Lovecraft e degli scrittori del suo "circolo" (Clark Ashton Smith, Robert William Chambers etc.), al film The Colour Out Of Space di Ivan Zuccon, al romanzo I Predatori dell'Abisso di Ivo Torello, di cui vi dice l'amico Cesare Buttaboni, da anni appassionato cultore di narrativa fantastica e gotica e collaboratore anche di Ver Sacrum.
Ma perché tutta questa attenzione a Lovecraft? Perché è uno di quei pochi autori (anche fra i 'classici') che ha saputo - al di là dell'apprezzamento o meno delle sue opere (che per es. a me qualche critica la suscitano) - "creare un mondo", un mondo che ha continuato a vivere e germinare frutti oscuri anche dopo la sua morte, come dimostrano anche le citazioni all'interno del Prometheus di Ridley Scott da noi appena recensito.
Ora, sul "pazzo universo lovecraftiano", rendiamo la parola al magister Arona, in modo che ce lo squaderni sotto gli occhi come può fare un abile epigono del Solitario quale lui certamente è.
Mario G
"Con le sue visionarie concezioni del cosmo - spiegava Danilo nella succitata prefazione - popolato da deità maligne e incomprensibili in grado d’interagire con il genere umano tramite esperienze oniriche e porte spazio-temporali, Lovecraft creò un filone orrorifico in netta antitesi con le paure intimistiche del contemporaneo Poe e influenzò un cospicuo numero di scrittori del medesimo genere al punto da formarsi una “scuola” di scrittori a lui affini (August Derleth, Robert Bloch e lo stesso Wilson, tra gli altri), che sfruttarono il complesso sistema cosmo-mitologico da lui elaborato come base filosofica per la descrizione di un mondo pencolante sul baratro di un caos alieno le cui origini si perdono nella notte dei tempi.
Proprio a partire dai Miti di Chtulhu, sono evidenti nella narrativa di Lovecraft i parallelismi e le similitudini con non pochi aspetti delle religioni orientali antiche. Una chiave per la comprensione del misterioso sistema mitologico inventato da Lovecraft, che a tratti combacia perfettamente con quello mesopotamico, ci viene fornita da una sua dichiarazione: “Tutti i miei racconti anche se non possono sembrare collegati fra loro, sono basati su una leggenda fondamentale, secondo la quale questo mondo fu abitato, un tempo, da un’altra razza che, avendo praticato la magia nera, perse il suo dominio e fu scacciata, ma vive al di fuori, sempre pronta a riprendere possesso della terra”.
Danilo Arona
Lovecraft quindi come precursore e ponte fra l'immaginario horror occulto e quello della fantascienza a venire, un po' quello che si diceva nell'articolo sull'Estate di Montebuio proprio dell'Arona (tra l'altro, sappiate che ne bolle in pentola un seguito 'autunnale' di cui speriamo di potervi dire presto di più).
Bene, ora - gettato un cono di luce sul suo cosmo di tenebra - diamo la parola a Cesare Buttaboni per le recensioni delle due produzioni di origine italiana che recentemente hanno omaggiato il Solitario, che pure un best seller sulla nostra ingrata Penisola non lo è mai stato.
MG
“L’universo impazzito di H.P. Lovecraft” continua incessantemente ad influenzare il cinema, come è possibile vedere nell’ottimo film dell’italiano Ivan Zuccon Colour From The Dark, tratto dal racconto capolavoro del solitario di Providence The Colour Out Of Space. La pellicola (di cui vedete locandina in apertura e due immagini qui a lato e sotto) è in realtà del 2008 ma ora è possibile apprezzarla anche in Italia grazie al circuito di Distribuzione Indipendente.
Zuccon, giovane regista horror di talento (con alle spalle un’altra pellicola “lovecraftiana” come La casa sfuggita), ambienta la storia in Italia nella campagna ferrarese ricordando in questo modo le atmosfere del grande Pupi Avati de La casa dalle finestre che ridono. Gli aspetti fantascientifici del racconto vengono sostituiti con atmosfere più decisamente horror: Il colore venuto dallo spazio era in effetti un racconto di fantascienza, in cui un Male incomprensibile proveniente da uno spazio esterno sconvolgeva la vita del fattore Nahum Gardner. Zuccon in Colour From The Dark parla si di un’entità arcana ma sembra più interessato a far vedere il Male esistente all’interno dell’uomo.
In una fattoria del ferrarese – con sullo sfondo il periodo storico della seconda guerra mondiale - va in scena così una tragedia privata di portata cosmica: la tranquillità di Pietro, di sua moglie Lucia e della sorella Alice viene distrutta quando una creatura maligna esce da un pozzo e possiede l’anima di Lucia. A partire da questo momento l’incubo prende il sopravvento e non abbandonerà lo spettatore fino alla fine.
