Tramite le splendide vignette di Rillo, un bianco e nero estremo ed avvincente che passa dal positivo al negativo dell'immagine con una facilità sorprendente, siamo subito proiettati in un mondo del futuro dove il progresso tecnologico convive con un degrado civile che ci riporta indietro ad un'arcaica (almeno per noi occidentali abituati a una pace che dura da più di mezzo secolo) società dove la lotta per la sopravvivenza è il primo imput giornaliero e ogni sole che sorge potrebbe essere l'ultimo. Scenario certo più familiare ai nostri autori che hanno vissuto l'agghiacciante clima dell' Argentina dei desaparecido.
Non solo ma la stessa vita che i personaggi sembrano difendere a ogni costo ci sembra qualcosa di sub-umano, privo di dignità, bestiale.
Il territorio dove si sono riuniti i sopravvissuti all'ennesimo incubo atomico (in questo caso la "guerra delle emanazioni") è diviso in due parti ben distinte: al centro il castello-città dei ricchi, all'estremo la waste land degli "infralumpen" , mendicanti, storpi e mutanti, che fanno commercio di organi per un po' di cibo, e si ammazzano l'un l'altro per un non nulla.
A governare il "confine" , appunto il borderline, tra l'alto e il basso, tra il cielo e l'abisso, due fazioni opposte e fortemente militarizzate, la Giunta di stampo "machista" governata da un vampiresco "Conte" vecchissimo e bisognoso di continui trapianti, e dalla fedele Ursula, sua obesa assistente e capo dei centurioni, e il Consiglio controllato dal pingue Massimo, vittima di costanti attacchi di panico, e da due ufficialesse lesbiche cha hanno creato un esercito di possenti amazzoni, le agenti speciali.
La guerra senza quartiere tra le due fazioni va avanti un colpo basso dopo l'altro, con lo scopo di prendere il potere grazie alle loro droghe, quella della Giunta, l'"astral", che promette un al di là migliore, quella del consiglio, l'"illusione", che fa credere di vivere in un mondo felice.
In questa faida senza posa, quasi Romeo e Giulietta dei relitti, si affrontano, Emil, un centuriore che ha venduto la sua ragazza Lisa per un pugno di "illusione", e Lisa stessa che riscattata dalle agenti speciali e trasformata in macchina per uccidere, soffre ancora per lui.
Per entrambi i personaggi l'amore e la felicità sono solo un ricordo, un passato ormai per sempre perduto, che Emil cerca disperatamente di far risorgere disegnando ossessivamente il sorriso di Lisa, sorriso che noi non vedremo mai, e che Lisa cerca disperatamente di dimenticare.
Schizofrenici (Emil ha una vocina che gli parla nella testa rimproverandolo continuamente) e dissociati (Lisa, ormai muta e sorda, parla solo con la sua bambola) possono solo non uccidersi a vicenda, diversamente da come vorrebbero i loro padroni, innescando una serie di eventi che porteranno all'emergere di Gazzella della Notte, una mutante che prevede il futuro, e all'annientamento dei corrotti poteri che li hanno governati fino ad allora.
Tuttavia il passato è passato e nulla può riportarlo in vita. L'umanità stessa sembra ormai relegata a una mitologia, al ricordo sbiadito dei filmati dell'epoca o in olografie per bambini, quasi che tutto ciò che ha significato "umano" in un'accezione positiva e gioiosa sia ormai scomparso, inghiottito nelle fauci del tempo.
A ben guardare la felicità non esiste più, soppiantata dalla bieca soddisfazione di una pulsione il più delle volte omicida o che trasforma in facili prede, l'amore è sempre mal corrisposto o tradito, il sesso un assillo che rimane insoddisfatto (basti pensare a quante volte accade nel fumetto l'interruzione del coito), l'arte è una pistola puntata contro la tempia dell'artista stesso (memorabili le pagine che ci raccontano di come i giovani autori, quasi dei bambini, del fumetto Trashman, unica pubblicazione consentita, vengano ciclicamente sfruttati e uccisi al primo inevitabile segno di rivolta ai dettami del regime), la scienza un'arma letale o una macchina per tenere in vita ciò che invece dovrebbe morire.
