"Siamo alla fine degli anni Settanta.
Un uomo riceve un invito a cena.
È un giornalista."
Partono dei passi, quindi una musichetta leggera, una bossa nova da film italiano degli anni ’70: probabilmente quella citata nel racconto del giornalista che si trova invitato a una lussuosa quanto minacciosa cena di gente potentissima (da cui abbiamo tratto la citazione qui sopra in apertura). Il riferimento (anche se non esplicito) è alla Loggia P2: è questa la “Trama” da cui prende il titolo album dei Juggernaut (“termine inglese di origine sanscrita per definire una forza di qualsiasi natura considerata inarrestabile e distruttiva”), quartetto romano partito da un hardcore/metal virulento e cantato per approdare (dopo alcuni cambi di organico) all’attuale formazione di due chitarre, basso e batteria, oltre a qualche synt (che nella foto a destra vedete maneggiato dal bassista Roberto Cippitelli, ripreso anche nella foto più in basso) e una quantità di diavolerie percussive.
La ricchezza di spunti e atmosfere è notevole, al punto da lasciare talvolta disorientati: squarci melodici suadenti da cui traspare una passione per le colonne sonore cinematografiche di Nino Rota, Ennio Morricone o Piero Piccioni, evocano quell’atmosfera da giallo anni ’70 che ben s’attaglia agli impegnativi riferimenti cospirazionisti (oscuramente evocati anche dalla bellissima cover surrealista di Francesco Viscuso riprodotta in apertura).
Ma, surrealisticamente appunto, il gioco dura poco: presto la melodia viene spazzata via da micidiali riff pesantissimi, quasi industriali, dilatazioni psichedelico sperimentaleggianti, rari cori vocali, contrappunti di trombone, il tutto impaginato con spiazzanti cambiamenti di tempo all’interno dello stesso brano, in cui poi s’innestano senza soluzione di continuità marcette circensi o musichette teatral-brechtiane…
Per trovare tanta varietà in una band recente, non mi vengono in mente che quei grotteschi bricconcelli dei Primus, quelli frenetici e aggressivi degli anni ’90 (cioè prima della recente reunion di The Fungi Ensemble, che sembra ancora un disco solista di Les Claypol). E non tanto per una dominante funky, né tantomeno per una voce da Paperino rap come quella di Les, ché qui lo sviluppo è tutto strumentale, s’è detto: è proprio l’attitudine di fondo, diciamo… anarco insurrezionalista verso qualsiasi steccato di genere musicale.
Ascolto complesso, ma vale lo sforzo. Ricordate che tempo fa avevo scritto che giusta missione per il sito Posthuman sarebbe stata quella di dar conto delle realtà originali che nella musica italiana continuano ad aggirarsi, anche se sotto il livello della visibilità? Ecco, quello dei Juggernaut ne è un esempio perfetto.
Mario G