Per capire lo spirito del film seguiamo le parole dello stesso Zuccon: “Volevo innanzitutto raccontare cosa succede in una famiglia in cui improvvisamente tutto va a rotoli, compresa quella simbologia cattolica che fa parte della mia storia personale. Quello che mi interessava principalmente era la contrapposizione tra il mito lovecraftiano e la tradizione popolare italiana".
Indubbiamente Zuccon è uno dei pochi ad essersi avvicinato e ad aver catturato lo spirito di Lovecraft al cinema dilatando i tempi della narrazione e inserendo squarci onirici deliranti. Sono rare infatti le pellicole riuscite in quest'intento, essendo l’universo incubico “lovecraftiano” difficilmente riproducibile tramite immagini (mi vengono in mente La città dei mostri di Roger Corman e il geniale omaggio di Carpenter ad HPL in In the Mouth of Madness).
Gli attori recitano in inglese (per una scelta che ha privilegiato sfortunatamente il mercato estero) e sono molto convincenti. La fotografia è ottima e Zuccon dimostra di avere indubbiamente un gusto pittorico per l’immagine. Buona anche la colonna sonora di Marco Werba.
Colour from the dark è dunque un’efficace dimostrazione della vitalità del cinema horror di casa nostra ed è un vero peccato che questo film finora sia stato visibile solo in qualche festival (come ahinoi consueto per l'horror indipendente italico, NdR).
Ma anche nella narrativa, peraltro, lo spirito di HPL continua a sopravvivere e ad essere fonte di ispirazione per innumerevoli scrittori (anche il re dell’horror mondiale Stephen King ha riconosciuto il suo debito nei confronti di Lovecraft), spesso insospettabili come ad es. William S. Burroughs. In questo senso è esemplificativa l’antologia pubblicata in Italia da Einaudi Saggezza Stellare (copertina a sinistra) in cui nomi come J.G.Ballard, William S.Burroughs, Ramsey Campbell e il geniale fumettista Alan Moore e altri si cimentano nell’evocare atmosfere che riportino alla luce le creature innominabili dei Miti di Cthulhu. Ma anche in Italia abbiamo uno stuolo di nomi continuano ad abbeverarsi e a trarre ispirazione dalla sacra fonte dei Miti di Cthulhu come Danilo Arona/Morgan Perdinka, Ian Delacroix e Daniele Bonfanti.
Recentemente Ivo Torello, un giovane scrittore italiano di talento, ha pubblicato un romanzo (Predatori dall’abisso – Edizioni Hypnos, copertina a destra sotto) “visionario” che deve molto alle atmosfere “lovecraftiane”. Torello è anche, sotto il monicker Kozai Resonance, un compositore di oscura musica dark-ambient e anche un valido scultore. Sul suo blog è possibile visionare le sue opere e scaricare gratuitamente i suoi album.
Lo scrittore genovese ha deciso di allontanarsi, con questo libro, dalle odiose mode attuali della letteratura di genere horror e noir che privilegiano ambientazioni di squallide periferie urbane e disdegnano il “sense of wonder”. Predatori dall’abisso è un ottimo libro di fanta-horror che si presenta bene fin dalla grafica di copertina raffigurante una tavola del biologo e filosofo tedesco Ernst Hackel.
La vicenda è ambientata nel 1890 a Londra e in Scozia: Julius Milton, un artista marginale che passa il suo tempo al British Museum a ritrarre schizzi di strane creature, è ossessionato da terribili incubi in cui ha “visioni” folli di un castello dalle torri asimmetriche e di mostri pazzeschi e avverte una presenza gelida che proviene dagli abissi del cosmo. Deciso a svelare il mistero dei suoi sogni, si avvale dell’aiuto di un libraio che gli mostra come il castello esista veramente e sia ubicato a Kirsdale, in Scozia. Recatosi sul luogo, fa la conoscenza di un altro curioso personaggio, ovvero il “collezionista di mostri” Thaddeus Walkley.
Da qui in avanti la storia diventa sempre più avvincente fra citazioni del Libro Di Eibon e degli Unausssprechlichen Kulten di Von Juntz, testi conosciuti da qualsiasi “lovecraftiano” di ferro.
Un libro ben scritto che si legge velocemente, consigliatissimo agli amanti del fantastico. Il volume può essere acquistato direttamente sul negozio online delle Edizioni Hypnos o sul sito del Delos Store.
Cesare Buttaboni
Note
Ivan Zuccon: “Colour from the dark” (2008 - distribuito in Italia nel 2012)
Ivo Torello: “Predatori dall’abisso” – Edizioni Hypnos – 201 pagine – Euro 18,90
PS: Posthuman ringrazia Danilo Arona per la disponibilità e porge il benvenuto a Cesare Buttaboni, che debutta con questo articolo. Ci auguriamo di ospitare ambedue presto e vi preannunciamo che Cesare è già al lavoro su una nuova corposa disamina di alcune interessanti gemmazioni dell'universo lovecraftiano nel rock alternativo.