C'è un riscatto di qualcuno? Non saprei... Si può chiamare riscatto il sacrificio di Emil che muore per salvare Gazzella della notte e in questo modo sedare i suoi sensi di colpa? O quello di Lisa che dopo tante peripezie trova in Gazzella della Notte una persona con cui parlare di nuovo, un'amica all'apparenza, e sposa così la sua causa? O quello di Licantropo che finisce ucciso dal suo stesso figlio in un surreale paradosso temporale? Direi di no. Perché non c'è riscatto nemmeno nella morte e perché l'inferno è qui e ora.
Anche l'amicizia non è più possibile, distrutta di volta in volta dalla dipendenza, dall'ambizione, dalla disperazione, dal desiderio, dalla gelosia, dall'inevitabile tradimento finale.
E forse è proprio il Tradimento la chiave della storia e della visione di questo post-umano troppo umano sub-umano che porta con sé i tratti peggiori e, costanti ahimé, dell'umanità.
I tradimenti sono innumerevoli, basti citarne qualcuno: il tradimento di Emil, che tradisce prima Lisa per la droga, poi un bambino innocente per la Giunta e infine la Giunta per Gazzella della Notte, il tradimento di Licantropo che prima uccide con l'inganno il suo primo figlio, e poi tradisce la Giunta per rubare la macchina del tempo, il tradimento di Lisa che uccide i suoi superiori, e tanti altri ancora, quasi fossero una costante che spazia dai personaggi principali a quelli minori che popolano le molteplici piccole storie collaterali narrate dal fumetto.
Tutti sono indistintamente traditi e traditori, e per chi non ci riesce bene la sola speranza è una morte indolore (come per il prigioniero politico che si concede solo un piccolo inganno per avere una morte senza strascichi).
Si potrebbe dire che l'arte del Tradimento è la ragnatela sottesa alla trama, ragnatela che ha al suo centro il misterioso personaggio del Maresciallo, che si scopre man mano il vero e proprio ideatore dell'ordine che governa il mondo, artefice della sua creazione e della sua caduta.
Questo personaggio che viene raffigurato come un animaletto pingue dai denti affilati e le piccole mani, che vive sospeso e passa il tempo facendosi raccontare storie, è in realtà un demome astuto dai poteri occulti e sconfinati.
E' stato lui a segnare la fine della Giunta e del Consiglio, tradendo i suoi stessi "figli", e spingendo Gazzella della Notte a tradire se stessa, i suoi ideali, i suoi uomini per il potere.
L'accordo segreto telepatico tra Gazzella della Notte e il Maresciallo sigilla una battaglia truccata persa dai più forti (i samurai guerrieri del Maresciallo) contro i più deboli (i fragili male in arnese guerriglieri di Gazzella) con l'avvento al potere di quest'ultima.
Diventata la nuova, "pura", carismatica Regina del Confine, Gazzella proclama che nel nuovo regno "tutti saranno liberi", promette la nascita di una nuova democrazia, di una nuova uguaglianza.
Ma sappiamo bene che questa è solo una maschera d'agnello sopra un pelo di lupo e che anche la "democrazia" sarà controllata oscuramente dallo stesso Signore che controllava il vecchio regime.
Perché la lotta che bianco e nero hanno combattuto senza tregua lungo questa storia, è una lotta apparente, perché il confine non è più in nessun luogo, perché anche il bianco abbagliante ormai è solo una sfumatura del nero.
Come in molte opere di Shakespeare, da Macbeth a Hamlet, o come in una saga dell'antico giappone di Akira Kurosawa, il nuovo Re (Regina) che sale sul trono, non promette niente di buono, ma soprattutto niente di "diverso", anche se si fa chiamare libertà. Perché sembra che nulla possa intaccare il corso del mondo, per quanto gelido e spietato.
Perché come dice la bambola di Lisa, abbandonata e tradita dalla sua proprietaria, (unico personaggio della storia a parlare direttamente al lettore e condurlo per mano nella storia cosa che nessun "umano" ha avuto l'onore di fare): "Ogni uomo ha un suo prezzo".
E su questo l'umanità più che umana della bambola si tace. E noi con lei.